Salta al contenuto della pagina

Lavoro minorile: in Siria i bambini sono il sostegno economico delle famiglie

Rapporto Save the Children-UNICEF: con l’aumento della povertà cresce il rischio di sfruttamento sessuale dei bambini e l’utilizzo di minori di per lavori pericolosi

Sempre più bambini in Siria e tra quelli rifugiati nei paesi confinanti finiscono nel circuito del lavoro minorile e dello sfruttamento. Secondo il rapporto di Save the Children e UNICEF “Small Hands, heavy burden”, diffuso oggi a livello mondiale, a causa della guerra e della crisi umanitaria i bambini contribuiscono al reddito familiare in più di tre quarti delle famiglie siriane intervistate. In Giordania, quasi la metà di tutti i bambini rifugiati siriani lavorano se non addirittura sono gli unici che si occupano del sostentamento della famiglia, mentre in alcuni parti del Libano, bambini di sei anni dichiarano di stare attualmente lavorando.

"La crisi in Siria ha drasticamente ridotto le opportunità di sostentamento e impoverito milioni di famiglie con un aumento vertiginoso del lavoro minorile", spiega Roger Hearn, direttore regionale per Save the Children in Medio Oriente e in Eurasia. "Le famiglie sono sempre più disperate e i bambini lavorano soprattutto per garantire la loro sopravvivenza. In Siria come nei paesi vicini i minori stanno diventando i principali protagonisti del mercato del lavoro e dell’economia".

La Siria, prima del conflitto era un paese in cui quasi tutti i bambini andavano a scuola e il tasso di alfabetizzazione superava il 90%. Dopo cinque anni di guerra, il Paese vive nella miseria e nell’indigenza: si stima che 4 persone su 5 vivano in povertà e che ci siano 7,6 milioni di sfollati. Il tasso di disoccupazione è passato dal 14,9% del 2011 al 57,7 % del 2014. 

Nel Rapporto si rileva che un numero molto alto di bambini viene impiegato in lavori pericolosi. I più vulnerabili sono quelli coinvolti nei conflitti armati, nello sfruttamento sessuale e in varie attività illecite, tra cui l'accattonaggio organizzato e il traffico di bambini.

"Il lavoro minorile ostacola la crescita e lo sviluppo dei bambini. Faticano per ore in cambio di poco denaro e spesso in ambienti estremamente pericolosi e insalubri", spiega Peter Salama, Direttore regionale UNICEF per il Medio Oriente e Nord Africa. "Il trasporto di carichi pesanti, il contatto con pesticidi e ad altre sostanze chimiche tossiche, e le lunghe ore di lavoro sono solo alcuni dei pericoli ai quali i bambini lavoratori vengono esposti ogni giorno in tutta la regione."

Secondo il Rapporto, tra i bambini lavoratori intervistati nel campo profughi Za'atari in Giordania, 3 su 4 segnalano problemi di salute dovuti al lavoro, mentre un ulteriore 22% dei bambini impiegati saltuariamente nel settore agricolo a Mafraq e nella Valle del Giordano ha riportato ferite durante il lavoro. In questa zona, 1 su 5 bambini che lavorano ha meno di 12 anni.

In Iraq, il 77% dei bambini lavora per sostenere la propria famiglia, in Libano il 73% dei bambini di strada sono rifugiati siriani e 1 su 3 è una bambina che chiede l’elemosina. In Turchia ci sono bambine di 8 anni che lavorano. A Za’atari, il 94% dei minori che lavorano sono maschi, mentre la metà delle bambine, nella Valle del Giordano, viene impiegata soprattutto per i lavori domestici e una su tre lavora in agricoltura. La maggior parte dei bambini che lavorano nell’area, lo fa per sei o sette giorni alla settimana, un terzo lavora per più di 8 ore al giorno. Inoltre, i bambini che lavorano sono indotti a lasciare la scuola, diventando così ancor di più una "generazione perduta", che non riesce a costruire il proprio futuro.

UNICEF e Save the Children chiedono alla comunità internazionale, ai governi ospitanti, alla società civile, nonchè ai partner dell'iniziativa “No lost generation”, di intraprendere una serie di misure per affrontare il lavoro minorile all'interno della Siria e nei paesi colpiti dalla crisi umanitaria, tra cui: migliorare l'accesso ai mezzi di sussistenza, anche rendendo disponibili più fondi per le attività che contribuiscono a generare reddito; fornire un'istruzione sicura e di qualità per tutti i bambini colpiti dalla crisi siriana; dare priorità alla lotta alle peggiori forme di lavoro minorile;investire nel rafforzamento dei sistemi e servizi per la protezione dei minori su base nazionale e comunitaria.

Il report  “Small Hands, heavy burden” è scaricabile al link: http://we.tl/YJ2oWnr8dC

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
06.48070023-63-81;
www.savethechildren.it
ufficiostampa@savethechildren.org