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Festa della mamma: Save the Children, Italia 16esima su 158 paesi nella classifica del benessere di madri e bambini, e 2a per il solo benessere dei bambini. Tuttavia permangono sacche di povertà e disagio soprattutto fra le donne single e quelle straniere

E’ la Svezia, seguita da Norvegia e Australia, la nazione che vanta parametri d’eccellenza relativi alla salute, l’educazione, la condizione economica – in una sola parola – al benessere di madri e bambini. E la Svezia è “prima della classe” anche per l’impegno in favore dello sviluppo della prima infanzia. All’estremo opposto, cioè in ultima posizione in graduatoria, il Niger, il paese in cui madri e figli stanno peggio.
L’Italia si posiziona invece al 16esimo posto della classifica del benessere materno-infantile, guadagnando tre posizioni rispetto al 2008 e avvicinandosi ai primi 10 paesi della classifica. Per quanto riguarda poi il solo benessere dei bambini, il nostro paese si attesta addirittura al secondo posto, dopo la Svezia. E in buona posizione l’Italia finisce anche per il supporto allo sviluppo della prima infanzia attestandosi nella zona A della classifica.
Tuttavia non tutte le donne e i bambini in Italia vivono in condizioni buone: soprattutto fra le madri single con figli e le donne straniere si registrano preoccupanti livelli di povertà, emarginazione sociale e minore tutela sanitaria.
Sono queste le principali evidenze del decimo Rapporto su lo Stato delle Madri nel Mondo, diffuso oggi da Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, in collaborazione con la Partnership for Maternal, Newborn & Child Health alla vigilia della Festa della Mamma.
“Proprio quest’anno ricorrono i 90 anni di vita di Save the Children nel mondo e 10 anni di esistenza in Italia, anni in cui mai è diminuito il nostro impegno, così coraggiosamente testimoniato dalla fondatrice di Save the Children Eglantyne Jebb, nel promuovere i diritti dell’infanzia in ogni parte del pianeta”, sottolinea Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia. “Quale migliore modo dunque di celebrare questa importante ricorrenza se non richiamando l’attenzione di tutti sulle condizioni delle mamme e dei bambini in Italia e nel resto del mondo? E’ infatti ormai ampiamente dimostrato” prosegue Claudio Tesauro, “che c’è una diretta correlazione fra il benessere materno e quello infantile, con benefici anche per l’intera comunità. E’ per esempio appurato che ad ogni anno in più di scuola per le bambine, corrisponde una crescita del Pil di un paese compresa fra il 3 e il 6%”.
Dodici gli indicatori presi in esame da Save the Children nello stilare l’Indice delle Madri, ovvero la classifica delle nazioni in cui donne e bambini stanno meglio o peggio sotto il profilo dell’accesso alle cure e ai servizi sanitari, alla scuola, a una serie di benefici e aiuti economici.
Svezia prima della classe, il Niger ultimo in classifica
Secondo tale Indice la Svezia si conferma al primo posto della graduatoria, registrando un ulteriore miglioramento, rispetto al 2008, per ciò che riguarda, in particolare, gli indicatori relativi alla salute e al benessere dei bambini. E la Svezia si conferma nazione-guida anche nel sostegno allo sviluppo della prima infanzia. Nella speciale e ulteriore graduatoria messa a punto quest’anno per la prima volta da Save the Children - l’Early Child Development Report Card - il paese scandinavo guadagna il titolo di “migliore della classe” in relazione a tutte quelle misure messe in campo per garantire la crescita e lo sviluppo fisico, sociale e psicologico del bambino, fondamentale premessa dei suoi successivi successi scolastici e del suo pieno sviluppo cognitivo.
All’ultimo posto dell’Indice delle Madri si posiziona invece il Niger, preceduto da Sierra Leone, Ciad, Guinea Bissau, Repubblica Democratica del Congo, Yemen, Sudan, Angola, Eritrea e Djibouti.
Impressionante il divario tra la condizione di donne e bambini nei paesi in cima alla classifica, rispetto a quelli in coda:1 bambino su 4 non raggiunge il suo quinto compleanno in Afghanistan e Sierra Leone; in Svezia solo 1 bambino su 333 muore entro i 5 anni; meno del 15% dei parti avviene in presenza di personale specializzato in Afghanistan, Ciad ed Etiopia a fronte del 99% in Sri Lanka; nel corso della sua vita, 1 donna su 8 morirà durante la gravidanza o il parto in Afghanistan e Sierra Leone, in confronto a 1 donna su 47.000 in Irlanda.
Una donna in Angola, Djibuti e Niger studia, in media, 4 anni rispetto a una donna australiana o della Nuova Zelanda che studia per oltre 20 anni, mediamente; una ragazza nata in Swaziland, in genere, non arriva ai 40 anni mentre una giapponese vive in media fino a 86 anni.
Oltre 200 milioni di bambini rischiano di non farcela
In generale nel mondo ogni anno continuano a morire oltre 500 mila donne a causa di complicazioni legate alla gravidanza e al parto e oltre 9 milioni di bambini prima di compiere i cinque anni. Inoltre - stima Save the Children - quasi il 40% di tutti i bambini sotto i 5 anni nei paesi in via di sviluppo - pari a 200 milioni di minori - non riesce a raggiungere il suo massimo e completo sviluppo cognitivo, a causa della povertà, scarsa alimentazione, precarie condizioni di salute e cure inadeguate: il risultato è che molti di questi bambini o non si iscrivono a scuola o sono destinati a una carriera scolastica di insuccessi. Il Ciad, seguito da Afghanistan, Burundi, Guinea Bissau e Mali, la nazione in cui i bambini hanno peggiori risultati a scuola.
“Purtroppo è ancora enorme il gap fra la condizione delle donne e dei bambini nei paesi industrializzati e quella di madri e bambini nei paesi in via di sviluppo”, commenta Valerio Neri, Direttore di Save the Children Italia. “Se continuiamo di questo passo e i numeri restano così drammatici è escluso che raggiungeremo il 4° e 5° obiettivo del millennio, cioè la drastica riduzione della mortalità infantile e di quella materna, in gravidanza o durante il parto. E’ necessario e urgente che a tutte le donne siano offerti quegli strumenti e opportunità che permettano loro di spezzare il cerchio della povertà e migliorare la qualità della loro vita, di quella dei loro figli e delle generazioni a venire. Inoltre”, prosegue Neri, “è fondamentale investire nel sostegno allo sviluppo della prima infanzia, un momento cruciale nella vita di un bambino perché dalla qualità di questi primi suoi anni di vita dipenderà anche il suo rendimento scolastico e il suo pieno e successivo sviluppo fisico e mentale. Il G8 rappresenta un’occasione importante per mantenere gli impegni economici presi nel Summit del 2007”, continua Neri, “ovvero di destinare 1,5 miliardi di dollari all’anno. Tuttavia per garantire a pieno il diritto alla salute di mamme, bambine e bambini e quindi raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio nel 2015, è necessaria una quota aggiuntiva di 10,2 miliardi di dollari all’anno”.
In Italia i bambini stanno meglio delle madri
Per quanto riguarda l’Italia, nel 2009 il nostro paese passa dal 19esimo al 16esimo posto dell’Indice delle Madri, sotto Slovenia e Svizzera. Un’accresciuta presenza delle donne nel governo nazionale - passate dal 17% del 2008 al 21% nel 2009 - e il raggiungimento del 100% del tasso di iscrizione alla scuola secondaria, sono alcuni dei parametri responsabili del migliore posizionamento del nostro paese, secondo l’Indice redatto da Save the Children, che riconferma le ottime perfomance dell’Italia per ciò che riguarda il benessere dei bambini: considerando infatti i soli parametri relativi ai bambini - cioè il tasso di mortalità infantile, il tasso di iscrizione alla scuola per l’infanzia e alla scuola secondaria - il nostro paese si posiziona al secondo posto, dopo la Svezia. E a conferma di tale trend l’Italia si colloca nel gruppo “A” per quanto riguarda lo sviluppo della prima infanzia, rispettando 4 dei 10 parametri considerati.
“Negli ultimi anni l’Italia si è sempre collocata a metà del gruppo dei paesi più sviluppati, registrando livelli di eccellenza, rispetto agli indicatori della salute dei bambini”, prosegue Valerio Neri.
Analizzando invece i soli indicatori relativi al benessere delle madri, quali il ricorso alla contraccezione, i benefici alla maternità, il rapporto fra i salari degli uomini e quelli delle donne, l’Italia scende al 24° posto della graduatoria.
“Sebbene questi dati riportino un quadro sostanzialmente positivo, la condizione di salute delle mamme appare più incerta di quella dei bambini in Italia”, spiega ancora Valerio Neri. “Inoltre le statistiche non sempre riescono a rappresentare a pieno alcune situazioni meno visibili e specifici gruppi sociali più svantaggiati e in difficoltà”.
Donne in difficoltà e bambini a rischio povertà
Come emerge infatti dal dossier di Save the Children “Madri italiane e straniere in Italia: quale tutela per la loro salute e per quella dei bambini?” c’è un numero non trascurabile di donne, con rispettivi bambini, a rischio povertà e meno tutelate sotto il profilo sociale e sanitario. E’ il caso, per esempio, di molte donne single con figli, con un lavoro inadeguato o insufficiente.
Secondo i dati dell’Istat, che annualmente monitora l’andamento della povertà relativa in Italia, nel 2007 le famiglie povere sono l’11,1% del totale. L’incidenza della povertà, inoltre, è maggiore nelle famiglie dove sono presenti minori e nella tipologia familiare monogenitoriale (11,3%), che nella grande maggioranza dei casi è costituita da donne.
Anche le indagini condotte a livello europeo confermano che i bambini che crescono in famiglie monoparentali o al contrario molto numerose tendono ad essere più esposti al rischio di povertà.
Sulla base dei dati dell’ultima indagine riferita al 2006, i minori a rischio di povertà in Italia , sono il 24%, contro una media europea del 19%. L’Italia, insieme a Grecia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Spagna, fa parte del gruppo di paesi che registra il più alto livello di povertà infantile.
E a godere di minori livelli di benessere e di minori tutele sono anche molte donne straniere. Nonostante infatti il loro crescente contributo alla natalità, i livelli di medicalizzazione e ricorso alle cure sanitarie sono inferiori di quelli delle italiane, così come il livello di informazione sulla procreazione. Si tenga inoltre presente che in Italia ci sono numerose donne straniere - si stima siano almeno 400.000 - senza un regolare permesso di soggiorno e per questo più esposte a situazioni di marginalità . “L’aspetto più problematico riguarda proprio il sistema di accesso alle cure”, conclude Valerio Neri. “Come abbiamo ribadito nel commentare il disegno di legge sicurezza, è elevato il rischio che i diritti delle donne straniere irregolarmente presenti in Italia e dei loro figli non siano adeguatamente garantiti".


E’ disponibile 1 beta con: immagini dei progetti di Save the Children per la salute materno-infantile in Uganda, Etiopia, Mozambico, Egitto; una video news sulla storia dell’ong dal 1919 a oggi in Italia e nel mondo.
Sono inoltre disponibili foto di mamme e bambini e dell’Anniversario dei 90/10.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children, tel. 06 48070023-71, press@savethechildren.it, www.savethechildren.it.