Giornata Mondiale dell’Acqua: Save the Children, oltre 1.5 milioni di bambini ogni anno - 4.000 al giorno - muoiono per malattie dovute alla scarsa igiene o mancanza di acqua pulita

“La disponibilità di acqua e la possibilità di accedervi facilmente sono condizioni fondamentali per garantire non solo la salute di tanti bambini ma anche lo sviluppo di un’intera comunità. Finché l’acqua non sarà un diritto riconosciuto a tutti, è difficile immaginare un miglioramento delle condizioni di salute e di vita per milioni di minori e rispettive famiglie. Inoltre il diritto all’acqua è e sarà sempre più vincolato alle questioni ambientali e climatiche. Se la comunità globale non si impegna decisamente a risolvere il problema del cambiamento climatico, interi territori diventeranno desertici e privi d’acqua mentre la maggiore frequenza e intensità di alluvioni e piogge torrenziali aumenterà l’incidenza di malattie che si trasmettono attraverso l’acqua e che sono spesso mortali per i bambini”.

Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia si esprime così alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua (il 22 marzo), quest’anno dedicata al tema de “la qualità dell’acqua”.

Meno acqua: più malattie e mortalità infantile
Nel mondo 900 milioni 1 di persone non hanno accesso all’acqua e 2.5 milioni - la maggioranza delle quali in zone rurali - vivono senza adeguati servizi igienici.
Si stima che le malattie dovute ad un’inadeguata disponibilità di acqua pulita, igiene e impianti igienico-sanitari siano il 10% del totale delle malattie diffuse nel mondo mentre si calcolano in 3.5 milioni le morti causate dall’inadeguato accesso ad acqua potabile, dalla scarsa igiene, e dall’assenza o insufficienza di latrine, bagni, sistemi fognari.

In particolare i bambini sono i più colpiti: 1.5 milioni ogni anno - pari a circa 4.000 al giorno - muoiono per malattie legate ad indisponibilità di acqua potabile o scarsa igiene. Tra le cause più frequenti di morte la diarrea: ne sono vittima 1.4 milioni di bambini sotto i 5 anni all’anno. L’88% di tali morti è direttamente correlabile al problema dell’acqua.

E allo scarso uso o indisponibilità di acqua, per esempio per lavarsi le mani, si lega la diffusione di altre malattie: per esempio dei vermi intestinali, che infettano anche moltissimi bambini, causandone denutrizione e, con essa, handicap cognitivi, anemia o dissenteria.

“L’impatto dell’acqua sulle condizioni di salute e sulla vita dei bambini è enorme”, prosegue Valerio Neri. “Per esempio è dimostrato che nel caso del tracoma, un’infezione batterica che rende molti bambini praticamente ciechi, i tassi di infezione potrebbero ridursi del 27% se ci fosse una maggiore disponibilità di acqua per le abitazioni. In generale è dimostrato che un maggiore accesso ad acqua pulita e potabile ridurrebbe di almeno il 25% i casi di diarrea mentre il miglioramento dei servizi igienico-sanitari porterebbe a una riduzione del 30% della mortalità infantile, pari a 2.5 milioni di morti infantili in meno ogni anno. Parliamo di semplici soluzioni come una più larga disponibilità di acqua pulita nelle abitazioni, latrine e del sapone per lavarsi le mani”.

Eppure per ampie zone del mondo avere sempre dell’acqua pulita nelle abitazioni o latrine a scuola è un miraggio. Nell’Africa sub-sahariana il 42% delle persone non ha accesso a risorse idriche bonificate. Inoltre il 18% della popolazione deve camminare per ore prima di raggiungere una fonte d’acqua potabile: un compito, quello della raccolta di acqua per l’intera famiglia, che spetta nella maggior parte dei casi alle donne o alle bambine.

L’impatto dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche : a rischio sempre più bambini
La disponibilità di acqua pulita è ulteriormente minacciata e messa a rischio dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici. Si stima che ogni giorno 2 milioni di tonnellate di liquami e scarichi fognari non trattati vengano sversati nei mari e nei fiumi, compromettendo la qualità e potabilità dell’acqua. Il problema è più grave nei paesi in via di sviluppo dove oltre il 90% dei rifiuti reflui e di scorie industriali non bonificati finisce in acqua.

Il surriscaldamento globale poi sta avendo un impatto sulla quantità e qualità dell’acqua: intere aree del mondo soffrono sempre più spesso di siccità, a sua volta causa di malnutrizione. Si stima che la mancanza di cibo, che attualmente affligge 178 milioni di bambini ed è causa di morte per 3.2 milioni di essi ogni anno, colpirà 25 milioni di bambini in più di qui al 2050.
Per contro le sempre più frequenti e imprevedibili alluvioni trasformano ampie regioni potenzialmente fertili in acquitrini insalubri e inutili. L’estensione e presenza di ambienti e zone umide causa, a sua volta, una maggiore diffusione della zanzara malarica e facilita la proliferazione e diffusione di virus e batteri: la malaria, responsabile ogni anno di 1 milione di vittime sotto i 5 anni, coinvolgerà oltre 320 milioni di persone entro il 2080 e la diarrea, il killer di 1.4 milioni di bambini ogni anno, si prevede che crescerà del 10% entro il 2020.

I cambiamenti climatici costituiscono un’ulteriore minaccia e si aggiungono agli altri fattori che spiegano perché un bene vitale come l’acqua non sia nella disponibilità di quasi 1 miliardo di persone: “la mancanza o insufficienza di fondi governativi necessari ad assicurare infrastrutture idriche, sistemi fognari e approvvigionamento di acqua per la popolazione”, elenca il Direttore Generale di Save the Children Italia; “una inadeguata rilevanza assegnata alla questione dell’acqua e dei servizi igienici nei piani di sviluppo dei paesi interessati dal problema; la conflittualità fra nazioni proprio per il controllo e la gestione delle risorse idriche, come per esempio nel caso delle acque del Nilo, contese da più di sei stati”.

L’acqua che spazza via la povertà
Il settimo Obiettivo di Sviluppo del Millennio prevede, tra l’altro, di ridurre della metà, entro il 2015, la percentuale di popolazione senza un accesso sostenibile all'acqua potabile e agli impianti igienici di base.

“In realtà bisogna puntare ancora più in alto e cioè a che la totalità della popolazione veda riconosciuto e garantito questo diritto”, afferma con forza Valerio Neri. “In gioco c’è non solo il radicale miglioramento delle condizioni di salute di milioni di bambini e adulti ma un maggiore benessere per la comunità nel suo complesso”.

Avere una latrina a scuola o in prossimità di abitazioni significa essere meno esposti al rischio di infezioni, poter lavare le mani, meno rischi di contaminazione delle fonti idriche locali. E l’impatto di tutto ciò è rilevante, soprattutto per donne e bambine: significa, per esempio, miglioramento della salute del nucleo familiare, meno tempo dedicato alla raccolta e approvvigionamento di acqua. Significa avere più tempo da dedicare alla coltivazione della terra, alla preparazione dei pasti, alla scuola e all’istruzione, e maggiori opportunità di partecipare all’economia locale. Tutti aspetti che contribuiscono a spezzare il circolo vizioso tra salute, clima e povertà.

NOTE
1 : Tutti i dati menzionati sono tratti da: “Safe Water as the Key to Global Health”, United Nations University International Network on Water, Environment and Health (UNU-INWEH), 2008

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