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Privacy: Save the Children, troppe le “impronte digitali” lasciate dai ragazzi nei social network

In base alla recente ricerca di Save the Children “Profili da sballo. Gli adolescenti italiani e i social network”, realizzata dalla Doxa , il 73% dei giovani utenti della rete è entrato almeno una volta in una community, un programma di instant messaging o in un social network. Msn Messenger si colloca in testa alla classifica dei programmi più utilizzati dai giovani per comunicare (almeno una volta, dal 96% degli intervistati), seguito da You Tube (53,2%), My Space (30,6%), Yahoo Messenger (25,1%), Studenti.it (24,9%), Giovani.it (11,2%), Blogger (7,5%), Facebook (5,4%).
Tra coloro che hanno utilizzato i social network, il 66,7% vi ha aperto almeno un profilo e dunque li utilizza regolarmente: per comunicare con gli amici e per conoscerne di nuovi, con una prevalenza delle ragazze (59%) sui ragazzi (48%).
I nostri teenager sembrano avere la tendenza a rivelare molti dettagli personali: il 74% dichiara di riportare il vero nome nei profili, il 61% “posta” proprie foto, il 57% fornisce l’indirizzo e-mail, il 48% il cognome, il 18% il nome della scuola.
Tali comportamenti a rischio permangono nonostante una buona percentuale di essi sembra percepirlo: in base alla ricerca di Save the Children, il 63% pensa che sarebbe possibile risalire alla propria identità attraverso le informazioni inserite nel proprio profilo e il 25,3% sostiene addirittura che sarebbe molto facile. Quest’ultimo dato raggiunge il 30% nella fascia di età 15-17.
“Questa scarsa tutela della privacy dei minori è preoccupante. La diffusione superficiale dei dati personali può ad esempio renderli identificabili da adulti potenziali abusanti o da coetanei che vogliano esercitare una qualche forma di bullismo”, afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. “Bisognerebbe ridurre al minimo le informazioni che si richiedono in fase di registrazione e fare in modo che i profili dei minori siano resi privati già nelle impostazioni predefinite”.
“Già all’inizio dell’anno, Save the Children aveva stimolato il dibattito tra i fornitori di social network, chiedendo la loro disponibilità per l’istituzione di un tavolo multidisciplinare che coinvolgesse istituzioni, famiglia, media, scuola e alle associazioni per la tutela dei minori, finalizzato alla definizione di misure standard, concordate e adottabili da tutti, che confluiscano in un Codice di Autoregolamentazione per i fornitori di servizi di Social Network. – continua Valerio Neri - . Tra i principali provvedimenti da adottare, la garanzia della privacy del minore e le corrette indicazioni ai ragazzi sulla necessità di non rilasciare informazioni personali, inserire contenuti che possono avere conseguenze sulla loro reputazione o che incoraggiano contatti che possono mettere a rischio la loro sicurezza”.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
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