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Ucraina: un minore ucraino su due, tra quelli che hanno lasciato il proprio Paese a causa della guerra per rifugiarsi in altri Stati europei, è ansioso e preoccupato per il proprio futuro

La salute mentale dei minori che sono fuggiti dall'Ucraina per vivere in Europa è stata messa a dura prova: più di uno su due tra gli adolescenti intervistati si sente ansioso o preoccupato per il proprio futuro.

È quanto emerge dal nuovo rapporto di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita delle bambine e dei bambini e garantire loro un futuro, intitolato "Questa è la mia vita e non voglio sprecarne un anno: le esperienze e il benessere dei minori in fuga dall'Ucraina".

La ricerca[1], che si basa su sondaggi, focus group e discussioni con oltre 1.000 minori rifugiati e con i loro caregiver in otto Paesi europei - Finlandia, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Romania e Svezia - ha rilevato che i minori rifugiati che hanno frequentato la scuola hanno meno probabilità di sentirsi soli, ma i tassi di iscrizione scolastica per gli adolescenti fuggiti dalla guerra in Ucraina rimangono preoccupantemente bassi in Europa. Circa un terzo non ha frequentato la scuola prima delle vacanze estive e un quarto non aveva intenzione di iscriversi a un istituto locale nell'anno scola-stico 2022-2023.

La metà dei minori intervistati riferisce di sentirsi più ansioso da quando è fuggito dall'Ucraina, cifra che sale al 78% per i ragazzi di età superiore ai 16 anni.

Più della metà dei bambini, bambine e adolescenti intervistati crede che la loro situazione potrebbe migliorare grazie alla presenza di amici della comunità ospitante (57%), all’opportunità di praticare sport o hobby (56%) e all’apprendimento della lingua locale (54%). I ragazzi sono significativamente più propensi delle ragazze a segnalare il desiderio di avere amici nella comunità ospitante (rispettivamente 64% rispetto al 52%).

Il rapporto mostra che la lingua è un chiaro ostacolo alla creazione di amicizie locali, come spiega Ana*, 15 anni, fuggita in Romania dall'Ucraina: “Mi sento un po' a disagio qui. Non ho i miei amici e i miei compagni di classe. La maggior parte delle persone della mia età non parla inglese, quindi non rie-sco davvero a comunicare con loro. Ho pochi amici abbastanza stretti, sono ucraini che ho conosciuto qui”.

Andriy, 13 anni, un rifugiato ucraino che ora vive in Lituania, ha detto: “Ho frequentato [una scuola lo-cale] per due settimane, ma non c'erano molti insegnanti che parlassero russo, quindi sono tornato alla scuola online ucraina [. ..] Ci sono bambini lituani con cui vorrei fare amicizia, [ma non volevano parlarmi]. Ho fatto [amicizia con lituani] in due campi estivi, sul campo di calcio e durante i nostri corsi di calcio".

Dal 24 febbraio circa 7,7 milioni di rifugiati sono fuggiti dall'Ucraina per cercare sicurezza in altri Paesi europei, il 40% dei quali si stima siano minori. Molti di loro hanno assistito a eventi devastanti, sono stati costretti a fuggire dalle loro case e a lasciare i propri cari alle spalle. I governi dei Paesi ospitanti hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel sostenere questi bambini e ragazzi in modo che condizioni come l'ansia e l'infelicità non si trasformino in problemi di salute mentale a lungo termine.

I governi hanno fatto di tutto per garantire che i minori siano iscritti a scuola e i Paesi con il più alto numero di rifugiati devono affrontare le sfide maggiori. Ci sono pochi insegnanti di lingua che aiutano i minori ucraini a imparare quella del Paese ospitante e i Comuni spesso non hanno i fondi per assumere personale educativo aggiuntivo. In Polonia, ad esempio, il rapporto ha rilevato che solo il 41% dei minori ucraini è iscritto nelle scuole locali.

Alcuni genitori e operatori sanitari intervistati preferiscono utilizzare il programma di apprendimento online che il governo ucraino aveva precedentemente sviluppato in risposta alla pandemia di COVID-19 perché non sanno per quanto tempo rimarranno nei Paesi ospitanti. Tuttavia, l'apprendimento on-line ha i suoi limiti e i minori che utilizzano questa opzione rischiano di perdere gli altri vantaggi dell'istruzione di persona.

Alla ricerca di Save the Children International ha partecipato anche l’Italia. Oltre alle attività di tipo qualitativo, sono stati distribuiti questionari a 52 persone giunte dall’Ucraina tra febbraio e maggio 2022: ragazzi tra i 12 e i 18 anni e i loro caregivers (genitori o genitori adottivi, per il 94% si trattava di madri). Dalle loro risposte emergono tre grandi temi: gli ostacoli all’integrazione, l’impatto psicologico ed emotivo dello spostamento sui figli, cosa vedono come necessario per sentirsi a casa. Gli adulti trovano ostacoli soprattutto nell’accesso al lavoro e alle cure mediche. Molti di loro ritengono che i figli siano più tristi di prima della fuga e dicono che presentano segni di nervosismo e lamentano incubi notturni. Per sentirsi a casa oltre il 70% degli adulti pensa che servirebbe imparare la lingua del Paese che li ospita, per oltre la metà di loro è fondamentale trovare un lavoro e che i figli frequentino la scuo-la. I ragazzi che hanno risposto al questionario dichiarano di aver sperimentato nell’ultimo mese irrequietezza e momenti di rabbia, e, oltre un terzo, preoccupazione per il futuro e solitudine. Per sentirsi a casa pensano servirebbe imparare la lingua, avere degli amici, essere a scuola con altri studenti, avere l’opportunità di giocare e fare sport.

“Nonostante la calorosa accoglienza riservata dall'Europa alle famiglie ucraine, questo rapporto mo-stra che molti minori fuggiti dal Paese in guerra rimangono ansiosi e soli. È davvero preoccupante che un quarto dei bambini e degli adolescenti che abbiamo intervistato non volesse, o non fosse sicuro di iscriversi a scuola nella comunità locale. Molti hanno indicato che vorrebbero avere amici, fare sport e imparare la lingua locale. Le scuole possono fornire tutto questo. Abbiamo bisogno di un rinnovato senso di urgenza da parte dell'UE e dei governi nazionali per garantire che i minori ucraini possano go-dere appieno dei loro diritti alla protezione, alla salute e all'istruzione e crescere sereni nei Paesi ospitanti" ha dichiarato Ylva Sperling, direttrice di Save the Children Europe.

I bambini e chi si prende cura di loro vogliono tornare in Ucraina, ma è improbabile che ciò accada pre-sto. Pertanto, è necessario che i governi ospitanti pianifichino a lungo termine, in modo che i minori rifugiati abbiano un senso di normalità e una prospettiva positiva per il futuro. I governi devono au-mentare gli sforzi per iscrivere bambine, bambini e adolescenti nelle scuole e affrontare le barriere che impediscono loro di frequentale, incluso aumentare la capacità scolastica e fornire supporto linguistico ai minori, alle loro famiglie e a chi si prende cura di loro.

Dall'escalation del conflitto nel febbraio 2022, Save the Children ha intensificato la sua risposta in Ucraina e in tutta Europa. L'Organizzazione sostiene i minori rifugiati e le loro famiglie attraverso attività come supporto psicosociale, spazi a misura di minore e assistenza per aiutare i più piccoli e le loro famiglie a reinsediarsi e ad accedere ai servizi di cui hanno bisogno.

 *Il nome è stato modificato per proteggere l'identità.

Qui è possibile scaricare il rapporto in inglese: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/this-is-my-li...

Per ulteriori informazioni:
Tel. 06-48070063/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it

[1] La ricerca ha coinvolto minori di età superiore ai 12 anni, sfollati dall'Ucraina dal febbraio 2022. La raccolta dei dati è avvenuta tra luglio e agosto 2022 con un approccio misto che ha previsto la raccolta di dati primari e secondari, utilizzando una combinazione di sondaggi online su minori e operatori sanitari, focus group con ragazzi e una revisione documentale.