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Educazione: Save the Children chiede all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che l’educazione venga considerata prioritaria per i bambini che vivono in paesi colpiti da conflitti e disastri naturali.

Attenzione puntata oggi sui milioni di bambine e bambini che non possono frequentare la scuola perchè vivono in zone colpite da conflitti o da calamità naturali, di cui si occuperà l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in un dibattito formale sull’importanza dell’educazione nei contesti d’emergenza.
“Il numero delle emergenze in tutto il mondo aumenta di giorno in giorno, dai conflitti in corso in Sri lanka e a Gaza alle recenti calamità che hanno colpito il Bangladesh e la Birmania, e con esse aumenta il numero dei bambini che non frequenta la scuola. Ogni anno una media di circa 750.000 bambini è costretto ad interrompere o a rinunciare agli studi a causa di emergenze umanitarie e di 75 milioni di bambini al mondo che non vanno a scuola, 40 milioni di essi vivono in paesi in guerra.”, ha commentato Fosca Nomis, Responsabile Advocacy e Campagne di Save the Children Italia.
Leslie Wilson, Direttore di Save the Children in Afghanistan, interverrà in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sottolineare come negli ultimi anni il tasso d’iscrizione scolastica sia cresciuto nel Paese più velocemente che in qualsiasi altro luogo al mondo: il numero dei bambini iscritti è infatti passato da meno di un milione nel 2002 a più di sei milioni nel 2006.
Il lavoro compiuto da Save the Children, pertanto, dimostra come consentire l’accesso all’educazione sia possibile anche nelle situazioni più difficili. In Afghanistan, ad esempio, nonostante il perdurare di violenza e instabilità, negli ultimi quattro anni quasi 3 milioni di bambini hanno beneficiato di un’istruzione di qualità grazie alla partnership sviluppata dall’Organizzazione con il Ministero dell’Istruzione, volta a pianificare la formazione di insegnanti e dirigenti scolastici.
“La comunità internazionale ha bisogno di intraprendere azioni decisive non solo in seguito all’emergenza, ma anche nella fase precedente e nel corso della stessa, in modo da non interrompere la frequenza scolastica dei bambini. L’istruzione può salvare vite, aiutando i bambini a salvaguardarsi dalle malattie e dai conflitti. Solo in questo modo possiamo aiutare i bambini e le loro famiglie a sopravvivere e a ricostruire le comunità d’appartenenza dopo un’emergenza.”, ha continuato Fosca Nomis.
Nello Sri Lanka, nonostante l’intensificarsi dei combattimenti nel nord del Paese e imponenti migrazioni interne, più di 900.000 bambini hanno beneficiato di un’istruzione di qualità grazie alla partnership tra Save the Children e Unicef, che si è sostanziata in nuove modalità per assicurare l’educazione durante le emergenze, attraverso ad esempio la possibilità di svolgere le attività scolastiche a casa per i bambini che non possono frequentare regolarmente la scuola a causa delle condizioni di sicurezza
Save the Children ribadisce che se non ci si concentrerà sui 40 milioni di bambini che non vanno a scuola perché vivono in Paesi in conflitto, l’obiettivo del millennio relativo all’educazione non sarà raggiunto. I Governi sono i principali responsabili per il perseguimento di tale obiettivo, ma l’Assemblea Generale, la Comunità Internazionale, le agenzie dell’Onu e la società civile hanno un ruolo fondamentale nell’assicurare istruzione ai bambini che vivono in contesti d’emergenza.
In tal senso, oggi Save the Children presenta alle Nazioni Unite una serie di raccomandazioni che scaturiscono dalla conferenza internazionale Dove inizia la pace. Il ruolo cruciale dell’educazione per una pace duratura, svoltasi l’11 e 12 marzo scorso a Sarajevo, organizzata da Save the Children in collaborazione con il Governo Norvegese e ospitata dal Presidente della Bosnia Erzegovina, sul ruolo prioritario dell’istruzione di qualità nei processi di pace e su come possa diventare realtà per tutti i bambini che vivono in paesi in conflitto. Questa iniziativa, che si colloca nell’ambito della campagna Riscriviamo il Futuro, avviata da Save the Children più di due anni fa, volta a sostenere e promuovere l’istruzione nei paesi in guerra e post conflitto, che ha già migliorato la qualità dell’istruzione di circa 6 milioni di bambini, compreso quasi un milione di essi che sono andati a scuola per la prima volta.
In considerazione di quanto emerso durante i lavori della conferenza di Sarajevo e più in generale dell’esperienza maturata nell’ambito della campagna Riscriviamo il Futuro, Save the Children raccomanda al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all’Assemblea Generale, agli Stati membri di:

• riaffermare l’importanza dell’istruzione di qualità quale strumento per promuovere la pace e incoraggiare l’adozione di piani operativi integrati a supporto dell’inclusione dell’istruzione nei processi di pace;
• supportare l’educazione nei paesi in guerra e post-conflitto attraverso risoluzioni dotate di copertura finanziaria, obiettivi temporali e meccanismi di controllo, che monitorino sia quantitativamente che qualitativamente i progressi compiuti;
• prevedere il reclutamento, la formazione ed il budget per garantire il salario di educatori ed insegnanti, e dotare questi ultimi di una formazione che li renda promotori di una cultura di pace, essenziale per educare la prima generazione che esce da un periodo di guerra e ha l’opportunità di crescere in un contesto di sviluppo;
• coinvolgere nei negoziati, nei comitati tecnici o in altri meccanismi di consultazione, i ragazzi e le ragazze, gli insegnanti, i genitori, gli educatori e altri rappresentanti delle comunità locali, valorizzando e legittimando il loro ruolo;
• promuovere la creazione di “Carte per l’educazione” che racchiudano le indicazioni della società civile sull’importanza dell’inserimento dell’istruzione negli accordi di pace e che possano essere uno strumento per i negoziatori nella fase precedente i negoziati formali.


Per ulteriori informazioni:
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