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Haiti: Save the Children, le adozioni non sono la priorità della risposta all’emergenza. Occorre lavorare per riunificate i bambini con le loro famiglie e aiutarli a ritrovare il senso di normalità anche attraverso l’attività scolastica.

A causa della situazione critica nelle aree maggiormente colpite dal terremoto ad Haiti, molti bambini sono a rischio e senza le adeguate cure. Molti di loro sono stati separati dai genitori o dalle famiglie allargate, a causa del ferimento e in alcuni casi la morte di alcuni di loro, nonché dalla completa confusione seguita alla catastrofe e rischiano di ammalarsi, di essere trafficati, abusati sessualmente, oltre a soffrire di gravi traumi a livello psicologico.

Save the Children ha accettato l’invito delle Nazioni Unite di coordinare gli sforzi per riunire questi bambini alle loro famiglie e sta lavorando in stretta cooperazione con le alter organizzazioni umanitarie, internazionali e locali, e con il Governo di Haiti per identificare e registrare i bambini separati dalle famiglie in modo che possano essere riunificati con i propri cari.

“L’adozione internazionale dei bambini di Haiti non può essere, in questo momento, la risposta all’emergenza, anzi rischia di essere una procedura affrettata che non rispetterebbe l’iter previsto dalla legge a tutela dei bambini. L’adozione internazionale non può prescindere dal superiore interesse del minore e dall’attenta valutazione della famiglia adottante e della reale adottabilità del bambino”, afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
Secondo l’Organizzazione, che lavora ad Haiti dal 1978, a causa del terremoto le infrastrutture haitiane sono state gravemente danneggiate e con esse anche il sistema volto ad accertare che i bambini siano effettivamente orfani. Pertanto, in questo momento, la possibilità che un bambino possa essere erroneamente ritenuto orfano è incredibilmente alta.

“L’adozione internazionale dei bambini haitiani i cui documenti legali finalizzati alla stessa fossero stati completati prima del terremoto può senza dubbio andare avanti, così come i bambini che sono già stati dichiarati adottabili possono essere inseriti in nuove famiglie” precisa Valerio Neri “ Però, chiediamo con risoluzione che i bambini colpiti dal terremoto ad Haiti non vengano dati in adozione prima che siano stati ottemperati tutti i tentativi per riunirli con la loro famiglia e che non venga adottata alcuna procedura facilitata che possa mettere a rischio il minore stesso e che non sia in linea con la legge haitiana.”

L’organizzazione, inoltre, sta coordinando anche il lavoro relativo al sistema educativo, che è parte centrale dell’intervento in un contesto di emergenza, al fine di allestire in tempi rapidi delle scuole temporanee nelle aree sicure a misura di bambino. L’attività scolastica, infatti, aiuta i bambini a ristabilire un senso di quotidianità che li aiuta a elaborare il trauma subito. Il sistema scolastico haitiano è totalmente collassato e le scuole haitiane sono ufficialmente chiuse dal giorno del terremoto, però è essenziale per i bambini pensare di avere altre opportunità per fare attività insieme e per ristabilire un senso di normalità.

Prima del terremoto, erano già 706.000 i bambini che abitualmente non frequentavano la scuola e questo numero è destinato ad aumentare drammaticamente a causa degli edifici crollati, gli insegnanti feriti o rimasti uccisi.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
tel. 06 48070071- 23
press@savethechildren.it