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Sudan: oltre 220mila bambini rischiano di morire di fame senza un intervento straordinario

Quasi 230mila bambini, donne incinte e neomamme rischiano di morire di fame nei prossimi mesi in Sudan, a meno che non vengano stanziati fondi urgenti e la comunità internazionale non si mobiliti per rispondere alla drammatica crisi che colpisce il Paese. È l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Più di 2,9 milioni di bambini in Sudan sono gravemente malnutriti e altri 729mila sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione acuta grave, la forma più pericolosa e mortale di fame estrema, secondo i nuovi dati[1] diffusi dal Cluster per la Nutrizione in Sudan, una partnership che include varie organizzazioni tra cui Save the Children, le Nazioni Unite e il Ministero Federale della Salute. 

Di questi bambini, più di 109mila rischiano di avere complicazioni mediche come disidratazione, ipotermia e ipoglicemia, che richiedono cure intensive e specializzate in ospedale.

Secondo il Cluster, circa 222mila bambini gravemente malnutriti e più di 7mila neomamme rischiano di morire nei prossimi mesi se non si farà fronte alle loro esigenze nutrizionali e sanitarie. Si tratta di una proiezione basata sugli attuali livelli di finanziamento del programma di alimentazione d'emergenza in Sudan, che al momento copre solo il 5,5% del fabbisogno totale del Paese. L'anno scorso, invece, il programma di alimentazione d'emergenza era finanziato al 23%, una percentuale di gran lunga inferiore rispetto alle necessità, ma comunque superiore a quella attuale.

Se non si affronta il problema dei fondi, quest'anno circa 1,2 milioni di donne in gravidanza e in allattamento soffriranno di malnutrizione e dovranno affrontare gravi complicazioni di salute durante e dopo il parto. Gli esperti di nutrizione di Save the Children hanno riferito di aver visto donne incinte saltare i pasti e andare a letto affamate per permettere ai loro figli di mangiare, con il rischio di conseguenze gravi per la salute dei nascituri.

I dati pubblicati oggi rivelano un netto peggioramento della capacità delle organizzazioni umanitarie di raggiungere le persone in difficoltà, a causa della mancanza di finanziamenti e delle difficoltà a raggiungere le aree dove si riscontrano le maggiori necessità. In un solo mese infatti, l’intensificarsi dei combattimenti ha provocato un aumento del 71% del numero di zone definite "difficili da raggiungere" nella classificazione del Cluster  (passate da 47 nel novembre 2023 a 135 alla fine di dicembre).

La distruzione della catena di approvvigionamento di alimenti terapeutici pronti per l'uso, fondamentali per il trattamento dei bambini gravemente malnutriti, ha ostacolato duramente la risposta degli aiuti alla crisi. In particolare, l'unico produttore di alimenti necessari per la riabilitazione di bambini e donne affetti da malnutrizione acuta grave non è più operativo dopo essere stato distrutto lo scorso anno durante i combattimenti. 

Dall'escalation del conflitto nell'aprile 2023, la produzione alimentare è crollata[2], le importazioni si sono bloccate e i prezzi degli alimenti di base sono saliti del 45% in meno di un anno. Anche i movimenti di cibo nel Paese, in particolare nelle aree rurali e remote dove vive la maggior parte della popolazione, sono stati fortemente limitati a causa del conflitto, portando oltre il 37% della popolazione a livelli di fame superiori alla crisi.

"In Sudan la situazione nutrizionale, in particolare la possibilità per i bambini e per gli altri gruppi vulnerabili di accedere al cibo di cui hanno bisogno per crescere e sopravvivere, è una delle peggiori al mondo. Se non si è piantato l'anno scorso, non c'è cibo oggi. Non piantare oggi significa non avere cibo domani. Il ciclo della fame si aggrava sempre di più e all’orizzonte non se ne vede la fine, esiste solo miseria – ha dichiarato Arif Noor, Direttore di Save the Children in Sudan - A dicembre, il territorio di Al-Jazirah, un tempo granaio del Paese, è stato teatro di intensi combattimenti che hanno portato a una nuova ondata di sfollati, con oltre mezzo milione di persone costrette a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza. Questo ha portato a un'interruzione senza precedenti dei sistemi alimentari.

"Vediamo ogni giorno fame, sofferenza e morte. Eppure il mondo guarda altrove. La comunità internazionale deve unirsi per agire e impedire la perdita di altre vite. La storia ricorderà questa inazione".

Il Sudan sta affrontando una delle più grandi crisi in corso a livello globale. Circa 25 milioni di persone - di cui oltre 14 milioni sono bambini - hanno bisogno di assistenza e sostegno umanitario. Una persona su due in Sudan ha bisogno di aiuto per soddisfare i propri bisogni di base[3].

Save the Children chiede alla comunità internazionale di impegnare fondi e risorse per rispondere all’emergenza sia in Sudan che nei Paesi limitrofi, anche sostenendo le organizzazioni locali e nazionali che forniscono risposte in prima linea. L'Organizzazione chiede inoltre la fine del conflitto e il libero accesso umanitario, in modo da poter fornire alle famiglie e ai bambini cibo, cure mediche e altri servizi di base e forniture vitali. 

Save the Children lavora in Sudan dal 1983 e attualmente sostiene i bambini e le loro famiglie in tutto il Paese fornendo assistenza sanitaria, nutrizionale, educativa, di protezione dell'infanzia, di sicurezza alimentare e di sostentamento. L’Organizzazione sostiene anche i rifugiati sudanesi in Egitto e nel Sud Sudan.

Per informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children
Tel.  3316676827 - 3385791870- 3389625274 –3409367952 

ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it
 

[1] Sudan Nutrition Cluster Messages, 26 February 2024

[2] FEWSNET: Sudan Food Security Alert: February 1st, 2024

[3] https://reports.unocha.org/en/country/sudan/