Salviamo i bambini,
nessuno escluso

Due storie per percorrere insieme
un 2018 fatto di grandi dolori,
ma anche di grandi soddisfazioni,
risultati raggiunti e voglia
di andare sempre avanti
nella nostra missione: salvare i bambini

Fawad e Miriam, due ragazzi pieni di sogni e di futuro.
Li dividono seimila chilometri e un destino molto differente...

Un mattino di gennaio Fawad, 24 anni, entra in ufficio, nella sede di Save the Children a Jalalabad in Afghanistan: lo aspetta una giornata di lavoro, perché il suo sogno è aiutare il suo paese a risollevarsi, dare una speranza a tutti quei bambini che vivono in condizioni difficili, fare qualcosa per gli altri.

Qualche mese dopo, in un mattino di quasi primavera Miriam, 17 anni, dopo il lungo viaggio che l’ha portata da San Luca – dove frequenta il nostro Punto Luce - a Roma, si prepara per un incontro indimenticabile: il suo sogno di scrittrice, che le ha fatto pubblicare il primo romanzo a soli 11 anni, sta per ricevere un attestato di merito eccezionale. Miriam attraverserà la Piazza del Quirinale, per andare a ricevere l’onorificenza di Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella.

Una giornata indimenticabile, quella di Miriam, che mentre scrive i suoi romanzi sogna di fare l’astrofisica, nonostante sia nata e cresciuta in un paese dove le opportunità di sviluppo sono poche e anche i sogni a volte sono preclusi. Una giornata di grande gioia e orgoglio anche per noi, una di quelle che danno il senso del lavoro che ogni giorno facciamo nei territori più difficili: vedere fiorire talenti e speranze, anche in luoghi dove spesso i bambini e i ragazzi, le speranze e i sogni li devono mettere da parte troppo presto, come accade a tanti in tutto il Paese.

Questo è ciò che facciamo nei nostri Punti Luce. Sosteniamo i bambini e le famiglie più vulnerabili per far sì che i loro sogni non si infrangano e possano realizzarsi. I Punti Luce che abbiamo aperto dal 2014 sono 24. 24 luoghi fisici dove lavoriamo per combattere la povertà educativa, attraverso attività educative gratuite per bambini tra i 6 e i 16 anni. Come l'accompagnamento allo studio, i laboratori artistici e musicali, il gioco e le attività motorie. Non solo, attiviamo anche le doti educative, piani formativi personalizzati per bambini, bambine e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio socioeconomico.

Per contrastare la povertà educativa, quest'anno, nelle città di Marghera (VE), Sassari e Napoli abbiamo lanciato Futuro Prossimo, il progetto sostenuto dall’impresa sociale con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, rivolto ai giovani dagli 11 ai 17 anni, docenti, genitori e famiglie, nonché scuole, enti pubblici, associazioni e altri soggetti del territorio.

Sempre in Italia abbiamo attivo il progetto Fuoriclasse in Movimento, che ha come obiettivo la realizzazione di attività di prevenzione contro l’abuso e il maltrattamento a scuola, in sinergia con tutti gli attori del territorio.

Nel Movimento sono presenti anche tanti minori e neomaggiorenni stranieri non accompagnati che continuiamo a sostenere attraverso i centri CivicoZero, cercando le soluzioni migliori per una loro inclusione nel tessuto sociale italiano. Nel 2018 abbiamo sperimentato un nuovo approccio nella definizione e individuazione dei percorsi di autonomia rivolti alle ex vittime di tratta nell’ambito del progetto Vie d’Uscita attraverso tirocini flessibili e modulabili per settore produttivo e tempistiche di realizzazione e coerenti con la tipologia di offerta occupazionale presente sul territorio.

A seimila chilometri da San Luca, a Jalalabad, il sogno e la speranza di Fawad, si sono spezzati in quel mattino di gennaio, quando un gruppo armato è entrato nella sede di Save the Children e l’ha tenuta sotto attacco per oltre sei ore. Fawad non ce l’ha fatta, è rimasto ucciso insieme ad altri tre colleghi, mentre stavano lavorando, in un paese dove una guerra ormai dimenticata dai media internazionali continua a fare vittime proprio tra i più giovani, che hanno ancora la speranza di ricostruire l’Afghanistan, uno dei luoghi del mondo dove è più difficile essere bambini e dove i sogni spesso si infrangono contro una realtà crudele. Come è accaduto a Fawad.

Non solo in Afghanistan. Lavoriamo per alleviare le sofferenze dei bambini vittime dei gravi conflitti che infiammano il Medio Oriente, come in Siria, dove è in corso un conflitto caratterizzato da dinamiche prive di ogni rispetto per la vita dei civili; siamo intervenuti in Yemen, uno degli scenari più drammatici del 2018, con oltre 12 milioni di bambini che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria a causa della guerra civile.

Per poterlo fare abbiamo chiesto aiuto a tutti attraverso la firma di una petizione, per alzare la voce sul dramma di questo conflitto e chiedere lo stop dell'esportazione di armi italiane alla coalizione saudita.

E ancora, abbiamo operato a supporto dei profughi Rohingya, in Bangladesh, dove oltre 655 mila uomini, donne e bambini sono fuggiti dalle violenze e uccisioni nello Stato del Rakhine in Myanmar.

Nel corso del 2018 abbiamo risposto a 90 emergenze in 34 Paesi nel mondo, raggiungendo 793.599 persone, concentrandoci sulle emergenze prioritarie in base al drammatico impatto causato sulle popolazioni locali e soprattutto sui bambini, come la crisi alimentare causata dalla siccità nel Corno d’Africa che ha colpito l’Etiopia, la Somalia e il Kenya.

In queste due storie - il nostro fil rouge di questo racconto - è riassunto un anno fatto di grandi dolori, ma anche di tante soddisfazioni, risultati raggiunti e voglia di andare sempre avanti nella nostra missione.

Non ci siamo mai fermati, non abbiamo mai abbandonato il campo, proprio come in Afghanistan, dove a poche settimane da quell'attacco il nostro team era di nuovo al lavoro per portare assistenza e aiuto sul terreno. Senza paura, andando oltre le polemiche e gli attacchi, ma consapevoli che i pericoli del nostro lavoro sono sempre più significativi, che la natura delle crisi umanitarie e dei conflitti in corso rendono ogni giorno più difficile essere sul campo coi nostri interventi, che “esserci” – soprattutto nei territori più difficili – significa affrontare dei rischi in nome di un ideale:

salvare i bambini a qualunque costo.

A qualunque costo e ovunque perché i problemi e i rischi che affrontano i minori sono sempre più spesso senza confini e così devono esserlo le strategie per affrontarli.

Nel 2018 abbiamo portato avanti 291 progetti, di cui 201 orientati allo sviluppo e alla sostenibilità delle popolazioni coinvolte. 291 progetti per 48 Paesi d'intervento, per un totale di 4.929.964 beneficiari diretti raggiunti.

Grazie a tutto ciò enormi progressi sono stati compiuti per il miglioramento dello stato di salute e di diritto dei bambini. Dal 1990, si è dimezzato il numero di bambini che muore prima del quinto compleanno per cause prevenibili; rispetto al 2000, il 42% in più di bambini frequenta la scuola elementare a livello globale e i bambini malnutriti sono diminuiti di oltre un terzo. Questi risultati, frutto di sforzi collettivi, hanno cambiato la vita di milioni di persone, ma non tutti i bambini, a livello globale, hanno potuto godere equamente di questo progresso. Un numero sproporzionato di minori continua a morire per cause prevenibili, troppi bambini ancora non hanno accesso all’educazione o ai servizi di base. È per questo che concentriamo i nostri sforzi sui quei bambini che, per condizione sociale, genere, appartenenza etnica o fattori legati al luogo geografico dove sono nati, sono i più deprivati dei loro diritti: in particolare dell’accesso alla salute, all’educazione e alla protezione.

Nonostante i tanti progressi la condizione dell’infanzia oggi resta drammatica: non possiamo accettare che un bambino su cinque, nel mondo, viva in zone di guerra; non possiamo accettare che vi siano ancora 5,4 milioni di bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno per malattie facilmente curabili e prevenibili; non possiamo accettare che oltre 1 miliardo di minori vedano il loro destino segnato dalla povertà. E non possiamo rimanere a guardare gli oltre un milione di bambini in Italia che vivono in condizioni di povertà assoluta.

Per questo nel nostro Paese, per i più piccini, e per le mamme, Fiocchi in Ospedale è il progetto nato nel 2012 per migliorare il benessere dei bambini nei primi 1.000 giorni di vita attraverso l’offerta di un servizio di bassa soglia per l’ascolto, l’orientamento, l’accompagnamento e la presa in carico di futuri e neo genitori. Si rivolge, in particolare, alle persone che vivono una situazione di grave vulnerabilità sul piano socio-economico, culturale o psicologico e che spesso non trovano una risposta adeguata e tempestiva.

Un'altro progetto per contrastare i fattori che favoriscono l'incremento della povertà minorile e per prevenire il fenomeno della povertà educativa sono gli Spazi Mamme. Luoghi dove accompagniamo i genitori durante le tappe più importanti della crescita dei propri figli e promuoviamo l’inclusione dei bambini tra 0 e 6 anni che vivono una situazione di marginalità, permettendo loro di avere a disposizione gli strumenti adeguati per ogni fase della loro crescita. In italia sono 14, situati nei più grandi ospedali italiani e nelle realtà territoriali che ne necessitano.

Tutto quello che abbiamo realizzato finora è stato possibile grazie alle tante persone che hanno contribuito a supportare i nostri interventi ogni giorno, dandoci fiducia, forza e risorse per portare avanti il nostro obiettivo.

I nostri donatori, singole persone, aziende e istituzioni, sono il motore del nostro lavoro. Noi mettiamo in campo le nostre capacità e professionalità affinché il cambiamento, che i nostri sostenitori e partner auspicano, avvenga nel modo più efficace e sostenibile di cui siamo capaci. Insieme, rappresentiamo una forza che lotta ogni giorno per proteggere i bambini dalle guerre, dagli abusi e dalle malattie e per dare loro le migliori opportunità di futuro. Nel 2018, grazie alla generosità di tutti i nostri donatori, abbiamo raccolto 113,2 milioni di euro, con un incremento del (+1,4%) rispetto al 2017.

Per ogni euro che raccogliamo diamo il massimo. Il 77,5% dei fondi viene destinato ai progetti volti a salvare i bambini a rischio e a garantire loro un futuro, attraverso interventi di sostegno e/o sviluppo; abbiamo anche degli investimenti di raccolta fondi, pari a circa il 19%, che ci consentono di continuare ad ampliare il nostro intervento. Questi investimenti sono una leva fondamentale per procurarsi i fondi necessari per le nostre missioni e garantire la sostenibilità futura dei nostri progetti volti a promuovere miglioramenti significativi e duraturi nelle vite dei bambini. Grazie a questi investimenti, dal 2010, sono più che triplicati i beneficiari raggiunti, passando da 1,5 a 4,9 milioni; facciamo il massimo anche per abbattere i costi di gestione che sono, solo il 2,7% del bilancio.

Le sfide che abbiamo di fronte oggi sono sempre più difficili, in un mondo in continua trasformazione, che a volte sembra andare avanti tornando indietro. I cambiamenti climatici, i conflitti, i movimenti delle popolazioni, i trend demografici, la povertà e le diseguaglianze sociali, le discriminazioni: tutti temi che impattano sul futuro di milioni di persone e in particolare dei bambini. È proprio guardando a tutto questo, che tutti i giorni lavoriamo con passione, professionalità e coraggio, costruendo progetti che siano sostenibili e che possano realmente cambiare la vita dei più piccoli e vulnerabili, da San Luca a Jalalabad, nel rispetto dei territori e delle comunità, dando voce e strumenti ai bambini e ai ragazzi per costruire non soltanto il loro futuro ma quello di ciascuno di noi. Una voce che si sta alzando sempre più forte in tante parti del mondo, che guarda al domani e che chiede agli adulti di prendersi la responsabilità del futuro del pianeta che consegneremo loro. Una voce, quella dei bambini, che deve essere ascoltata e sostenuta.

Cento anni fa, all’indomani del Primo conflitto mondiale, Eglantyne Jebb, la fondatrice di Save the Children, per la prima volta sostenne che i bambini sono titolari di diritti, qualunque fosse la loro provenienza o la loro condizione. La sua azione partì proprio da questo assunto. Denunciò la condizione di milioni di bambini che nel cuore dell’Europa rischiavano di morire di fame e di stenti a causa del blocco alimentare imposto dal governo britannico sui Paesi sconfitti: erano, questi bambini, i figli dei nemici, vittime innocenti dell’indifferenza e dell’immobilismo delle istituzioni, dei nazionalismi e di una opinione pubblica convinta che ciascun Paese debba concentrarsi prima di tutto sui propri bambini senza pensare a quelli degli altri. Eglantyne, armata soltanto di volantini raffiguranti i bambini austriaci malnutriti, per l’utilizzo dei quali venne anche arrestata, riuscì a vincere lo scetticismo e le ostilità diffuse e a far sì che il suo accorato appello raccogliesse le prime donazioni spontanee, perché – diceva – “come esseri umani è impossibile stare a guardare mentre i bambini muoiono di fame senza fare nessuno sforzo per salvarli”.

Da quel momento non abbiamo mai smesso di percorrere la strada tracciata con coraggio, determinazione e ambizione dalla nostra fondatrice, che davanti alla sofferenza di quei bambini non riuscì a voltarsi dall’altra parte e decise di lottare da sola, con tutte le sue forze, cercando di fare breccia nei muri degli egoismi e dei nazionalismi che si ergevano allora nelle società.

È lo stesso spirito che anche oggi, a 100 anni di distanza, continua a guidarci in tutti i nostri interventi nel portare avanti a testa alta la nostra missione, in Italia e in ogni remoto angolo del mondo, perché i bambini sono prima di tutto bambini e nessuno di loro, non importa chi sia o da dove provenga, deve essere più dimenticato e lasciato indietro.

Credits: Jonathan Hyams, Zubair Shairzay, Luigi Fasanelli, Evan Schuurman, Arianna Massimi, Francesca Leonardi, Francesco Alesi, Thomas Gustafian per conto di Save the Children