In vista della discussione in Aula alla Camera sulla proposta di legge che modifica le norme sulla cittadinanza italiana, attualmente all'esame della Commissione Affari Costituzionali, Save the Children - l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro - lancia un appello alla responsabilità dei deputati e dei senatori perché si giunga senza ulteriori indugi all’approvazione della legge entro questa legislatura.
L’attuale legge sulla cittadinanza del 1992 di regola non prevede che le bambine e i bambini figli di genitori stranieri, nati in Italia o giunti nel nostro Paese, possano acquisire la cittadinanza italiana prima della maggiore età. Questo significa - per bambini e bambine che hanno genitori stranieri e che sono nati o sono giunti in Italia da piccoli - dover vivere gli anni decisivi della crescita condividendo con i compagni di scuola tutti gli interessi, le passioni e l’attaccamento alla propria comunità locale senza essere considerati “italiani” a tutti gli effetti, a causa di una legge ormai superata nei fatti.
Come sottolinea Save the Children, secondo i dati relativi all’anno scolastico 2019/2020 frequentano le scuole italiane più di 877mila alunni con cittadinanza non italiana, quasi 20mila in più rispetto all’anno scolastico precedente, che rappresentano il 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Il 57,4% di loro, presenti nel sistema di istruzione, si concentra nel primo ciclo. Si osserva inoltre che, dopo una fase di rallentamento[1], negli ultimi quattro anni scolastici (dal 2016/2017) il numero di alunni con cittadinanza non italiana ha ripreso a crescere, mentre diminuiscono gli studenti italiani[2].
“Assicurare che si sentano pienamente cittadini della comunità in cui crescono è fondamentale per garantire ai bambini e alle bambine – oggi stranieri solo per le anagrafi – una piena condivisione dei diritti e delle opportunità dei loro coetanei. La discussione del disegno di legge di modifica alle norme sulla cittadinanza in Parlamento è una occasione che non può essere mancata”. ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-EU di Save the Children.
L’Organizzazione sottolinea anche che, secondo i dati[3], sono sempre di meno le scuole non coinvolte nel fenomeno migratorio (il 17,9% del totale delle scuole italiane) e sempre più numerose quelle con il 30% e oltre di alunni con origine immigrata (+0,4% rispetto all’a.s. precedente). Tra gli alunni con origine migratoria i nati in Italia sono aumentati di 20mila unità, raggiungendo il 65,4% di essi (570mila presenze). Le quote più alte si ritrovano tra i più piccoli, nelle scuole dell’infanzia, dove la percentuale sale all’82%[4].
La maggioranza degli studenti con origine migratoria si concentra nelle regioni settentrionali (65,3%), seguono le regioni del Centro (22,2%) e del Mezzogiorno (12,5%). La Lombardia è, da sempre, la prima regione per numero di alunni stranieri con oltre 224mila presenze (25,6% delle presenze totali in Italia). La provincia italiana con il più alto numero di alunni stranieri è Milano (quasi 80mila), seguita da quelle di Roma (più di 64mila) e di Torino (quasi 40mila)[5].
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[1] Periodo preso in esame relativo agli anni scolastici 2014/2015 e 2015/2016 nei quali la percentuale non è cresciuta (9,2%) per poi riprendere a crescere fino al 10,3% del 2019/2020
[2] Fonte dati Ministero Istruzione, elaborazione XXVII Rapporto sulle migrazioni 2021 di Fondazione ISMU, pubblicato nel 2022: https://www.ismu.org/xxvii-rapporto-sulle-migrazioni-2021-comunicato-stampa-11-2-2022/
[3] Ibidem. Dati riferiti all’anno scolastico 2019/2020
[4] Ibidem
[5] Ibidem