Minori afgani a Roma: necessaria una strategia di lungo periodo per l’accoglienza e la protezione dei minori stranieri non accompagnati che arrivano nel nostro paese
“La presenza dei minori afgani a Roma è via via aumentata negli ultimi anni, fino a costituire oggi uno dei gruppi di minori stranieri non accompagnati più numerosi nella capitale. Già da qualche anno Save the Children intercetta e supporta coloro che non sono venuti in contatto con la rete di servizi a loro destinati, di cui spesso hanno poche informazioni o verso la quale nutrono sentimenti di sospetto e paura”, ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
“L’episodio di Roma non è altro che un’ulteriore dimostrazione del fatto che l’Italia ha bisogno di strutturare una strategia di accoglienza che non sia basata sull’emergenza. I minori afgani arrivano nel nostro Paese prevalentemente dalla frontiera est e sarebbe necessario investire per riuscire ad intercettare questi minori al loro arrivo per poter assicurare loro accoglienza e protezione. Per questo Save the Children, in coordinamento anche con Anci, sta lanciando un progetto volto a rafforzare l’accoglienza e la protezione dei minori su tutto il territorio nazionale e sarà presente con il proprio staff in alcune aree strategiche, tra cui Ancona.”, ha continuato Valerio Neri.
“Dalla nostra esperienza, per i minori afgani, l’Italia è un paese di transito per proseguire il loro viaggio, al fine di congiungersi a parenti o conoscenti presenti soprattutto nel nord Europa e, pertanto, alcuni di loro accettano solo di usufruire di servizi di base, quali ad esempio pasti, doccia, consulenza medica direttamente su strada o in luoghi come il nostro centro bassa soglia CivicoZero, inaugurato a febbraio a Roma.”
“Negli ultimi mesi, inoltre, l’Organizzazione ha rilevato la carenza di posti disponibili nelle strutture di pronta accoglienza a fronte della crescente richiesta da parte di minori di varie nazionalità. Accanto all’impegno dei servizi competenti ad aprire nuove strutture è necessario che siano stanziate adeguate risorse per formare il personale che vi opera e assicurare gli standard ottimali per l'accoglienza di questi minori.”
Nel solo comune di Roma, sono stati 1.152 i minori stranieri e richiedenti asilo accolti nel 2007 . Il gruppo più numeroso è costituito dai rumeni, seguito dagli afgani, moldavi, egiziani e marocchini. Il gruppo che risulta aver registrato il più alto tasso di crescita nella capitale è senza dubbio quello afgano, passato da 32 minori del 2004 a 264 nel 2007, pari al 22,8% del totale . Tuttavia nel 2008, benché non esistano ancora dati dettagliati al riguardo, dal lavoro su strada degli operatori di Save the Children, congiuntamente alle osservazioni delle istituzioni competenti, emerge un ulteriore cambiamento di scenario, tutt’ora in atto, con una flessione di richieste di accoglienza di ragazzi rumeni e afgani.
Anche a livello nazionale, la situazione si presenta con cifre importanti: nel solo 2008, 7.797 minori stranieri non accompagnati risultano arrivati in Italia, dato che tuttavia appare sottostimato perché in esso non sono inclusi i minori neocomunitari, i richiedenti asilo, le vittime di tratta oltre, naturalmente, a quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema istituzionale di accoglienza.
Vengono da Marocco (15,29%), Egitto (13,75%), Albania (12,49%), Palestina (9,47%) ed Afghanistan (8,48%), seguiti da Eritrea (4,99), Nigeria (4,14%), Somalia (3,90%), Serbia (3,76%) ed Iraq (3,68%), per un totale di 78 paesi diversi rappresentati. La maggior parte di questi minori è di sesso maschile, pari al 90,46%, contro il 9,54% di sesso femminile, ed ha un’età compresa tra i 16 (26,22%) ed i 17 anni (50,58%).
I minori migranti sono presenti e ricevono assistenza principalmente nelle grandi città italiane (oltre 100.000 abitanti), ma negli ultimi tempi anche quelle di medie dimensioni (tra i 15.000 e i 100.000 abitanti) hanno registrato un incremento nel numero dei minori accolti. Le principali regioni di arrivo dei minori stranieri non accompagnati sono state la Sicilia (34,4%), Lombardia (14,3%), Emilia Romagna (8,5%) e Piemonte (8,2%). Da sottolineare il rapporto tra paese di provenienza ed area geografica di destinazione, che conferma l’importanza delle “catene migratorie”, ovvero il ruolo della rete dei parenti e dei connazionali che funge da ponte tra l’Italia ed il paese di provenienza dei minori. Così, negli ultimi anni, i minori rumeni risultavano presenti soprattutto in Lazio ed in Friuli Venezia Giulia, quelli albanesi in Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Puglia, i marocchini in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna e gli afgani soprattutto nelle Marche e nel Lazio.
Tutti questi minori sono particolarmente vulnerabili e spesso possono essere coinvolti loro malgrado in fenomeni di sfruttamento e abuso, nonché inglobati nei circuiti dell’illegalità. Inoltre, ad essi, come ha registrato l’esperienza diretta del team dell’Organizzazione, bisogna aggiungere quei bambini e adolescenti che formalmente o apparentemente hanno genitori o familiari i quali, tuttavia, non sono spesso in condizioni di costituire un valido punto di riferimento. Per prevenirne la devianza, supportarli e orientarli, sono necessarie forme di intervento innovative, che prevedano un rafforzamento del dialogo inter-istituzionale e con i soggetti privati del no profit e che impieghino, tra l’altro, equipe di strada ed educatori alla pari.
“È fondamentale garantire il diritto alla protezione a tutti i minori stranieri che si trovano sul territorio nazionale e favorire il loro accesso al sistema di accoglienza attraverso lo sviluppo di un sistema di presa in carico ed assistenza efficiente che comprende il potenziamento della messa in rete di iniziative differenziate di intervento sociale che possano rispondere ai bisogni ed ai percorsi individuali di ogni minore”, conclude Valerio Neri.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
Tel. 06.48070023 –71
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it
“L’episodio di Roma non è altro che un’ulteriore dimostrazione del fatto che l’Italia ha bisogno di strutturare una strategia di accoglienza che non sia basata sull’emergenza. I minori afgani arrivano nel nostro Paese prevalentemente dalla frontiera est e sarebbe necessario investire per riuscire ad intercettare questi minori al loro arrivo per poter assicurare loro accoglienza e protezione. Per questo Save the Children, in coordinamento anche con Anci, sta lanciando un progetto volto a rafforzare l’accoglienza e la protezione dei minori su tutto il territorio nazionale e sarà presente con il proprio staff in alcune aree strategiche, tra cui Ancona.”, ha continuato Valerio Neri.
“Dalla nostra esperienza, per i minori afgani, l’Italia è un paese di transito per proseguire il loro viaggio, al fine di congiungersi a parenti o conoscenti presenti soprattutto nel nord Europa e, pertanto, alcuni di loro accettano solo di usufruire di servizi di base, quali ad esempio pasti, doccia, consulenza medica direttamente su strada o in luoghi come il nostro centro bassa soglia CivicoZero, inaugurato a febbraio a Roma.”
“Negli ultimi mesi, inoltre, l’Organizzazione ha rilevato la carenza di posti disponibili nelle strutture di pronta accoglienza a fronte della crescente richiesta da parte di minori di varie nazionalità. Accanto all’impegno dei servizi competenti ad aprire nuove strutture è necessario che siano stanziate adeguate risorse per formare il personale che vi opera e assicurare gli standard ottimali per l'accoglienza di questi minori.”
Nel solo comune di Roma, sono stati 1.152 i minori stranieri e richiedenti asilo accolti nel 2007 . Il gruppo più numeroso è costituito dai rumeni, seguito dagli afgani, moldavi, egiziani e marocchini. Il gruppo che risulta aver registrato il più alto tasso di crescita nella capitale è senza dubbio quello afgano, passato da 32 minori del 2004 a 264 nel 2007, pari al 22,8% del totale . Tuttavia nel 2008, benché non esistano ancora dati dettagliati al riguardo, dal lavoro su strada degli operatori di Save the Children, congiuntamente alle osservazioni delle istituzioni competenti, emerge un ulteriore cambiamento di scenario, tutt’ora in atto, con una flessione di richieste di accoglienza di ragazzi rumeni e afgani.
Anche a livello nazionale, la situazione si presenta con cifre importanti: nel solo 2008, 7.797 minori stranieri non accompagnati risultano arrivati in Italia, dato che tuttavia appare sottostimato perché in esso non sono inclusi i minori neocomunitari, i richiedenti asilo, le vittime di tratta oltre, naturalmente, a quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema istituzionale di accoglienza.
Vengono da Marocco (15,29%), Egitto (13,75%), Albania (12,49%), Palestina (9,47%) ed Afghanistan (8,48%), seguiti da Eritrea (4,99), Nigeria (4,14%), Somalia (3,90%), Serbia (3,76%) ed Iraq (3,68%), per un totale di 78 paesi diversi rappresentati. La maggior parte di questi minori è di sesso maschile, pari al 90,46%, contro il 9,54% di sesso femminile, ed ha un’età compresa tra i 16 (26,22%) ed i 17 anni (50,58%).
I minori migranti sono presenti e ricevono assistenza principalmente nelle grandi città italiane (oltre 100.000 abitanti), ma negli ultimi tempi anche quelle di medie dimensioni (tra i 15.000 e i 100.000 abitanti) hanno registrato un incremento nel numero dei minori accolti. Le principali regioni di arrivo dei minori stranieri non accompagnati sono state la Sicilia (34,4%), Lombardia (14,3%), Emilia Romagna (8,5%) e Piemonte (8,2%). Da sottolineare il rapporto tra paese di provenienza ed area geografica di destinazione, che conferma l’importanza delle “catene migratorie”, ovvero il ruolo della rete dei parenti e dei connazionali che funge da ponte tra l’Italia ed il paese di provenienza dei minori. Così, negli ultimi anni, i minori rumeni risultavano presenti soprattutto in Lazio ed in Friuli Venezia Giulia, quelli albanesi in Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Puglia, i marocchini in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna e gli afgani soprattutto nelle Marche e nel Lazio.
Tutti questi minori sono particolarmente vulnerabili e spesso possono essere coinvolti loro malgrado in fenomeni di sfruttamento e abuso, nonché inglobati nei circuiti dell’illegalità. Inoltre, ad essi, come ha registrato l’esperienza diretta del team dell’Organizzazione, bisogna aggiungere quei bambini e adolescenti che formalmente o apparentemente hanno genitori o familiari i quali, tuttavia, non sono spesso in condizioni di costituire un valido punto di riferimento. Per prevenirne la devianza, supportarli e orientarli, sono necessarie forme di intervento innovative, che prevedano un rafforzamento del dialogo inter-istituzionale e con i soggetti privati del no profit e che impieghino, tra l’altro, equipe di strada ed educatori alla pari.
“È fondamentale garantire il diritto alla protezione a tutti i minori stranieri che si trovano sul territorio nazionale e favorire il loro accesso al sistema di accoglienza attraverso lo sviluppo di un sistema di presa in carico ed assistenza efficiente che comprende il potenziamento della messa in rete di iniziative differenziate di intervento sociale che possano rispondere ai bisogni ed ai percorsi individuali di ogni minore”, conclude Valerio Neri.
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