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Siria: Save the Children, occorre mobilitarsi per fermare l’eccidio dei bambini siriani

“ La notizia relativa alle morti senza senso dei 26 bambini siriani ci lascia sgomenti e indignati. È arrivato il momento di fermare questo eccidio: molti bambini hanno perso la vita e tanti altri vivono quotidianamente sotto la minaccia della violenza, chiusi in casa, tremendamente impauriti da quello che stanno vivendo, e bisognosi di aiuti immediati.”, ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
Molte famiglie che hanno lasciato il paese per rifugiarsi in Libano hanno riferito ai membri dello staff di Save the Children, che sta portando loro assistenza al confine, che ormai la popolazione è allo stremo, senza cibo, acqua e medicine. I bambini, inoltre, sono i più colpititi a livello psicologico dalle violenze a cui stanno assistendo a cui si sommano le difficoltà nell’affrontare la vita quotidiana.
“Il nostro staff al confine, ci riporta quotidianamente il terrore che questi bambini scampati dicono di aver provato, esposti ai bombardamenti e alle sparatorie, molti dei quali sono stati separati dai propri cari o hanno perso i genitori nei combattimenti. Inoltre i bambini hanno dovuto compiere un viaggio pericoloso e ne erano molto impauriti e sono preoccupati per tutti i parenti che ancora sono nel Paese.”, continua Valerio Neri.
La settimana scorsa Save the Children ha lanciato una campagna di sensibilizzazione e mobilitazione volta a fermare le violenze e per assicurare che i bambini in Siria abbiano accesso agli aiuti umanitari.
“Abbiamo bisogno che tutti si uniscano a noi per chiedere la fine immediata delle violenze, in modo da poter portare aiuto immediato ai bambini in Siria”, conclude Valerio Neri.
Save the Children chiede a tutti di unirsi al proprio appello per fermare le violenze in Siria e consentire l’accesso alle organizzazioni umanitarie. Si può condividere l’appello sul proprio profilo facebook o partecipando alla discussione su Twitter (#stopkilling).
Save the Children sta lavorando nelle zone di confine della Siria con il Libano e la Giordania, allestendo aree sicure dove i bambini possano giocare, lavorando con gli insegnanti e le scuole che li accolgono in modo da aiutarli a superare i traumi subiti.