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Iraq: a Mosul ovest è in corso un vero e proprio assedio. Intere famiglie con bambini giustiziate dai combattenti dell’ISIS mentre tentavano la fuga; chi resta in città rischia di morire di fame

A Mosul è in corso un vero e proprio assedio che sta mettendo a gravissimo rischio la vita di centinaia di migliaia di persone, tra cui almeno 350.000 bambini intrappolati nella parte occidentale della città, che rischiano di morire di fame o di essere uccisi dall’ISIS o dal fuoco incrociato, è l’allarme lanciato oggi da Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti.

“Le testimonianze che ci giungono in queste ore da Mosul ovest sono profondamente preoccupanti. I bambini e le loro famiglie stanno letteralmente morendo di fame. Anche se nei mercati c’è disponibilità di cibo, le persone non hanno abbastanza soldi per comprarlo. Quello in corso è un vero e proprio assedio. Se cercano di fuggire, i civili vanno incontro a una morte pressoché certa, per mano dei combattenti dell’Isis; se decidono di restare, allora rischiano di essere uccisi dalle bombe e dal fuoco incrociato. Le forze irachene e gli alleati della coalizione, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito, devono fare ogni sforzo possibile per garantire, nel corso della loro avanzata, la protezione dei bambini e permettere urgentemente l’accesso degli aiuti umanitari di cui c’è disperato bisogno”, ha dichiarato Maurizio Crivellaro, Direttore di Save the Children in Iraq.

Le testimonianze raccolte dal personale di Save the Children sul campo raccontano di condizioni drammatiche dei civili intrappolati nella parte occidentale di Mosul e di intere famiglie con bambini giustiziate dai combattenti dell’ISIS mentre tentavano disperatamente di fuggire.

Kareem è un padre di famiglia arrivato la scorsa settimana nel campo di Al Hol nel nordest della Siria, dopo essere fuggito, assieme ai suoi 5 bambini, tra cui uno di soli otto mesi, da un villaggio a nord di Mosul, attraversando zone disseminate da ordigni esplosivi. Le tre sorelle di Kareem e lo zio sono ancora intrappolati a Mosul ovest, mentre un gruppo di suoi familiari è stato ucciso dall’ISIS mentre tentava la fuga dalla città.

"Ho tre sorelle che vivono con i loro mariti e figli a Mosul ovest. Ho parlato con loro l’ultima volta dieci giorni fa al telefono per dire loro che stavamo fuggendo. Piangevano perché sapevano che l’unico modo per fuggire era attraversare campi minati e temevano che saremmo morti. Le mie sorelle ora vivono in condizioni drammatiche. A Mosul ovest non c’è cibo, non c’è pane né acqua e anche loro hanno bambini piccoli come i miei”, racconta Kareem.

“Sopravvivono grazie al cibo che hanno messo da parte, ma hanno scorte per un massimo di un mese e hanno paura che finiranno col morire di fame se l’area resterà sotto assedio e sotto il controllo dell’ISIS per molto più tempo. Mi hanno raccontato che ci sono persone che stanno mangiando i gatti per sopravvivere.

Anche mio zio vive in quella parte della città. Mi ha detto al telefono che le persone chiedono l’elemosina per disperazione perché non hanno nulla da mangiare né soldi per comprare beni di prima necessità, e vengono a bussare alle porte anche solo per un pezzo di pane. Mio zio ha paura che anche a Mosul possa succedere quello che è accaduto nella zona assediata di Madaya e che le persone possano morire di fame. Non ci sono medicine a disposizione. Chi si ammala rischia di morire e non c’è nulla per riscaldarsi. La zona è completamente circondata, le strade sono interrotte e chi cerca di fuggire viene ammazzato”, prosegue Kareem.

“Non so se riuscirò mai a rivedere le mie sorelle. Pochi giorni fa alcuni colpi di artiglieria sono finiti vicino a casa loro e presto inizieranno anche i bombardamenti aerei: sono terrorizzate e sperano solo che l’esercito libererà presto la zona costringendo l’ISIS a fuggire. Venti giorni fa alcuni miei parenti hanno tentato di abbandonare Mosul ovest. Mio zio mi ha detto che stavano cercando di raggiungere Qayyara, un'area controllata dall'esercito iracheno, ma sono stati catturati dall’ISIS e uccisi sul posto. Erano venti persone, tra cui donne e bambini. 

Prima dell’inizio dell’assedio, se qualcuno fosse stato catturato dall’ISIS nel tentativo di fuggire avrebbe potuto pagare una multa all’ISIS e gli sarebbe stato permesso di tornare a casa sua. Ora invece l’ordine è quello di uccidere immediatamente chiunque tenti la fuga, non importa se siano donne o bambini”, conclude Kareem.

Negli ultimi due mesi, circa 5.000 rifugiati sono arrivati nel campo siriano di Al Hol provenienti dall’area attorno a Mosul. Save the Children ha costruito nel campo latrine e contenitori per l’acqua e sta offrendo supporto psicologico ai bambini.

Per sostenere gli interventi di Save the Children in Iraq: https://www.savethechildren.it/crisi-umanitaria-iraq