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Immigrazione: Save the Children si unisce alla richiesta rivolta dal Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa alle Istituzioni italiane, per rivedere le attuali pratiche di intercettazione e rinvio dei migranti.

Save the Children accoglie favorevolmente il Rapporto della delegazione del Comitato del Consiglio d'Europa per la Prevenzione della Tortura (CPT) diffuso oggi e si unisce alla sua richiesta alle autorità italiane per un’immediata revisione delle attuali pratiche di intercettazione e rinvio dei migranti, volta alla garanzia dell’assistenza umanitaria e sanitaria a tutte le persone sotto la giurisdizione italiana, compresi coloro che vengono intercettati in mare al di fuori delle acque territoriali.

L’Organizzazione conferma le preoccupazioni già espresse in passato sul coinvolgimento di minori nelle operazioni di rinvio di migranti, principalmente in Libia, circostanza che le autorità italiane non avevano mai confermato né smentito pubblicamente, ma che è stata confermata dal rapporto emesso oggi dal CPT: dai dati contenuti nello stesso, infatti, emerge che tra le 602 persone rinviate in Libia in quel periodo , almeno 12 erano minori e 4 le donne incinta (in particolare: un numero imprecisato di minori e 4 donne incinta il 6 maggio; 2 presunti minori il 9-10 maggio; 6 minori eritrei e 2 egiziani il 1 luglio; 2 presunti minori il 29-30 luglio).

“Come viene ricordato dal rapporto, durante queste operazioni di rinvio non si è proceduto all’identificazione dei migranti ed anche nei casi in cui è stata ravvisata la palese presenza di minori, questi sono stati comunque rinviati in Libia, contravvenendo così sia a norme di diritto internazionale, come l’art. 7 del Codice Schengen relativo al principio di identificazione, che italiane, come l’art. 19 del T.U. sull’immigrazione che prevede l’inespellibilità di minori” sostiene Valerio Neri, Direttore Generale per l’Italia di Save the Children.

Save the Children concorda inoltre con il CPT sul fatto che l’esercizio del diritto degli Stati di controllare le proprie frontiere e di adottare misure di contrasto all’immigrazione irregolare non può porsi in contrasto con altri obblighi sanciti dal diritto internazionale, come il principio di non refoulement, evidentemente violato dalla politica italiana d’intercettazione dei migranti e rinvio degli stessi in Libia e altri paesi. Infatti, l’Organizzazione ribadisce che i migranti rimandati in Libia sono potenzialmente esposti al rischio di condizioni di detenzione non accettabili e maltrattamenti e che i minori, in particolare, potrebbero essere detenuti insieme agli adulti con il pericolo della mancata piena tutela dei loro diritti.

“Siamo consapevoli che non esiste un’unica e semplice soluzione alla complessa e difficile realtà dei flussi migratori misti, ma Save the Children concorda con il CPT nell’affermare che l’Italia, in quanto Stato membro dell’UE, ha l’obbligo che ogni azione volta a gestire questa complessa realtà assicuri il rispetto di tutti gli obblighi comunitari sia in materia di controllo delle frontiere che in materia di diritto d’asilo e di diritti umani, in particolare relativamente ai gruppi più vulnerabili, quali i minori”, conclude Valerio Neri.

Per leggere il rapporto completo del CPT del Consiglio d'Europa:
http://www.cpt.coe.int/documents/ita/2010-inf-14-eng.pdf  
http://www.cpt.coe.int/documents/ita/2010-inf-15-eng.pdf

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia,
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