Come la carenza di pediatri minaccia il diritto alla salute dei bambini
I pediatri sonoi registi di quelle “cure che nutrono”, indispensabili per garantire alle bambine e ai bambini una piena tutela del diritto alla salute intesa come benessere globale, equilibrio e felicità.
Tuttavia in Italia esiste un problema molto rilevante: una grave carenza di medici e pediatri di base, che impedisce un tempestivo accesso alla sanità territoriale e causa un sovraccarico dei pronto soccorso pediatrici.
la Carenza di pediatri e i rischi per il diritto alla salute dei bambini
Le ripercussioni di questa carenza di medici e pediatri, sulle possibilità di accesso alle cure sono molto gravi: spesso i pediatri disponibili sono molto distanti dall’abitazione, costringendo i genitori a lunghi percorsi o a doversi assentare dal lavoro per intere giornate, i tempi per ricevere una visita si allungano moltissimo (anche in presenza di sintomi potenzialmente a rischio come disturbi respiratori in bambini molto piccoli) mentre i tempi della visita si restringono al minimo indispensabile e diventa difficile approfondire la conoscenza del paziente e quindi di rilevare eventuali e preziosi indicatori di rischio sia sanitari che sociali.
Tutte queste ripercussioni si traducono in una grave limitazione del diritto alla salute per i minori, specialmente per quelli che appartengono a famiglie con difficoltà economica o in situazione di marginalità sociale.
PEDIATRI DI BASE: LA SITUAZIONE IN ITALIA
Secondo recenti studi, in Italia oltre il 79% dei pediatri ha più di 23 anni di professione: presto molti professionisti andranno in pensione e non si riuscirà a garantire un ricambio. Già oggi la situazione è critica, contro una disposizione ottimale di 800 assisti per pediatra, la media italiana è di 966, con punte di oltre 1000 assistiti in regioni come la Lombardia. Molte famiglie non riescono a perfezionare l’assegnazione del pediatra di libera scelta o a mettercisi in contatto quando necessario e ricorrono, in maniera impropria, alle cure dei pronto soccorso.
Molti pediatri si dedicano con impegno alla propria professione, con competenza e con molta disponibilità, rispondendo alle richieste dei genitori anche nei giorni festivi o la sera tardi e effettuando visite a domicilio anche fuori dagli orari di lavoro. Tuttavia, la tutela di un diritto fondamentale come quello alla salute non può essere affidato alla buona volontà e alla disponibilità di singoli professionisti, ma va garantito con un’organizzazione capillare, con servizi accessibili, e con la disponibilità di tempi adeguati, non solo a gestire un’emergenza, ma a condurre un’osservazione costante e approfondita dei bisogni della bambina o del bambino. Perché il diritto alla salute non è solo il diritto di guarire.
Se volessimo fare il gioco “ce l’ho-mi manca”, tra le città di Milano e Sassari, una delle prime somiglianze a balzare agli occhi è proprio quella riguardante la carenza di pediatri di libera scelta, come ci raccontano Marta Falanga di Fondazione Archè Milano e Mary Tanda di UISP Sassari, collaboratrici nei nostri progetti Fiocchi in Ospedale.
Carenza di pediatri a Milano: l’esperienza di Marta Falanga
Dopo il periodo dell’emergenza pandemica, ci racconta Marta Falanga, Responsabile Area Prossimità Ospedali di Fondazione Arché Onlus-Milano, l’assenza di medici si sta definendo con sempre maggiore prepotenza come una delle più grandi emergenze in ambito sanitario. Attualmente, in Lombardia ogni pediatra di famiglia ha in carico più di 1100 piccoli pazienti, ed è proprio a Milano che la situazione si manifesta con particolare gravità.
Le prospettive future, poi, sono, se possibili ancora più buie. Una stima della Federazione Italiana delle Associazioni e Società Scientifiche dell’Area Pediatrica (Fiarped), mostra come nei prossimi anni quasi il 50% dei pediatri che andranno in pensione non sarà sostituito.
Nella nostra esperienza di lavoro quotidiano a fianco di bambine e bambini, vediamo ogni giorno come i pediatri, oberati di lavoro, sono irraggiungibili al telefono, non riescono a garantire visite tempestive nemmeno per verificare situazioni di possibile gravità – non parliamo di situazioni considerate poco urgenti come i malanni di stagione – hanno poco tempo da dedicare a ciascuna visita, non dispongono di tempo per informare le famiglie sulle diagnosi ed assicurare loro un adeguato follow up sulle terapie, lasciando così spesso allo sbaraglio le famiglie, che finiscono per rivolgersi al pronto soccorso.
Carenza di medici e ricorso al pronto soccorso pediatrico: l’esperienza di Mary Tanda a Sassari
Fino a qualche mese fa, ci racconta Mary Tanda, coordinatrice per UISP Sassari del progetto Fiocchi in Ospedale nel distretto di Sassari, come già in altre parti d’Italia, mancavano all’appello parecchi pediatri a causa di numerosi pensionamenti, e non si riuscivano a coprire le necessità sanitarie di molti bambini del territorio sassarese. Ad oggi, solo nella città di Sassari, sono stati assegnati quattro nuovi pediatri, ma la situazione non si è risolta del tutto poiché tutti i nuovi medici assegnatari hanno raggiunto in brevissimo tempo il tetto massimo di assistiti.
Una criticità legata a questo aspetto, segnalata da diverse mamme in carico al progetto di Fiocchi in ospedale, è il fatto che alcuni pediatri sovraccarichi di utenti non riescono ad accogliere i bambini in ambulatorio, somministrano terapie telefonicamente o non rispondono proprio al telefono, preferendo la comunicazione via chat.
In quest’ultimo caso i genitori si vedono costretti a portare i propri figli in pronto soccorso pediatrico anche per problemi di salute che non richiederebbero urgenza, ma la paura di non saper gestire la difficoltà li spinge ad andare in ospedale. La soluzione ideale sarebbe quella di aumentare il numero dei pediatri cosi che si possa soddisfare la richiesta delle famiglie sia nella città di Sassari che negli altri paesi del nord Sardegna che ancora continuano a soffrire di questa carenza.
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