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Violenza sui minori: Save the Children, l’Italia vieti per legge le punizioni corporali in ambito familiare

L’Italia deve mettersi al passo con altri paesi europei e con le raccomandazioni del Comitato Onu sui diritti dell’infanzia, procedendo in tempi brevi a una riforma normativa che vieti espressamente le punizioni corporali* anche in ambito familiare.

E’ quanto chiede Save the Children al Governo e Parlamento italiano in occasione della Giornata contro la violenza sui bambini, promossa in tutto il mondo dall’organizzazione internazionale, a due anni dalla pubblicazione dello Studio delle Nazioni Unite sulla violenza nei confronti dei minori.

“Purtroppo sono ancora milioni nel mondo i bambini che quotidianamente subiscono violenze di ogni tipo”, commenta Claudio Tesauro Presidente di Save the Children Italia. “Tra le forme di violenza a cui un minore può essere sottoposto, ci sono anche le punizioni corporali Schiaffi, botte, maltrattamenti inferti con vari mezzi spesso in famiglia, dagli stessi genitori o comunque da adulti che dovrebbero prendersi cura dei bambini. Si tratta di pratiche” prosegue Tesauro, “ troppo spesso sottovalutate o addirittura ammesse perché considerate educative. In realtà siamo in presenza di violenze che ledono profondamente il diritto all’integrità fisica e psichica di un bambino e quindi assolutamente inammissibili e da vietare al pari di altre forme di abuso”.

Si stima che ogni anno 275 milioni di bambini assistano a episodi di violenza e maltrattamenti all’interno delle mura domestiche, con conseguenze psicologiche devastanti che possono segnarli per un’intera vita. In Italia raggiungerebbero la cifra di 1 milione i minori che sperimentano questa forma di violenza “assistita”.

“Non sono cifre in grado di dirci esattamente quanti bambini subiscono percosse, per esempio da parte dei genitori, in Italia”, spiega Valerio Neri Direttore Generale di Save the Children. “Tuttavia segnalano la preoccupante e ampia diffusione della violenza e del ricorso anche alle punizioni corporali all’interno dell’ambiente familiare”.

D’altra parte il divieto esplicito delle punizioni corporali in tutti i contesti, compreso quello familiare, è stato previsto solo da 23 paesi nel mondo mentre sono almeno 87 le nazioni che non proibiscono il ricorso alle punizioni fisiche nelle scuole, e 150 quelli che non le proibiscono all'interno degli istituti di accoglienza.
In Europa, l’utilizzo di punizioni corporali sui bambini, anche in ambito familiare, è vietato in Svezia, Norvegia, Finlandia, Austria, Cipro, Danimarca, Lettonia, Bulgaria, Ungheria, Germania, Romania, Grecia e, dal 2007, anche nei Paesi Bassi, in Portogallo e Spagna.

In Italia le punizioni corporali sono proibite in ambito scolastico ed anche dall’ordinamento penitenziario mentre non sono espressamene vietate per legge in ambito familiare .

E’ necessario quindi che l’Italia si allinei con altri paesi europei e dia seguito a quanto raccomandato anche nello Studio della Nazioni Unite sulla violenza nei confronti dei minori, provvedendo a riformare la propria legge interna entro il 2009, vietando esplicitamente le punizioni corporali.

“L’obiettivo della previsione di questo esplicito divieto”, conclude Valerio Neri, “è soprattutto di inviare un chiaro messaggio alle famiglie e a tutta la società, affinché sia evidente che non è accettabile o legittimo picchiare un bambino, così come non lo è picchiare o malmenare chiunque altro e che un genitore ha la possibilità di educare i propri figli facendo ricorso ad altri strumenti che non siano il ricorso alla violenza e alle misure punitive”.










* Il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia definisce le punizioni corporali come “qualsiasi punizione per la quale viene utilizzata la forza fisica, allo scopo di infliggere un certo livello di dolore o di afflizione, non importa quanto lieve. Nella maggior parte dei casi consiste nel colpire (“picchiare”, “schiaffeggiare”, “sculacciare”) i bambini, utilizzando la mano o un utensile – frusta, bastone, cintura, scarpa, cucchiaio di legno, ecc. Può però anche consistere, per esempio, nel dare calci, scossoni, spintoni al bambino, oppure graffiarlo, pizzicarlo, morderlo, tirargli i capelli o le orecchie, obbligarlo a restare in posizioni scomode, provocargli bruciature, ustioni o costringerlo con la forza ad ingerire qualcosa (per esempio, sciacquargli la bocca con il sapone o fargli inghiottire spezie piccanti).

Per ulteriori informazioni
Ufficio stampa Save the Children Italia
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