Sudan: mamme e bambini affamati in fuga da El Fasher sotto attacco

Dopo aver camminato per quattro giorni per sfuggire alla violenza crescente a El Fasher, le madri, arrivate a Tawila con un disperato bisogno di aiuto, hanno raccontato a Save the Children i loro viaggi strazianti, attaccate da uomini armati in motocicletta e alcune derubate lungo il tragitto.
Le donne che sono riuscite a fuggire con i propri figli mentre infuriavano i combattimenti hanno percorso i 70 km che separano El Fasher da Tawila senza né cibo né acqua e ora dipendono dagli aiuti umanitari, che erano già insufficienti prima dell'ultima escalation di violenza nel Darfur settentrionale.

Hanno raccontato allo staff di Save the Children di come siano state attaccate durante il pericoloso viaggio da uomini armati, alcune hanno assistito all'uccisione dei propri vicini e dei parenti, altre sono state derubate dei propri averi.
La città di El Fasher è sotto assedio da oltre 500 giorni. Domenica media e fonti locali hanno riportato di gravi atrocità mentre le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno preso il pieno controllo della città, dove gli operatori umanitari lavorano in condizioni di estremo rischio.
Le agenzie umanitarie, in una dichiarazione congiunta rilasciata questa settimana, hanno avvisato dell'imminente catastrofe a El Fasher e hanno chiesto l’accesso degli aiuti umanitari e commerciali e un passaggio sicuro e senza ostacoli per i civili che desiderano lasciare la città.
Più di 260 mila persone – tra cui circa 130 mila bambini – rimangono intrappolate nella città, costrette a sopportare condizioni simili alla carestia, il collasso totale dei servizi sanitari e l'impossibilità di trovare una via di fuga sicura. 

Secondo le Nazioni Unite, circa 26 mila persone sono fuggite da El Fasher. I canali di comunicazione rimangono interrotti, ma fonti attendibili riferiscono di esecuzioni sommarie di civili che tentavano di fuggire, attacchi alle vie di fuga e raid casa per casa.
"A El Fasher abbiamo affrontato grandi difficoltà e circostanze estreme. Abbiamo perso i nostri familiari, i nostri vicini, abbiamo perso tutti. Abbiamo camminato per quattro giorni da El Fasher. Lungo la strada abbiamo incontrato un gruppo di motociclisti che hanno preso i nostri bagagli e hanno gettato i nostri vestiti e gli effetti personali, spargendo tutto lungo la strada. Mi hanno preso i soldi e persino il telefono. Sono stata picchiata e mi fa ancora male l'orecchio. Hanno picchiato anche altre persone e le hanno malmenate davanti a noi. Hanno ucciso delle persone e ci hanno insultato pesantemente. Eravamo così affamati e assetati. Da quando siamo arrivati qui c'è da mangiare. Ieri notte ci hanno dato la cena all'una di notte e stamattina ci hanno dato la colazione presto” ha raccontato Saadiya*, madre di tre figli, originaria di El Fasher. 
Un’altra donna, Awatif*, madre di sei figli, originaria di El Fasher, è fuggita con i suoi sei figli e il marito. Ha raccontato che non c'era cibo e che sono sopravvissuti grazie all'umbaz (mangime per animali) e al porridge a base di mais o farina. "Abbiamo nascosto i bambini nelle trincee e durante gli attacchi ci siamo rifugiati in edifici abbandonati. Dopo di che, abbiamo mangiato solo umbaz (mangime per animali). Abbiamo dei figli all'estero che ci mandavano dei soldi [anche se] i soldi che ci mandano, indipendentemente dalla somma, quando hai tanti figli da sfamare, non bastano" ha detto Awatif*.

Save the Children ha rapidamente intensificato le operazioni, fornendo riparo, cibo, acqua e servizi per l'igiene personale, ma ha chiesto un rapido aumento dei finanziamenti per soddisfare le crescenti esigenze.

"La crisi nel Darfur settentrionale sta degenerando in una catastrofe umanitaria che il mondo non può permettersi di ignorare. Fonti attendibili riferiscono di esecuzioni sommarie, uccisioni di civili porta a porta e famiglie disperate intrappolate in un assedio sempre più stretto senza via d'uscita. I bambini muoiono di fame, gli ospedali sono stati chiusi o distrutti e chi cerca di fuggire va incontro a violenze estreme e pericoli inimmaginabili. Centinaia di migliaia di bambine e bambini sono esposti al rischio immediato di violenza, fame e malattie. Chiediamo con urgenza a tutte le parti di concordare un cessate il fuoco, rispettare il diritto internazionale umanitario e consentire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, garantendo la sicurezza dei civili e degli operatori umanitari” ha dichiarato Francesco Lanino, Vicedirettore dei programmi e delle operazioni di Save the Children in Sudan.

Da quando è iniziato l'assedio di El Fasher nell'aprile 2024, Save the Children ha notevolmente intensificato la sua risposta umanitaria a Tawila e Jabal Marra, nel Darfur centrale e settentrionale. L'Organizzazione ha raggiunto oltre 224 mila sfollati interni in fuga dalla violenza e dall'insicurezza, fornendo sostegno alle famiglie appena arrivate, alle comunità ospitanti e alle popolazioni colpite dal conflitto. A Tawila e in tutto il Darfur settentrionale, Save the Children gestisce quattro strutture sanitarie e una piattaforma sanitaria mobile in espansione, mentre a Jabal Marra gestisce sette strutture sanitarie e tre cliniche mobili.  

*I nomi sono stati cambiati per proteggere l’identità degli intervistati

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