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Giornata mondiale contro il lavoro minorile, Ilo e Save the Children

Sono almeno 168  milioni i bambini e gli adolescenti nel mondo costretti a lavorare, di cui 85 milioni in lavori altamente rischiosi. L’agricoltura il settore con la più alta presenza di minori – 98 milioni – ma bambini e adolescenti sono coinvolti anche in attività domestiche,  nel lavoro in miniera o nelle fabbriche, spesso in condizioni di estremo pericolo e sfruttamento. L’Africa sub sahariana l’area del mondo con massima incidenza di minori al lavoro[1].
 

E il lavoro minorile è presente anche in Italia e riguarda  almeno 340.000 minori sotto i 16 anni, di cui 28.000 coinvolti in attività molto pericolose per la loro sicurezza, salute e ai limiti dello sfruttamento[2].

Per questo è urgente ladozione di un piano nazionale sul lavoro minorile e di contrasto e prevenzione dello sfruttamento lavorativo di bambini e adolescenti nel nostro paese.
 

Lo chiedono Save the Children e ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), in vista della Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile (domani 12 giugno).

“Alla vigilia di un <<anniversario ufficiale>> ci ritroviamo a constatare una mancanza di attenzione al lavoro minorile nel nostro paese,  sia in termini di monitoraggio del fenomeno che di azioni specifiche per prevenire e contrastare il lavoro illegale e in particolare le peggiori forme di lavoro minorile, nonostante si tratti di un problema presente e che rischia di peggiorare,  anche a causa della crisi economica”, dichiara Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e tutelarne i diritti.
 

“Come emerge dal Rapporto mondiale sul lavoro minorile 2015 dell'Ilo che è stato diffuso ieri, un bambino costretto a lavorare prima del tempo, avrà il doppio delle difficoltà dei suoi coetanei ad accedere ad un lavoro dignitoso in età più adulta e correrà molti più rischi di rimanere ai margini della società, in condizioni di sfruttamento. E’ cruciale assicurare ai minori una istruzione di qualità almeno fino all’età minima di accesso al mercato del lavoro per garantire l’acquisizione delle conoscenze base e delle competenze adeguate alle necessità del mercato del lavoro. Dobbiamo impedire che il lavoro minorile comprometta il presente e il futuro dei bambini e agire perché ciò non accada, sia nei paesi in via di sviluppo che nei paesi più benestanti,  Italia inclusa”, commenta Furio Rosati, dell’ILO e Direttore del Programma di ricerca ILO-UNICEF-Banca Mondiale Understanding Children’s Work (UCW) - che aggiunge:  "Non affrontare il problema del lavoro minorile e di un precoce ingresso sul mercato del lavoro, renderà estremamente difficile affrontare l’ emergenza dell’ occupazione giovanile. Per questo l’ILO auspica che nell’ambito del Piano nazionale garanzia giovani, si presti la necessaria attenzione al fenomeno dell’ingresso precoce sul mercato del lavoro e dello sfruttamento dei minori”.
 

Secondo la ricerca “Game Over” di Save the Children,  il 7% dei minori nella fascia di età 7-15 anni in Italia è coinvolta nel lavoro minorile[3].

Più di 2 minori su 3 (fra 14 e 15 anni) sono maschi e circa il 7% è un minore straniero.
 

L’11% degli adolescenti che lavorano – pari a circa 28.000 – sono coinvolti nelle forme peggiori di lavoro minorile, con orari notturni o con un impegno continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, di non avere neanche un spazio minimo per il gioco e  il divertimento o per il necessario riposo.

Lavorano  perlopiù in attività di famiglia (44,9%) mentre per ciò che riguarda i minori impiegati all’esterno del circuito familiare, i settori principali sono quello della ristorazione (43%), dell’artigianato (20%) e del lavoro in campagna (20%).
 

E sono stati coinvolti in sfruttamento lavorativo anche molto pesante la gran parte di minori nel circuito della giustizia minorile, come emerge da un’ulteriore indagine di Save the Children[4].
 

“Il picco di lavoro minorile si registra  fra gli adolescenti, in quell’età di passaggio dalla scuola media alla superiore, che vede in Italia uno dei tassi di dispersione scolastica più elevati d’Europa e pari al 18,2%”, spiega Raffaela Milano. “Bisogna intervenire per spezzare il circuito perverso fra dissafezione scolastica e lavoro minorile, rafforzando i progetti contro la dispersione scolastica, gli interventi di sostegno formativo per i ragazzi che hanno prematuramente abbandonato gli studi e favorendo una maggiore continuità fra scuola e lavoro attraverso percorsi  protetti di inserimento lavorativo. Un lavoro dignitoso, a differenza di quello illegale e sfruttato, può essere uno strumento virtuoso per favorire lo sviluppo della personalità del minore, la sua responsabilizzazione e le capacità relazionali ed è quindi cruciale finanziare e potenziare questi percorsi”, precisa Raffaela Milano.
 

LE RICHIESTE DI ILO E SAVE THE CHILDREN AL GOVERNO

“Insieme a Save the Children chiediamo al Governo italiano l’adozione con urgenza di un piano d’azione nazionale sul lavoro minorile, che preveda da un lato la creazione di un sistema di monitoraggio regolare del fenomeno e dall’altro le azioni da svolgere per intervenire efficacemente sulla prevenzione e sul contrasto del lavoro illegale, e in particolare delle peggiori forme di lavoro minorile, come previsto dall’art.6 della Convenzione sulle peggiori forme di lavoro minorile (182) ratificata dall’Italia. Chiediamo inoltre l’istituzione di un tavolo di dialogo sul lavoro minorile con le parti sociali e le organizzazioni non governative”, conclude Furio Rosati dell’ ILO.

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Ufficio stampa Save the Children Italia
06.48070023-63-81;
www.savethechildren.it
ufficiostampa@savethechildren.org

 

[1] Fonte ILO, 2012.

[2] Tutti i dati relativi al lavoro minorile in Italia sono tratti dall’indagine “Game over”, realizzata da Save the Children insieme all’Associazione Bruno Trentin e curata da Katia Scannavini e Annamaria Teselli, per le edizioni Ediesse,  Roma 2014. La ricerca ha inteso dare un primo contributo alla carenza di informazioni in tema di lavoro minorile in Italia.

[3] Secondo la legge n. 977del 1967, in Italia possono lavorare i minori al di sotto dei 16 anni solo se si tratta di attività lavorative di carattere culturale, artistico o pubblicitario o comunque nel settore dello spettacolo e condotte a determinate condizioni. La legge n.29 del 2006 ha innalzato a 16 anni l’obbligo di istruzione e l’età di accesso al lavoro, anche per il contratto di apprendistato e si è conseguentemente spostata l’età minima di accesso al lavoro dai 15 ai 16 anni. Per lavoro precoce si intende il lavoro compiuto da un minore al di sotto dei 16 anni. Tale lavoro non è ammissibile perché viola le norme menzionate. Sono vietati i lavori pregiudizievoli per il minore (per es: mansioni che espongono ad agenti fisici - come i rumori, biologici, chimici nocivi; oppure che espongono a processi e lavori che comportano determinati rischi (per es. rischi elettrici, lavorazione zolfo, lavorazioni in gallerie, cave, etc..). Le forme peggiori di lavoro minorile sono quelle previste dalla Convenzione ILO n. 182 del 1999, Articolo 3, tra cui, forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, l’asservimento, il lavoro forzato o obbligatorio, prostituzione, produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici, l’ingaggio o l’offerta del minore ai fini di attività illecite, qualsiasi altro tipo di lavoro che, per sua natura o per le circostanze in cui viene svolto, rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità del minore.

[4] “Lavori Ingiusti”, Save the Children, 2014.