Siria: bambino di 6 anni vittima delle inondazioni nel nordovest della Siria

Un bambino di sei anni ha perso la vita e più di 20 mila minori sono stati costretti a fuggire dalle proprie abitazioni in seguito alle violente inondazioni che stanno colpendo il nordovest della Siria, è l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Secondo l’Organizzazione, almeno 41.200 persone sono state coinvolte nella forte tempesta che lunedì scorso ha causato l'inondazione nella zona a nord di Idlib e a ovest di Aleppo, la maggior parte delle quali hanno già alle spalle anni di fughe per un conflitto in corso ormai da quasi dieci anni. Almeno 62 campi e 2.558 tende sono state danneggiate o distrutte dalla tempesta, che ha spazzato via i pochi beni in possesso delle popolazioni sfollate. Decine di migliaia di persone hanno cercato riparo dalla tempesta nelle scuole e nelle moschee. Altri sono stati costretti a dormire all’aperto la scorsa notte, con temperature sotto lo zero.

Inoltre, la tempesta ha provocato danni a due scuole, aggravando i timori per l'istruzione in un'area dove, secondo i partner di Save the Children sul campo, quasi il 50% degli studenti non va più a scuola dalla scorso marzo in seguito all’esplosione della pandemia di Covid-19. I due centri di apprendimento temporanei, al momento chiusi, erano gestiti dai partner di Save the Children ATAA e Syria Relief nei campi di Idlib.

"Qui nel campo le nostre tende sono allagate. C'è del fango e il terreno si è trasformato in una palude. Non possiamo né muoverci né lasciare le nostre tende. Vogliamo uscire a prendere il pane, ma non possiamo. Non abbiamo niente, siamo senza riscaldamento. Fa freddo e le piogge sono molto forti. Ci riscaldiamo attorno al fuoco che accendiamo con la legna che ci viene data, ma non basta”, racconta Mazen*, 10 anni, che vive in un campo nel nord di Idlib.

In una regione, la Siria nordoccidentale, dove oggi si contano oltre 1,5 milioni di sfollati, gli eventi climatici estremi di quest'inverno stanno mettendo ulteriormente a repentaglio la vita di intere famiglie già gravate da dieci anni di conflitto e di sfollamento e che si trovano ad affrontare anche le conseguenze del Covid-19, che si è diffuso in modo incontrollato in tutta l’area.

"Sono dovuto fuggire dalla zona rurale a sud di Idlib un anno e quattro mesi fa. Combattiamo sempre con gli stessi problemi: piogge abbondanti che causano inondazioni, fango che scorre e terreni che diventano paludi. Una tenda è stata completamente allagata, così l'abbiamo circondata di sabbia per evitare che l’acqua continuasse a entrare e siamo riusciti a sistemarla alla meglio. Siamo alla disperata ricerca di qualsiasi cosa che possa riscaldarci: benzina, legna, qualsiasi cosa.  Ma in una situazione come quella in cui troviamo, la maggior parte delle persone non possono permettersi di pagare per il riscaldamento", è la testimonianza di Ayman*, 30 anni.

Anche centinaia di altri campi in tutta l'area sono diventati di difficile accesso, impedendo così a migliaia di famiglie di ricevere gli aiuti umanitari salvavita di cui hanno bisogno.

"La notizia della morte di un bambino ci riempie di tristezza. Un’altra vita spezzata in quasi dieci anni di sofferenza per il popolo siriano – ha affermato Sonia Khush, Direttrice degli interventi di Save the Children in Siria - Migliaia di famiglie non potranno riprendersi da questa tempesta per molto tempo. Molte hanno perso tutto ciò che avevano e per cui avevano dovuto lavorare duramente e i bambini non sanno dove passeranno la notte”.

“Chiediamo con urgenza che i soccorsi per i bambini e per le famiglie nelle zone colpite vengano intensificati e che sia facilitato l'accesso umanitario attraverso il confine. Rivolgiamo un appello a tutte le parti in conflitto per un accordo che risparmi migliaia di persone dalla sofferenza", ha proseguito Sonia Khush.

Save the Children e i suoi partner sul terreno sono impegnati nella distribuzione di aiuti umanitari essenziali, ma non sono riusciti a raggiungere tre dei campi della zona perché le strade si sono trasformate in vere e proprie paludi. Anche i campi in cui un altro partner dell’Organizzazione, Violet, è impegnato nei servizi di vaccinazione al momento risultano irraggiungibili e tagliati fuori dai soccorsi.  

In un contesto già duramente colpito dall’inflazione e dagli effetti della pandemia, le inondazioni sono destinate ad aggravare le necessità della popolazione, sottolinea Save the Children, che in questo momento ha disperato bisogno di cibo, riscaldamento, tende, materassi, coperte, benzina e mezzi di trasporto. I partner dell’Organizzazione hanno già iniziato a pianificare la loro risposta per fornire kit per impermeabilizzare le tende e riparare le reti di drenaggio dell'acqua intorno al campo.

*nomi di fantasia per proteggere l’identità delle persone intervistate

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