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Giornata Mondiale della Popolazione: garantire salute e istruzione alle madri e alle bambine per migliorare le loro condizioni di vita e quelle dell’intera società

Garantire la salute delle donne e delle madri attraverso adeguate cure e sostegno sanitario soprattutto prima, durante e dopo il parto. Promuovere l’istruzione e l’accesso a scuola delle bambine. Sono alcune delle principali misure per migliorare la condizione di vita delle donne e delle bambine e metterle anche in grado di vivere al meglio e programmare la propria maternità, con effetti benefici per sé, per la salute dei bambini e dell’intera società nel suo complesso.

Alla vigilia della Giornata Mondiale della Popolazione (domani 11 luglio), Save the Children torna a sottolineare lo stretto legame tra la condizione delle donne e il livello di benessere e progresso della società e rimarca la necessità che i governi – paesi del G8 in primis – si impegnino ai massimi livelli per garantire sanità ed educazione per tutte le donne e le bambine, entro il 2015.

“E’ ormai ampiamente assodato che il benessere di una società, sia in termini di salute, sia in termini di crescita e sviluppo sociale, economico, culturale, è strettamente correlato al benessere e alla condizione di vita delle donne e delle bambine”, commenta Fosca Nomis, Responsabile Campagne e Advocacy di Save the Children Italia. “Più quindi rafforziamo e miglioriamo la condizione delle bambine e delle madri, sia tutelando la loro salute che la loro istruzione e formazione, maggiori saranno i benefici per la popolazione di un paese e del mondo nel suo complesso, e anche la crescita demografica sarà meno irruenta perché le donne saranno messe nelle condizioni di decidere della propria vita e pianificare con più consapevolezza la propria maternità. E’ dimostrato infatti che una donna istruita tenderà a dilazionare e distanziare le proprie gravidanze e insegnerà alle figlie a fare altrettanto”.
La classifica del benessere materno: prima Svezia, ultimo il Niger
Nel mondo ogni minuto una donna perde la vita durante la gravidanza o il parto. Morti che non si verificherebbero o sarebbero molte meno se le donne potessero contare sulla presenza e assistenza di personale specializzato o se potessero meglio programmare la propria maternità: si stima che circa 200 milioni di esse vorrebbero utilizzare metodi contraccettivi, ma non hanno la possibilità. Ciò si risolve in gravidanze indesiderate e talvolta, in assenza di sostegno e cure adeguate, persino nella morte. Si calcola che circa 175.000 madri non perderebbero la vita a seguito o durante il parto se potessero accedere alla pianificazione familiare e affrontare con più consapevolezza e supporti la maternità.
Per quanto riguarda l’istruzione, su 72 milioni di bambini esclusi dalla scuola, oltre il 50% sono bambine, che oggi non hanno la possibilità di accedere all’educazione primaria.
“I numeri dicono chiaramente che sono ancora troppe le donne, le madri e le bambine che vivono ben al di sotto di standard minimi di salute, istruzione e in condizione quindi di grande difficoltà, povertà, disparità ed emarginazione”, commenta Fosca Nomis, Responsabile Campagne e Advocay di Save the Children Italia. Inoltre esiste ancora un enorme divario fra la condizione delle donne che vivono in paesi particolarmente attenti a tutelarle e sostenerle, come la Svezia, la Norvegia o la stessa Italia, e quelle che vivono in nazioni come il Niger, lo Yemen, l’Etiopia e molte nazioni dell’Africa subsahariana”.


A titolo di esempio : mentre in Svezia ogni parto avviene con l’assistenza di personale medico, in Niger solo il 33% dei parti è assistito. Il 72% delle donne svedesi usa i contraccettivi, dedica alla propria istruzione una media di 17 anni, ha un’aspettativa di vita di 83 anni. Al contrario, in Niger, solo il 4% della popolazione femminile usa la contraccezione, una donna va a scuola in media per 3 anni e ha un’aspettativa di vita di 45 anni.
Agli ultimi posti per benessere delle madri si collocano nazioni come Niger, Ciad, Yemen, Sierra Leone, Angola, Guinea-Bissau, Eritrea, Djibuti ed Etiopia. Paesi in cui le condizioni di vita delle mamme sono estremamente difficili: i due terzi dei parti avviene senza assistenza specializzata, una madre su 21 rischia la vita per cause correlate alla gravidanza. Inoltre, 1 bambino su 3 non frequenta la scuola primaria, il rapporto tra bambine e bambini iscritti a scuola è di 3 a 4 e in media le bambine riescono a malapena a frequentare 5 anni di scuola.

In Italia solo il 39% delle donne ricorre alla contraccezione
Per quanto riguarda il nostro paese, va rilevato un divario piuttosto sensibile se si confronta per esempio la condizione delle mamme e donne italiane con quella delle mamme e donne svedesi. Le differenze maggiori si registrano rispetto alla salute, al ricorso alla contraccezione, alla partecipazione al governo nazionale, alle differenze di reddito con l'uomo. In Italia è il 39% delle donne che fa uso di contraccettivi a fronte del 72% delle donne svedesi. Le donne italiane percepiscono uno stipendio pari al 47% rispetto a quello dell'uomo mentre le svedesi hanno un salario di poco inferiore (pari all’81%) a quello maschile. Per quanto riguarda i benefici per la maternità, una donna italiana in maternità prende l'80% del suo stipendio ordinario, mentre una svedese percepisce lo stipendio pieno. Dati che non solo marcano la differenza rispetto al paese del Nord Europa ma che ci avvicinano a nazioni in condizioni socio-economiche globalmente peggiori: per quanto riguarda per esempio la percentuale di donne che in Italia utilizzano la contraccezione è uguale a quella del Botwana (39%), il rapporto tra reddito femminile e maschile è pari a quello del Benin (0,47), la partecipazione delle donne alla vita politica è paragonabile a quella della Bolivia, Gabon e Nepal.
“Al di là dei numeri, quello che bisogna tenere presente è che le condizioni delle donne e delle madri ha un impatto rilevante sia sulla salute e il benessere dei bambini, sia sulla società nel suo complesso”, prosegue Fosca Nomis. “Non è un caso che le nazioni in cui la salute o l’istruzione femminile risultano meno garantite, sono anche quelle in cui si registrano più alti tassi di mortalità infantile e condizioni sociali di maggiore povertà e disagio. In Niger, uno dei paesi più poveri del mondo e dove 1 donna su 7 muore di parto e meno del 5% utilizza metodi contraccettivi, la mortalità infantile è purtroppo molto elevata: 1 bambino su 4 perde la vita prima dei cinque anni e circa il 40% dei minori nella stessa fascia di età soffre di forme più o meno gravi di malnutrizione”.
“Investire sul benessere materno e sull’istruzione delle donne, dunque, è la chiave di volta per garantire anche il benessere dei bambini e benefici per tutta la popolazione e l’intera società”, commenta ancora la Responsabile Advocacy e Campagne di Save the Children Italia. “In termini più concreti, è necessario che i paesi donatori incrementino i finanziamenti destinati alla salute materno-infantile e contribuiscano a migliorare le strategie per fornire servizi di base efficienti, accessibili e gratuiti soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Inoltre è necessario garantire e promuovere l’accesso a scuola di tutti i bambini, con particolare riguardo per le bambine. Auspichiamo che l’Italia, che dal 2009 avrà la presidenza del G8, dia massima priorità nella propria agenda, alla tutela della salute materno-infantile e al diritto all’educazione per i bambini, con una speciale attenzione per le bambine”.

E’ disponibile un beta di immagini di Save the Children sulla salute materno-infantile e l’istruzione femminile

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children
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