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Tratta e sfruttamento: Save the Children, in Italia il più alto numero di vittime, 2.400 a fronte delle 9.500 in Europa. Molti i minori: ragazze dall’Est Europa e Nigeria ma anche ragazzi egiziani

Coinvolti in sfruttamento sessuale, lavorativo, accattonaggio e attività illegali

Alla vigilia della Giornata in ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione l’ong diffonde il dossier “I piccoli schiavi invisibili 2013”

Si calcolano in 20,9 milioni le vittime di lavoro forzato nel mondo[1]. Di esse un numero non quantificabile ma importante è costituito dalle vittime di tratta[2] - donne adulte e minorenni soprattutto  - sradicate dai paesi di origine per essere sfruttate a livello sessuale, lavorativo ma anche in accattonaggio forzato, attività illegali, per l’espianto di organi.

Un fenomeno che non conosce crisi  - si stima che alle organizzazioni criminali e mafiose frutti milioni di dollari, spesso reinvestiti in armi e droga - e in crescita sia in Europa che in Italia.

In Europa risultano oltre 9.500 nel 2010 le vittime accertate e presunte di tratta, di cui il 15% minori (il 12% ragazze ed il 3% da ragazzi), con un incremento pari al 18% nel triennio 2008-2010[3].
Le principali forme di sfruttamento sono: sessuale (62 %), lavoro forzato - in edilizia, agricoltura, commercio, attività domestiche (25 %) - altre forme di  sfruttamento (14 %) come accattonaggio, attività illegali, prelievo di organi. Romania, Bulgaria, Nigeria e Cina i principali paesi di provenienza.

L’Italia è il Paese dove è stato segnalato il maggior numero di vittime, pari a quasi 2.400 nel 2010, con un calo rispetto alle 2.421 del 2009 ma un notevole aumento rispetto alle 1.624 del 2008[4].

Tra i minori, le vittime sono per lo più ragazze, sfruttate principalmente nella prostituzione e provenienti dall’Est Europa o dalla Nigeria ma cominciano ad affiorare evidenze anche di sfruttamento nel lavoro di ragazzi (egiziani, cinesi) mentre fenomeni di tratta e grave sfruttamento riguardano anche minori provenienti per lo più dalla Romania e in particolare di origine Rom, coinvolti in circuiti di prostituzione, accattonaggio, attività illegali. A rischio di sfruttamento e tratta sono poi i numerosi i minori stranieri non accompagnati che sono “in transito” nel nostro paese, come gli afgani.

Sono queste alcune delle principali evidenze dell’edizione 2013 del dossier “I piccoli schiavi invisibili”[5], diffuso oggi da Save the Children, alla vigilia della Giornata in ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione (23 agosto, ndr).

“Non possiamo chiudere gli occhi davanti al fatto che a tutt’oggi centinaia di migliaia di esseri umani sono costretti a vivere in uno stato di sfruttamento estremo. Si tratta di adulti ma anche di moltissimi adolescenti e bambini. “Piccoli schiavi invisibili”  in situazioni di forte emarginazione sociale, talvolta appesantiti dai debiti contratti dalle famiglie, che non vedono alternative e vie di fuga dalla loro condizione e che con la loro sofferenza alimentano un mercato fiorente, in mano ai circuiti criminali e alle mafie ”, commenta Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children.

“L’Italia non è immune da questo terribile fenomeno, anzi risulta essere prima in Europa per numero di vittime, tra cui molti minori. Questo deve spingerci a rafforzare le reti di protezione e le azioni di contrasto, occorre intensificare gli interventi delle istituzioni e allo stesso tempo fare crescere la consapevolezza civica su questa realtà”, prosegue Raffaela Milano.

“La tratta e lo sfruttamento di minori è un fenomeno ancora largamente sommerso e i dati ufficiali descrivono  la punta di un iceberg”, spiega Carlotta Bellini, Responsabile Area Protezione Minori Save the Children.
 

La tratta a scopo di sfruttamento sessuale

Molte delle minori vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale restano invisibili a causa della forte mobilità sul territorio, o perché spostate nei circuiti indoor (appartamenti, locali notturni, centri massaggi) o perché dotate di documenti che ne attestano false generalità, come, per esempio, la maggiore età. Sono per lo più ragazze, tra i 16 e i 18 anni, provenienti dalla Nigeria o dalla Romania (talvolta di etnia Rom), in misura minore da Ungheria, Bulgaria, Brasile, Albania, Cina, Burkina Faso. Vengono costrette a cambiare spesso città e addirittura paese - Francia, Olanda,  Austria, Germania, Spagna - con tempi di permanenza da una e tre settimane.

Provengono da famiglie molto povere o disfunzionali - con problemi di violenza, alcool - oppure da orfanotrofi. L’assoggettamento allo sfruttatore - esercitato in modo più o meno diretto (a volte quest’ultimo delega il controllo a una donna più giovane che sta con le ragazze) - è governato dal ferreo ricatto economico: le somme che le giovani debbono “restituire” a fronte del trasferimento dai paesi di origine e del lavoro giornaliero, sono imponenti: fino a 50 mila euro.

Meno diffuso rispetto a quello femminile è lo sfruttamento sessuale maschile: nella Sicilia orientale, nelle Marche e Abruzzo e in alcuni territori della Campania e del Lazio è stata segnalata la presenza del fenomeno di prostituzione tra minori di origine rom e minori del Maghreb e dell’Africa Subsahariana. A Napoli, i minori di origine rom (sia maschi che femmine) sono spesso contemporaneamente vittime di diverse forme di sfruttamento: sessuale, accattonaggio, economie illegali. Inoltre, lo sfruttamento nell’accattonaggio in alcuni casi viene usato anche come strumento di aggancio con i “clienti” della prostituzione maschile.

Lo sfruttamento lavorativo: i minori egiziani e cinesi

“Ancora più invisibile è il fenomeno dello sfruttamento o del potenziale rischio di sfruttamento lavorativo, di giovani maschi, soprattutto non accompagnati”, spiega ancora Carlotta Bellini.


Si stima che siano 30.000 i minori in Italia coinvolti in lavori pericolosi per la loro salute, sicurezza o

integrità morale[6]. Fra di essi ci sono sia ragazzi italiani che minori di origine straniera, soprattutto egiziani. Giovani tra i 13 e i 16 anni sfruttati principalmente nel settore commerciale (frutterie, bar, ristorazione, panifici, mercati generali).

“Nelle frutterie il lavoro può cominciare alle 5 del mattino e il <> controlla l’orario effettivo

di arrivo chiedendo al minore di fare uno scontrino da 1 centesimo alla cassa del negozio all’apertura”, spiega Carlotta Bellini. “I ragazzi si fermano in negozio anche dopo la chiusura, almeno fino alle 23.00, per pulire e ordinare il locale. Il tutto per 150-200 euro a settimana. Se non hanno soldi per pagare un affitto dormono sul pavimento, altrimenti, spesso, è il proprietario del negozio che affitta anche un posto letto nella propria abitazione.
Nei mercati scaricano o caricano i camion e trasportano le cassette: per un carico di 12 pallet, ci vogliono 2 ore di lavoro e si guadagnano 10 euro. Per ogni cassetta riempita invece entrano 0,50 centesimi[7]. Se lavorano ai mercati generali tutto il giorno e non hanno soldi o modo di pagare un affitto si fermano ai mercati e dormono nei camion”.

Gli operatori interpellati da Save the Children hanno messo in evidenza anche il coinvolgimento nel lavoro di minori di origine cinese. Benché poche, si registrano alcune evidenze di una lorom presenza accanto ad adulti in attività tessile o di conceria delle pelli, in condizioni talvolta malsane e con la difficoltà di proseguire la scuola.

I minori in transito: i minori afgani

In genere arrivano via mare e per una breve permanenza nel nostro paese: 5-8 giorni per poi riprendere il cammino verso il Nord Europa, la meta tanto attesa e finale di un lunghissimo viaggio iniziato in Afganistan o Iran e gestito da trafficanti (smugglers). Lungo il viaggio i ragazzi afgani si fermano per lavorare e guadagnare i soldi necessari al prosieguo del tragitto. Mesi, a volte anni, di permanenza  in Turchia o Grecia, dove fanno lavori come domestici, muratori, sarti, tessitori di tappeti, in condizioni prossime alla schiavitù. Talvolta si prostituiscono anche. In Italia al momento non risultano evidenze di un loro sfruttamento ma il rischio che esso si verifichi è reale ed è dovuto alle condizioni di invisibilità in cui decidono di stare, per evitare il foto-segnalamento da cui conseguirebbe l’impossibilità di proseguire il loro viaggio in Europa, in base alle attuali prassi europee per i richiedenti asilo.

Le raccomandazioni di Save the Children

“Come emerge dal dossier I piccoli schiavi invisibili di Save the Children, la tratta e lo sfruttamento di minori sono un fenomeno di difficile emersione e diversificato”, commenta ancora Raffaela Milano. “Per tutelare le vittime, è necessario lavorare almeno su tre ambiti: l’emersione del fenomeno, l’immediata presa in carico e l’assistenza. E’ indispensabile un forte coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, le forze dell’ordine, i servizi sociali, le reti delle organizzazioni non profit. Una particolare attenzione va inoltre dedicata alla prevenzione del fenomeno, anche attraverso accordi con i paesi di origine per contrastare le reti criminali che gestiscono i traffici e mettere in guardia le potenziali vittime circa i rischi cui vanno incontro. In Italia si sono fatti passi avanti considerevoli sul piano normativo, sia a tutela delle vittime che nei riguardi di chi usufruisce - come sfruttatore e come “cliente” - di questo mercato. Tuttavia è indispensabile rafforzare gli interventi sul campo, con una programmazione ed una rete adeguata di protezione”.

In particolare Save the Children Italia raccomanda di: procedere tempestivamente all’adozione del Piano Nazionale d’Azione contro la tratta di esseri umani e al riavvio dell’Osservatorio Nazionale anti-tratta per le vittime di tratta e sfruttamento,  dedicando una particolare attenzione ai minori vittime;  realizzare una banca dati nazionale e un meccanismo istituzionale di monitoraggio e di reporting che permetta di avere una conoscenza e una mappatura sempre aggiornata del fenomeno in Italia. Una fascia particolarmente a rischio è rappresentata dai minori stranieri che arrivano senza adulti di riferimento nel nostro paese: per la loro protezione, di recente Save the Children ha promosso un disegno di legge che ha ottenuto consensi da parte di esponenti di diverse forze politiche e oggi ne auspica una rapida presentazione e approvazione in Parlamento per dare vita ad un sistema nazionale di accoglienza e protezione dedicato a questi minori, particolarmente vulnerabili.



Nota. Save the Children per i minori vittime o a rischio di tratta e sfruttamento

Save the Children è impegnata a sostegno di centinaia di minori a rischio di sfruttamento o vittime di tratta. Dal maggio 2008, in partenariato con l’UNHCR, l’OIM e la Croce Rossa Italiana, e con il coordinamento del Ministero dell’Interno, porta avanti in Sicilia, Puglia e Calabria il progetto PRAESIDIUM, con attività di informazione, consulenza legale e mediazione culturale per i minori migranti, identificazione dei loro bisogni di protezione, monitoraggio delle condizioni

di accoglienza nei Centri e nelle Comunità per minori. A Roma invece è attivo dall'ottobre 2008 il progetto CIVICOZERO - che si avvale anche dell'omonimo Centro diurno nel quartiere San Lorenzo, per l'orientamento e la protezione di ragazzi e ragazze migranti (e ove presente del nucleo familiare) che si trovano in situazioni di marginalità sociale, di minori entrati nel circuito della Giustizia Minorile, di minori a rischio di sfruttamento, violenza e abuso. Civico Zero collabora dal dicembre 2011 con l’ “A28 Centre”, il centro notturno per minori stranieri non accompagnati gestito da Intersos, che offre protezione e accoglienza notturna ai minori migranti non accompagnati in situazione di vulnerabilità a Roma, in particolare ai

minori in transito, tra cui, principalmente, i minori afgani.

Nel 2012, Save the Children ha avviato il progetto VIE D’USCITA, realizzato in collaborazione con Profumerie La Gardenia e implementato da partner locali come l’Associazione On the Road. Testimonial dell’iniziativa è l’attrice Margot Sikabonyi. Il progetto è volto a rafforzare la protezione dei minori vittime di sfruttamento e tratta attraverso azioni di outreach, informativa, consulenza legale, referral ai servizi territoriali, presa in carico di emergenza e accoglienza, networking e formazione.


 E tra le più recenti inziative si segnala la realizzazione e diffusione da parte di Save the Children insieme all’Associazione Bruno Trentin, di un’indagine nazionale sul lavoro minorile in Italia (progetto CHILD LABOUR), validata e supervisionata da un Comitato scientifico interistituzionale.

Per ulteriori informazioni

Ufficio stampa Save the Children Italia,

Tel. 06 48070023-81

press@savethechildren.it ,
www.savethechildren.it

 

[1] ILO Global Estimate of Forced Labour, Results and Methodology, 2012.

[2] Vittima di tratta è ogni persona reclutata, trasportata, trasferita, ospitata o accolta a fine di sfruttamento, sia all’interno che all’esterno di un paese, anche senza che vi sia stata coercizione, inganno, abuso di potere o altra forma di abuso.
Per sfruttamento si intende il trarre un ingiusto profitto dalle attività (o da un’azione) altrui tramite una “imposizione” che si basa su una condotta che incide significativamente sulla volontà dell’altro o che fa deliberatamente leva su una capacità di autodeterminazione della vittima sensibilmente diminuita. In particolare il grave sfruttamento può includere: 1) sfruttamento sessuale, compreso lo sfruttamento della prostituzione altrui e altre forme di sfruttamento sessuale quali la pornografia e i matrimoni forzati; 2) lavori o servizi forzati, incluso il conseguimento di profitti da attività illecite e l’accattonaggio; 3) schiavitù o pratiche analoghe e servitù; 4) adozioni illegali; 5) asportazione di organi.

[3] Fonte: Primo Rapporto sulla tratta degli esseri umani in Europa, a cura di Eurostat e della Direzione Generale Affari interni, Commissione Europea 2013.  In particolare, il numero totale delle vittime nel 2008 è stato di 6.309, nel 2009 di 7.795 e nel 2010 di 9.528.

[4] Fonte: idem. Il dato riguarda il numero assoluto di vittime identificate e presunte. In rapporto invece alla popolazione l’Italia si posiziona al sesto posto fra i paesi Ue per percentuale di vittime identificate e presunte ogni 100.000 abitanti, con il 3,9%; al primo posto Cipro (6,3%), Paesi Bassi (6%), Bulgaria (5,7%), Romania (5,4%), Estonia (4,3%).

[5] Oltre a includere informazioni provenienti da documenti recenti sul tema della tratta e dello sfruttamento, il dossier si basa su un’indagine qualitativa svolta da Save the Children nel corso del 2013 (gennaio-luglio) in collaborazione con numerosi enti ed associazioni. In particolare, sono stati coinvolti in questionari e interviste telefoniche 22 operatori e 9 testimoni privilegiati operanti sui territori di 13 regioni (Trentino Alto-Adige, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo e Molise, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia).

[6] Fonte: GAME OVER- Indagine sul lavoro minorile in Italia, Save the Children e Associazione Bruno Trentin, giugno 2013, disponibile al link: http://images.savethechildren.it/IT/f/img_pubblicazioni/img211_b.pdf.

[7] Testimonianze rese dai ragazzi agli operatori del Centro  Diurno Civico Zero, finanziato da Save the Children a Roma.