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“Su internet non tutto è quello che sembra”

Roma. Sorriso e sguardo accattivante, il giovanotto si presenta come Massimo D'Agostino e dal video in cui è inquadrato a mezzo busto chiede a chi lo sta guardando come stia messo a soldi. Perché se sta messo male, allora lo ascolti per 1 minuto. Così Massimo dice di lavorare per un’agenzia che si chiama Lavora adesso, grazie alla quale si può lavorare quando si vuole, guadagnando 10-12 euro all'ora con cui comprare tutto quello che si vuole… e mentre lo dice mostra un telefonino di ultima generazione.
Quindi per spiegare meglio fa un esempio e racconta di Mario – il cui nick è Mario17 – un ragazzo di 17 anni. Mario un giorno riceve una email con messaggio dell’agenzia cioè di Massimo D'Agostino: se vuoi trovare un lavoro per distribuzione volantini, come pr o come modello, accettami come amico, dice il messaggio.


Mario accetta l'amicizia e inizia a chattare con il suo interlocutore - Massimo - che gli chiede di mandargli un paio di foto in cui sia venuto particolarmente bene... “io – racconta Massimo - le ho girate a un paio di uomini a cui piacciono i ragazzini, loro mi danno l'ok mi pagano per incastrare Mario.
Io allora dò un appuntamento a Mario, che viene in ufficio dove si ritrova con quattro uomini che abusano di lui...”.

La storia raccontata da Massimo non è del tutto vera ma verosimile e Massimo è il protagonista del video realizzato da Save the Children nell’ambito di REACT (Raising awareness and Empowerment Against Child Trafficking), un progetto transnazionale coordinato da Save the Children e finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Daphne, il cui obiettivo è indagare il ruolo delle nuove tecnologie – internet e cellulari – nella tratta e sfruttamento soprattutto di minori stranieri e promuovere attività di sensibilizzazione – come il video appunto – per prevenire tali fenomeni.

I risultati del progetto sono stati illustrati oggi a Roma durante la conferenza “Su internet non tutto è quello che sembra”, svoltasi presso il centro diurno per minori di Save the Children “CivicoZero” a Roma.

“Il legame tra le nuove tecnologie e i fenomeni di tratta e sfruttamento dei minori, soprattutto stranieri, è ancora molto poco indagato e conosciuto. Per questo Save the Children ha deciso di occuparsene insieme ai numerosi partner internazionali e nazionali del progetto REACT realizzando una ricerca in Italia e nei paesi partner e promuovendo una campagna di sensibilizzazione”, spiega Sarah Di Giglio, Coordinatrice del Progetto REACT di Save the Children Italia.

“I risultati della ricerca ci portano a dire che Internet e i cellulari possono costituire un ulteriore canale di adescamento delle potenziali vittime di tratta e sfruttamento, anche se l’utilizzo delle nuove tecnologie a tale scopo appare ancora circoscritto”, prosegue Sarah Di Giglio. “E’ necessario dunque intensificare le attività di sensibilizzazione e informazione nei confronti di coloro che sono i più vulnerabili e a rischio, cioè i minori stranieri non accompagnati”.

“Si tratta di minori che hanno diversi livelli di familiarità con le nuove tecnologie. C’è chi le utilizza con dimestichezza pari a quella dei coetanei italiani, c’è invece chi non ha mai posseduto un cellulare. Ad ogni modo in entrambi i casi siamo in presenza di minori più vulnerabili perché vivono in condizioni di marginalità oppure arrivano nel nostro paese soli, spesso con l’aiuto di un trafficante e in condizioni di bisogno, quindi più esposti al pericolo di essere coinvolti in circuiti di sfruttamento e anche di tratta”, spiega ancora Sarah Di Giglio.

La tratta e sfruttamento in Italia. I minori stranieri a Roma
Tra il 2000 e il 2008 si stima che siano state almeno 50mila le vittime di tratta e sfruttamento in Italia - quasi mille delle quali con meno di 18 anni - mentre risulta in espansione il bacino dei minori sfruttati o a rischio, in particolare fra i minori stranieri non accompagnati: ragazzi fra i 12 e i 17 anni, soprattutto afgani, egiziani e bengalesi ma anche rumeni messi talmente alle strette dalle loro condizioni da accettare di prostituirsi, di lavorare in nero nel settore orto-frutticolo e della ristorazione, di spacciare, chiedere l’elemosina, compiere attività illegali pur di non dover tornare nei paesi di provenienza e pur di saldare il debito maturato con i trafficanti.

Sono 4.481 i minori stranieri presenti in Italia, di cui 505 nella provincia di Roma

Rispetto a questo gruppo di minori già a rischio e vulnerabili, che ruolo hanno le nuove tecnologie nel favorire i fenomeni di tratta e sfruttamento?

“La ricerca condotta nell’ambito del progetto REACT è il frutto di interviste a ragazzi ed esperti, in Italia e nei paesi partner. In particolare in Italia sono stati intervistati 50 ragazzi migranti provenienti da diversi paesi e a circa 30 esperti di sfruttamento e nuove tecnologie, come la polizia nazionale e internazionale, avvocati, ricercatori e operatori del settore”, prosegue Sarah Di Giglio. “Dalla ricerca sono emersi casi di adescamento di ragazze attraverso chat al fine poi di sfruttamento sessuale sia in Romania che in Italia. In altri casi è emerso un utilizzo del cellulare per controllare i minori.
In generale la ricerca segnala come i minori utilizzino in modo rischioso internet e i cellulari, per esempio per parlare di argomenti come il sesso o per incontrare adulti. La diffusione di questi comportamenti o casi di adescamento non è esattamente quantificabile ma non per questo è meno allarmante. E’ necessario dunque intensificare le attività di informazione nei confronti di coloro che sono i più vulnerabili e a rischio, cioè i minori stranieri non accompagnati”.

La Campagna REACT
Per questo il progetto REACT ha dato vita anche a una campagna di sensibilizzazione realizzata in Italia con la consulenza di un gruppo di ragazzi che, nell’ambito di 10 workshop, hanno identificato i principali contenuti e messaggi. “Si tratta di minori rom”, afferma Sarah Di Giglio, “che usano il computer quotidianamente negli internet point e che sono iscritti a tutti i principali social network, ma che allo stesso tempo vivono in situazioni di marginalità sociale dove è possibile entrare in contatto con criminalità e rischi di sfruttamento. La peculiarità del progetto è che le idee e i messaggi da diffondere attraverso la campagna di sensibilizzazione sono stati pensati e sviluppati dai minori stessi”.

La campagna si è articolata: nel video (di cui si parla all’inizio di questo comunicato) che è stato realizzato oltre che in italiano con sottotitoli in rumeno, anche in farsi, arabo, francese e inglese; in una pagina Facebook, per favorire una diffusione interattiva, dove sono disponibili il video e le raccomandazioni anche in inglese, francese, arabo e rumeno; in cartoline, adesivi, fumetti e pennette Usb a braccialetto, su cui è contenuto il video e il riferimento alla pagina Facebook.

La campagna è destinata ad adolescenti stranieri non accompagnati che fanno uso non sicuro delle nuove tecnologie, e in particolare di internet, nella loro vita quotidiana. L’attenzione è stata rivolta alla tematica “Su internet non tutto è quello che sembra”, mettendo in guardia sul fatto che non è possibile sapere chi si cela dietro un nome - o un “nick” - o al profilo di una persona conosciuta online, e fornendo raccomandazioni per proteggersi da eventuali rischi online e su come comportarsi in caso di emergenza.

Le attività transnazionali
Simili attività sono state svolte negli altri paesi partecipanti al progetto. In Danimarca, oltre a gadget, a un rapporto “child friendly” e a una guida educativa, è stato sviluppato il sito internet www.itsyoursafety.net con un video specifico, la cui realizzazione ha coinvolto congiuntamente minori ed operatori di Save the Children. In Bulgaria sono stati invece creati una pagina Facebook, un blog, un canale Skype e un Centro di informazione virtuale per coinvolgere i minori più esperti e organizzare programmi di formazione peer to peer, letture e presentazioni. In Romania, infine, sono state realizzate attività nelle scuole, oltre a una pagina Facebook, un blog e due video, uno dei quali realizzato con il coinvolgimento di dieci minori.

“React proseguirà con un nuovo progetto europeo “Interact” in Bulgaria, Italia e Romania, rivolto a ragazzi e ragazze che si trovano in situazioni a rischio di tratta e ogni forma di sfruttamento”, conclude Sarah Di Giglio “Per vari motivi, fra cui la difficoltà di accesso all’istruzione scolastica e difficoltà di lingua, questi minori possono non avere tutte le informazioni e gli strumenti per proteggersi contro chi potrebbe cercare di sfruttarli attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Insieme ad alcune comunità per minori sul territorio nazionale, verranno sviluppati un piattaforma web con materiali informativi o formativi, in particolare con il coinvolgimento di un gruppo di minori attraverso un percorso di partecipazione”.

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Save the Children per i minori stranieri e il contrasto allo sfruttamento e alla tratta
Da anni Save the Children è impegnata in attività di prevenzione e contrasto alla tratta e sfruttamento dei minori. L’organizzazione ha già sviluppato un protocollo sull’identificazione e sul sostegno ai minori vittime o a rischio di tratta e sfruttamento. Inoltre, insieme a organizzazioni non governative, istituzioni, forze dell'ordine e istituti accademici, sta sviluppando procedure operative attraverso cui migliorare il coordinamento tra tutti i soggetti rilevanti per identificare i minori in modo efficace e garantire la loro assistenza.

Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, dal 2009 Save the Children porta avanti il progetto CivicoZero a Roma, volto a fornire supporto, orientamento e protezione a minori e neomaggiorenni stranieri e neocomunitari in situazioni di marginalità sociale e devianza e sottoposti a rischio di sfruttamento e abuso. A questo fine, è stato attivato un centro diurno a bassa soglia - il centro CivicoZero - dove vengono realizzate attività di consulenza, laboratori, outreach, partecipazione di bambini e adolescenti, formazione e networking. Presso il centro i giovani possono anche utilizzare liberamente internet, con la supervisione degli operatori del centro e seguire laboratori informatici attraverso cui vengono informati sui rischi connessi all'utilizzo improprio delle Nuove Tecnologie. Nell’arco del 2010 e nei primi 2 mesi del 2011 sono stati 1142 i minori stranieri contattati e supportati nell’ambito del progetto.

Sono disponibili immagini di minori migranti.

Per informazioni e interviste: 

Ufficio Stampa Save the Children Italia
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