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Yemen: nel 2016 la coalizione saudita attiva nel Paese ha inflitto 23 attacchi che hanno colpito i bambini, uccidendone e menomandone oltre 120

Sono 23 gli attacchi che hanno ucciso, menomato o danneggiato gravemente i bambini perpetrate nel 2016 dalla coalizione saudita in Yemen e confermate da organizzazioni internazionali indipendenti. Oltre 120 i minori morti o rimasti mutilati nel corso di 19 azioni militari aeree del gruppo. A denunciarlo Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, e Watchlist on Children and Armed Conflict, che chiedono al Segretario Generale delle Nazioni Unite di inserire il gruppo nella “lista della vergogna” del Rapporto annuale su bambini e conflitti armati [1].

Dall’inizio della guerra più di 4.000 bambini hanno perso la vita o sono stati menomati dai vari attori coinvolti. Nel solo periodo che va da marzo 2016 a marzo 2017 sono stati 1595 quelli uccisi dal conflitto e 2542 i mutilati [2]. Tra queste vittime si contano anche quelle causate dalla coalizione saudita, che nel 2016 ha diretto attacchi contro civili – inclusi i bambini - e bombardato in almeno 9 casi scuole e ospedali.

Per questo motivo Save the Children e Watchlist chiedono che il gruppo a guida saudita sia inserito nella lista di coalizioni, partiti e altri movimenti che commettono gravi violazioni contro i bambini nei conflitti armati, la cui pubblicazione, nel Rapporto annuale del Segretario Generale ONU, è attesa per agosto.

“Ovunque vai in Yemen puoi osservare la devastazione causata dagli attacchi aerei. La scorsa settimana due bambini sono stati portati in un ospedale che sosteniamo, con ferite gravi, a causa di un attacco con bombe a grappolo. Un bambino è stato ucciso. Le bombe stanno distruggendo scuole, case e vite” ha dichiarato George Graham, Direttore Policy di Save the Children. “Tutti gli attori coinvolti sono stati responsabili delle morti dei bambini in Yemen e la coalizione saudita è tra questi. Il Segretario Generale ONU deve porre per primo l’interesse dei bambini e tenere considerazione di tutti coloro che ne sono responsabili”.

Tra le violazioni gravi contro i bambini condotte dalla coalizione saudita nel 2016, gli attacchi alle scuole, una delle quali per non vedenti; ai presidi medico-sanitari e ospedalieri; a un mercato, con 25 minori uccisi e 4 feriti; l’attacco aereo durante un funerale a Sana’a che ha causato la morte di almeno 140 persone, ferendone ulteriori 600.

In questo ultimo attacco, avvenuto a ottobre, era presente anche Zuhair, 13 anni, che ha riportato gravi ustioni e che ora è supportato dallo staff di Save the Children. “Ho visto persone sparpagliate a terra. Erano morte. Ho visto corpi a metà. I miei vestiti erano bruciati, lo erano le mie mani, le mie gambe, il mio viso. Ero completamente bruciato”, ha raccontato il bambino agli operatori che lo stanno aiutando. La famiglia, ridotta in povertà dalla guerra, non ha potuto fornirgli subito le cure adeguate. “Ora urla nel sonno. Mentre dorme e i suoi occhi sono ancora chiusi strilla e dice cose spaventose: Mamma, il missile ci colpirà. Mamma, prenditi cura di mia sorella. Mamma, stringimi. Mamma per favore fai qualcosa”, ha detto la madre.

La coalizione saudita già era stata aggiunta per un breve periodo nella lista della vergogna. Tuttavia un intenso lavoro di lobby condotto dall’Arabia Saudita e la minaccia, da parte dei suoi sostenitori, di ritirare i finanziamenti alle Nazioni Unite, hanno fatto sì che il suo nome fosse rimosso.

Tutti gli altri attori coinvolti nel conflitto in Yemen compaiono nella lista, che ha finora costretto 27 partiti e coalizioni - a livello globale - a aderire ai piani di azione monitorati dalle Nazioni Unite per porre fine alle violazioni contro i bambini. La presenza nella lista della vergogna, inoltre, può suscitare l’attenzione dei tribunali internazionali o portare a sanzioni, incluso l’embargo sulle armi.

Per ulteriori informazioni:
Tel 06-48070023/63/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it

[1] L’inserimento nella lista del Rapporto annuale del Segretario Generale ONU avviene per ognuna delle cinque gravi violazioni commesse nell’anno precedente: uccisione o mutilazione di bambini, attacchi alle scuole e agli ospedali, sequestro, reclutamento di bambini e violenza sessuale.

[2] Dati diffusi dall’Unicef, relativi al periodo tra il 26 marzo 2016 e il 31 marzo 2017. Nello stesso periodo sono stati rilevati anche 1.657 casi verificati di reclutamento militare tra i bambini, 216 attacchi alle scuole e 98 agli ospedali, 237 casi di sequestro di persona e detenzione arbitraria di ragazzi.