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Giornata del Bambino Africano: basterebbe un miliardo e trecentomila dollari in più all’anno per salvare la vita di 800.000 bambini

Nelle prossime 24 ore, più di 1500 bambini nati nell’Africa Sub-sahariana perderanno la vita per cause facilmente prevenibili, cifra che in un anno raggiungerà quota un milione e novecentomila bambini. Mentre paesi dell’Africa del nord, quali Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia sono riusciti ad abbattere il proprio tasso di mortalità infantile del 56% in sedici anni, al contrario, nei paesi dell’Africa Sub-sahariana il tasso rimane del 43%. Se nei primi, 1 bambino ogni 33 muore prima dei cinque anni, nei secondi l’incidenza aumenta fino ad 1 bambino su 7. Questi i dati che emergono dal nuovo dossier di Save the Children, diffuso oggi in occasione della Giornata del Bambino Africano.

Le cause del 90% di queste morti sono alcuni disturbi neonatali (26%), seguiti da polmonite (21%), malaria (18%), diarrea (16%), Aids (6%), e morbillo (5%).
Secondo Save the Children un impegno addizionale dei paesi donatori di circa un miliardo e trecentomila dollari consentirebbe di salvare la vita a circa 800.000 neonati all’anno, attraverso una serie di interventi di comprovata efficacia rivolti alle donne e ai bambini di quest’area.

I tassi di mortalità neonatale continuano ad essere così alti in quest’area del mondo da indurre molti genitori a non dare un nome ai bambini fino ad almeno un mese dalla loro nascita, in modo da essere più sicuri che sopravvivano.
I primi 28 giorni sono quelli più critici per la sopravvivenza dei bambini dell’Africa Sub-sahariana, sottolinea l’Organizzazione. Il Dossier evidenzia come assicurando l’accesso ai servizi di base a basso costo, come ad esempio il vaccino contro il tetano, e altre cure specialistiche e neonatali, o promuovendo nelle famiglie e nelle comunità l’allattamento al seno o l’igiene, si possa incidere su questo triste bilancio.
“Il giorno più pericoloso per la vita di un bambino è quello della sua nascita in tutti i Paesi in via di sviluppo, soprattutto nell’Africa Sub-Sahariana, dove quattro milioni e mezzo di bambini non raggiungono il quinto anno di vita e un quarto di questi muore entro 28 giorni dalla nascita.”, ha affermato Valerio Veri, Direttore Generale di Save the Children Italia. “Possiamo e dobbiamo fare qualcosa per questi bambini. In alcuni casi, basterebbe un semplice vaccino salvavita per alcune infezioni, come il tetano, per salvare molte di queste vite, a costi veramente irrisori”.

Ad esempio, l’adozione di mezzi di prevenzione efficaci contro il morbillo, in alcuni paesi africani ha determinato una flessione del 64% dei bambini con meno di 5 anni che morivano di morbillo, facendo scendere la cifra annua da 500.000 a 180.000. Botswana, Malawi, Namibia e Sud Africa sono quasi riusciti ad azzerare completamente il numero di bambini morti di morbillo.

Allo stesso modo, la semplice distribuzione di zanzariere potrebbe salvare la vita 570.000 bambini, e abbinandole con altri trattamenti antimalarici, si potrebbero evitare altre 170.000 morti. Etiopia, Mali, Niger, Sao Tomé e Principe e Zambia sono intervenuti per combattere la malaria riuscendo a curare fino a due terzi dei casi.
L’assunzione di una semplice terapia reidratante potrebbe salvare oltre 550.000 di bambini che ogni anno muoiono a causa della diarrea, mentre quella di un farmaco dal costo di solo 4 dollari potrebbe sottrarre alla morte 140.000 bambini, evitando il contagio da HIV alla nascita.

Nel 2000, i leader di tutto il mondo hanno firmato la Dichiarazione di Sviluppo del Millennio, impegnandosi al raggiungimento di otto macro-obiettivi, volti ad eliminare il divario tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo, secondo Save the Children, tali promesse non potranno essere mantenute. Il quarto obiettivo, in particolare, si propone di ridurre di due terzi la mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni, entro il 2015. Attualmente, però, sono pochissimi i paesi che si stanno muovendo in tale direzione e conseguentemente il tasso di mortalità infantile continua a rimanere molto alto. Se questo trend continua, il quarto obiettivo del millennio potrebbe essere raggiunto solo nel 2045 e intervenire in maniera incisiva sulla mortalità neonatale, quella cioè relativa ai primi 28 giorni di vita del bambino, potrebbe portare a notevoli progressi.

“La crisi finanziaria in corso ha indotto i grandi della terra ad intervenire prontamente per salvare banche e industrie, ma ancora una volta le famiglie più povere della terra rischiano di restare ai margini, nonostante nel solo 2008 fino a 2.600.000 bambini sono diventati malnutriti a causa dell’aumento dei prezzi del cibo. Ma in considerazione dell’efficacia e del basso costo delle misure per ridurre la mortalità infantile, sia i leader africani che quelli mondiali devono dare priorità a tali investimenti”, continua Valerio Neri. “Nella Giornata del bambino Africano è doveroso per noi sollevare il problema della mortalità infantile e neonatale. Dobbiamo avere bene in mente che è necessario stabilire interventi mirati ed efficaci, se vogliamo imboccare la strada giusta per sconfiggerle. E i leader mondiali, in occasione del prossimo G8, hanno l’opportunità di dare maggiore rilevanza nelle loro conclusioni al 4° Obiettivo del Millennio, impegnandosi altresì a garantire gli impegni finanziari per il suo conseguimento. In particolare, l’Italia potrà definire un piano di rientro e la sua successiva implementazione per raggiungere lo 0,7% del PIL destinato alla cooperazione allo sviluppo”.


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