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Medio Oriente: si espande l’epidemia di colera nell’area. In Libano i casi sono quasi raddoppiati in una settimana


L’Organizzazione chiede ai donatori di mobilitare ulteriori finanziamenti per affrontare l'epidemia che, senza misure di controllo e contenimento adeguate e appropriate, potrebbe estendersi ai Paesi vicini, e per limitarne l'impatto sui bambini.
 

Mentre in Siria si diffonde la prima grande epidemia di colera in oltre un decennio, migliaia di bambini nei Paesi vicini sono a rischio di contrarre la malattia mortale. I casi registrati in Libano sono quasi raddoppiati dalla scorsa settimana. È quanto denuncia Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro.

La carenza di vaccini contro il colera a livello mondiale potrebbe aggravare l'epidemia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha infatti recentemente annunciato che la vaccinazione standard a due dosi sarà temporaneamente sospesa per consentire l'utilizzo delle dosi disponibili in un maggior numero di Paesi.

Il 6 ottobre scorso, nel governatorato rurale settentrionale di Akkar in Libano, è stato registrato il primo caso [1]  dal 1993. Secondo il Ministero della Sanità pubblica, attualmente ci sono 803 casi sospetti e confermati e si contano almeno 11 decessi. I bambini sono i soggetti più a rischio, tanto che i minori di 14 anni rappresentano più del 50% dei casi.

Mentre il Paese è alle prese con una crisi socio-economica senza precedenti - che ha fatto sprofondare tre quarti della popolazione nella povertà, con frequenti interruzioni di corrente e una crisi di liquidità che sta peggiorando le condizioni di vita di milioni di persone - il costo dell'acqua in bottiglia è aumentato da tre a cinque volte rispetto all'anno scorso e conseguentemente la popolazione è costretta per sopravvivere a fare affidamento su fonti idriche non sicure. Anni di investimenti insufficienti nelle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie hanno inoltre reso i sistemi e i servizi poco attrezzati per far fronte alla situazione.

Il Libano condivide un lungo confine con la Siria [2] dove il numero di casi di colera sospetti e confermati continua ad aumentare. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, al 15 ottobre [3] sono stati segnalati 20.014 casi sospetti e confermati 75 decessi in tutti i 14 governatorati della Siria.

L'epidemia di colera in Siria - rileva Save the Children - è probabilmente iniziata a causa del consumo da parte delle comunità di acqua contaminata e di cibo irrigato dal fiume Eufrate, che sta registrando livelli idrici storicamente bassi, principalmente a causa della peggiore siccità in Siria degli ultimi decenni.

"Sono molto preoccupata che i miei figli possano contrarre il colera. Cerco di comprare loro acqua minerale in bottiglia ma è molto costosa per noi, soprattutto perché siamo una famiglia sfollata con mezzi molto limitati. Spero che l'acqua diventi sicura per noi e per i nostri figli", ha raccontato Nadia* che vive a Raqqa, in Siria, madre di cinque figli, due dei quali si sono ammalati in precedenza di diarrea e infiammazione intestinale dopo aver consumato acqua contaminata.

"Ci aspettiamo che il colera continui a diffondersi se non vengono prese misure adeguate. Milioni di persone per il loro fabbisogno idrico dipendono dal fiume Eufrate. Viene utilizzato anche per la coltivazione e l'irrigazione delle colture", ha dichiarato Hamdan Alsallan, responsabile dell'area di Save the Children a Raqqa, nel nord-est della Siria.

Nel frattempo, in Iraq i casi di colera quest’estate sono saliti fortemente raggiungendo gli 865 casi confermati. Le persone sfollate all'interno del Paese sono state particolarmente colpite dall'epidemia, che si ritiene sia stata causata da verdure irrigate con acqua di fogna, a causa della siccità dei fiumi principali. L'epidemia ha colpito prevalentemente il nord del Paese. Tuttavia, poiché la prolungata siccità continua a colpire i sistemi di irrigazione, si teme una nuova epidemia di colera nelle prossime settimane. Gli spostamenti di persone attraverso i confini potrebbero accelerare una potenziale epidemia.

I cambiamenti climatici, la mancanza di cibo e di accesso ai servizi sanitari hanno lasciato milioni di bambini in Paesi come Iraq, Libano e Siria in cattive condizioni di salute. Sono loro i più vulnerabili alla diffusione di questa malattia, prevenibile ma che probabilmente continuerà a diffondersi nei Paesi con sistemi sanitari e idrici a rischio.

Si teme anche una potenziale epidemia di colera nella vicina Giordania [4] dove le autorità hanno adottato misure di prevenzione ai confini con l'Iraq e la Siria, tra cui la sorveglianza del colera e il controllo degli alimenti che entrano nel Paese. Nel campo profughi di Za'atari, dove circa la metà della popolazione è composta da bambini, Save the Children, in collaborazione con l'UNHCR, sta dando priorità alle attività di educazione alla salute e all'igiene della comunità che vi risiede.

"La diffusione di questa malattia potrebbe essere una catastrofe per la regione, dove le infrastrutture mediche e igieniche sono già fragili. I bambini sono particolarmente vulnerabili alle epidemie di colera. In Siria, quasi il 35% dei casi riguarda persone di età inferiore ai 10 anni. L'infezione da colera può avere un impatto molto negativo sulle donne incinte e sui bambini sotto i 5 anni, che già soffrono per altre malattie, malnutrizione e mancanza di accesso ad un'assistenza sanitaria di qualità”, ha dichiarato il dottor Ibrahim Shihab, consulente sanitario di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l'Europa orientale.

"Senza misure di controllo e contenimento adeguate e appropriate potremmo vedere l'epidemia estendersi ai Paesi vicini. Chiediamo ai donatori di mobilitare ulteriori finanziamenti per affrontare l'epidemia e limitarne l'impatto sui bambini", ha aggiunto.

Per ulteriori informazioni:
Tel. 06-48070063/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it



[1] In Libano - dove il 19 ottobre, il Ministero della Sanità Pubblica ha registrato 169 casi confermati e una settimana dopo, il 25 ottobre, i casi confermati sono saliti a 305 - Save the Children, in sinergia con i partner locali, sta rispondendo all’emergenza con il Piano interagenzie di prevenzione, preparazione e risposta al colera. L’Organizzazione lavora per garantire che i bambini nelle scuole e nelle comunità siano protetti da possibili epidemie legate all'acqua, abbiano accesso ad acqua sicura, servizi igienici e che il loro benessere sia preservato. Ciò include messaggi di sensibilizzazione, promozione dell'igiene sanitaria nelle scuole e distribuzione di sapone, kit per l'igiene e pastiglie per la clorazione per le comunità sostenute oltre a fornire supporto per soluzioni sostenibili come i sistemi UV a energia solare per la pulizia dell'acqua.

[2]  In Siria, il ripristino dei servizi di base – tra cui l'acqua potabile e i servizi igienici - è fondamentale per aiutare le comunità a riprendersi dall'impatto del conflitto. Il piano di risposta di Save the Children prevede la clorazione dell'acqua una volta ripristinata, il monitoraggio della qualità dell'acqua, la distribuzione di kit igienici e di pulizia e la promozione dell'igiene.

[3]  Tra il 25 agosto e il 15 ottobre sono stati segnalati 20.014 casi sospetti, tra cui 75 decessi. Fonte: Relazione sulla situazione dell'epidemia di colera in tutta la Siria n. 4 - Pubblicata il 23 ottobre 2022 

[4]  In Giordania, Save the Children e l'UNHCR gestiscono un programma sanitario comunitario nel campo profughi di Za'atari, che copre il 100% della popolazione. Attraverso visite a domicilio e attività di mobilitazione della comunità condotte da operatori sanitari formati, Save the Children aiuta a prevenire e identificare varie condizioni di salute che richiedono cure mediche. I pazienti vengono poi trasferiti nelle strutture sanitarie per ricevere i servizi e le cure necessarie e vengono aiutati a partecipare agli appuntamenti di follow-up.