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Minori migranti soli sbarcati a Lampedusa: Save the Children, 1117 ospitati nelle comunità della Sicilia. Circa un terzo sono scappati

Sono 1117 i minori stranieri non accompagnati ospitati negli ultimi mesi nelle comunità alloggio a loro destinate in Sicilia, quasi tutti provenienti da Lampedusa dove nello stesso periodo sono stati 1095 i minori sbarcati e giunti da soli.
L’89% dei giovani migranti accolti nelle strutture prese in esame è costituito da ragazzi, l’11% da ragazze. In media hanno fra i 16 e 17 anni e provengono in gran parte da zone di crisi come Somalia, Eritrea e Nigeria ma anche Egitto, Palestina, Tunisia, Ghana. Costretti a lasciare il proprio paese a causa di guerre, povertà e persecuzioni.
333 sono scappati quasi subito dalle case-famiglia mentre solo per 181 risulta sia stata aperta la tutela con la nomina di un tutore loro responsabile.

Sono alcuni dei risultati dell’attività di monitoraggio condotta da Save the Children sulle strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati del territorio siciliano , nell’ambito del Progetto Praesidium*.

“Le comunità alloggio che abbiamo monitorato e con cui collaboriamo accolgono i ragazzi e le ragazze che arrivano via mare da Lampedusa e costituiscono il primo approdo e l’inizio di un percorso di integrazione per centinaia di loro”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. “E’ fondamentale quindi che, a prescindere dal gran numero di arrivi, questa rete di strutture possa funzionare al meglio, garantendo ai minori migranti adeguata protezione e tutela dei loro diritti”.

“Save the Children”, continua Valerio Neri, “sta cercando di contribuire al miglioramento dell’accoglienza supportando le comunità con un’equipe formata da un mediatore culturale, un consulente legale e un operatore sociale, realizzando seminari informativi rivolti agli operatori delle strutture e ai referenti istituzionali e monitorando gli standard di accoglienza delle comunità alloggio”.
Troppi i minori ospitati per struttura, pochi i mediatori culturali e consulenti legali
In relazione per esempio al rispetto degli standard di capienza e al numero di minori ospitati per struttura, secondo quanto rilevato da Save the Children, le comunità hanno accolto, in media, più di 50 minori ciascuna. In molti casi il numero di giovani ospiti è pari al triplo dei posti disponibili.
“Per legge una comunità alloggio non dovrebbe ospitare più di 10 minori ”, prosegue il Direttore Generale di Save the Children Italia. “I numerosi arrivi a Lampedusa non possono giustificare questo sovraffollamento che certamente non consente di rispondere adeguatamente ai bisogni e alle esigenze dei ragazzi”.
E infatti sottodimensionati appaiono alcuni importanti servizi come la mediazione culturale. Solo 2 comunità monitorate si avvalgono di mediatori culturali esterni e, solo un terzo delle comunità, dispone di educatori in grado di parlare una lingua straniera. Con la conseguenza che minori appartenenti ad un determinato gruppo linguistico rimangono esclusi dall’accesso a informazioni rilevanti per il loro percorso di inserimento. Inoltre non è previsto dall’attuale normativa l’impiego di consulenti legali che assicurino assistenza su questioni importanti quali per esempio, il diritto d’asilo.
Lavoro, a volte solo irregolare
Per quanto riguarda la formazione professionale e l’inserimento lavorativo, in pochi casi si ricorre a stage o a contratti di formazione lavoro. Per lo più i minori che iniziano a lavorare risultano impiegati occasionalmente nel mercato del lavoro irregolare. Solo il 21% delle comunità - rileva Save the Children - ha approntato percorsi di inserimento lavorativo e solo il 36% si avvale di corsi di formazione per i minori.
Nomina del tutore: questione anche di mesi
Nelle maggior parte delle comunità monitorate sono stati rilevati tempi molto lunghi per l’apertura della tutela , in media da venti giorni a diversi mesi. Tanto che, nell’arco del periodo preso in esame, sono solo 181 - pari al 16% del totale dei minori ospitati - le comunicazione raccolte da Save the Children in merito alle tutele aperte.
“La nomina tempestiva del tutore costituisce un momento cardine per l’avvio del percorso di protezione e integrazione del minore”, spiega ancora Valerio Neri. “Dall’apertura della tutela dipende infatti la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno e se quindi, malauguratamente, il ragazzo compie 18 anni senza che la tutela sia stata aperta, diventa irregolare, con tutto ciò che ne consegue: dal rischio di essere espulso, all’impossibilità di lavorare, al pericolo di cadere in circuiti illegali e di sfruttamento, alla fuga, in assenza di reali prospettive”.
Un terzo dei minori scappa dalle comunità
Le fughe dalle case alloggio - documenta Save the Children - hanno riguardato circa un terzo dei minori migranti: 333 sono coloro rispetto ai quali vi è stata una comunicazione formale di allontanamento tra maggio e settembre 2008, in gran parte minori egiziani, palestinesi, eritrei e somali. Il tasso di allontanamento risulta maggiore nelle comunità di grandi dimensioni e che offrono meno servizi e risulta particolarmente elevato nelle comunità allestite in emergenza. Il monitoraggio di Save the Children segnala inoltre un elevato tasso di fughe dei minori dalle strutture, anche dopo poco tempo dal collocamento in comunità e in ogni caso prima del rilascio del permesso di soggiorno.
Una carente informazione legale sulle opportunità che la legge italiana assicura ai minori migranti non accompagnati, lo scarso utilizzo della mediazione culturale, il mancato avvio dei percorsi di tutela e rilascio del permesso di soggiorno, nonché le condizioni generali di accoglienza nelle strutture contribuiscono certamente al verificarsi delle fughe e, di conseguenza, a far crescere i rischi di sfruttamento e di inserimento dei minori in circuiti illegali.
“L’alto numero di fughe è il segnale di un’incapacità del sistema dell’accoglienza di offrire prospettive e risposte adeguate a questi giovani migranti”, commenta ancora Valerio Neri. “Ma sarebbe sbagliato puntare l’indice sulle sole comunità, che spesso fanno del loro meglio, o sulla Sicilia. E’ l’intero sistema dell’accoglienza nel suo complesso che va migliorato e in parte ripensato. Bisogna fare uno sforzo aggiuntivo in termini di informazione e mediazione culturale”, conclude il Direttore Generale di Save the Children Italia, “e soprattutto è necessario offrire alternative credibili sul piano dell’ inserimento scolastico, della formazione e dell’avvio al lavoro”.

A tale scopo Save the Children raccomanda che:
- venga introdotta una distinzione fra comunità di prima e seconda accoglienza, in base alla durata del collocamento e ai termini per la definizione e l’avvio del percorso di tutela e di inserimento del minore, fermi restando gli standard di accoglienza già fissati dalla normativa;
- venga favorita l’implementazione, su tutto il territorio nazionale, di un sistema di accoglienza così configurato e che questo disponga di un numero di posti adeguato;
- venga creata una rete tra le comunità sviluppando procedure di raccordo tali da garantire lo sviluppo di un sistema di presa in carico ed assistenza efficiente.

Importante: è disponibile un beta di 5’ con testimonianze di giovani ospitati nelle comunità e di un operatore di Save the Children.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa – Save the Children Italia
Tel. 06.48070023-71
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it

* Praesidium III è un progetto che Save the Children porta avanti dal maggio 2008 in partnership con UNHCR (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati), IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), Croce Rossa, con il coordinamento del Ministero dell’Interno e il finanziamento dell’Unione Europea. Le attività vengono condotte all’interno del Cspa (Centro Soccorso e Prima Accoglienza) di Lampedusa e presso le comunità di accoglienza per minori e centri per immigrati presenti in Sicilia.
A Lampedusa. Gli operatori di Save the Children (consulente legale e mediatore culturale) presenti nel Centro Soccorso e Prima Accoglienza (Cspa), intervengono sin dalle primissime fasi dell’arrivo sull’isola di minori migranti non accompagnati informandoli sulle fasi iniziali del percorso di accoglienza, in primis su quella dell’identificazione e accertamento della minore età. Save the Children può segnalare la presenza di minori erroneamente registrati come maggiorenni all’arrivo alle istituzioni competenti ed evitare, in questo modo, che siano adottati provvedimenti lesivi dei loro diritti, come l’espulsione o il trattenimento in centri chiusi. Successivamente all’identificazione del ragazzo/ragazzo, l’operatore legale e il mediatore culturale forniscono ai minori non accompagnati informazioni sui loro diritti - dalla possibilità di essere accolti in apposite strutture, alla nomina di un tutore, alla possibilità di ottenere un permesso di soggiorno o di presentare la domanda di asilo - e seguono i casi che necessitano di particolare attenzione.
In Sicilia. L’organizzazione internazionale, attraverso altri 3 operatori (1 operatore legale, 1 operatore sociale e 1 mediatore culturale), è attiva inoltre sul territorio siciliano. Obiettivo di questa attività di monitoraggio che riguarda le comunità di accoglienza per minori e centri per immigrati presenti in Sicilia, è garantire un miglioramento degli standard di accoglienza e rispetto dei diritti all’interno di , queste strutture, nonché rafforzare la capacità di soggetti, pubblici e privati, di tutelare e supportare i minori migranti. Il team di Save the Children garantisce ai minori accolti nelle comunità e nei centri, informazioni sui diritti previsti dalla normativa e collabora con i soggetti competenti nella definizione e avvio di un percorso di tutela e inserimento del minore sul territorio, contribuendo quindi a evitare o ridurre le fughe dei minori delle strutture stesse, con il rischio che essi poi cadano in circuiti di sfruttamento.