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Punizioni corporali: nuova ricerca di Save the Children, un quarto dei genitori italiani utilizza le punizioni corporali, dallo schiaffo alla sculacciata, come metodo educativo. La percentuale sale al 53% in situazioni limite.

I genitori italiani vivono il proprio ruolo educativo come un continuo equilibrio tra la dimensione normativa, affettiva e punitiva e si ritengono meno severi rispetto ai propri genitori. Nell’educazione impartita ai figli, i genitori italiani dosano vari ingredienti nel proprio “mix educativo”: prevale l’affetto (37%), segue il dialogo (30%), indi le regole (23%), e infine i sistemi di punizione (10%). E tuttavia, ancora una media del 25% dei genitori italiani utilizza le punizioni corporali, dallo schiaffo alla sculacciata, come metodo correttivo.

Questi alcuni dei risultati che emergono dalla ricerca di Save the Children sui sistemi educativi familiari in Italia e l’utilizzo delle punizioni corporali, realizzata da Ipsos (1) e diffusi oggi durante il convegno del CISMAI “Crescere senza Violenza. Politiche, strategie e metodi”.

I genitori di oggi in media si descrivono come meno severi rispetto ai propri, apprezzano i valori trasmessi dai loro genitori, ma meno i sistemi educativi utilizzati che, seppur non autoritari, valutano troppo poco orientati al dialogo. In media, il 59% di essi afferma di essere effettivamente meno severo rispetto ai propri genitori, percentuale che arriva al 68% fra i genitori con figli più grandi (2).

E se una punizione è necessaria, quelle più efficaci sono considerate l’imposizione di una restrizione (in media il 71% dei genitori), “sgridare i figli con decisione” (32%) e “costringerli a svolgere delle attività non gradite” (21%). Tuttavia, tra i genitori con figli da 3 a 5 anni, un 14% ritiene utile ricorrere alla sculacciata, percentuale che diventa del 10% per chi ha figli dai 6 ai 10 anni.

Le punizioni corporali come metodo educativo? La peggiore delle alternative.

Ma quanto frequentemente si fa ricorso a questi metodi? Sicuramente la pratica è molto ridimensionata rispetto ad un tempo, eppure permane una percentuale di genitori che utilizzano lo schiaffo come metodo correttivo (il 25%, di cui una parte più esigua pari al 2% lo fa quasi tutti i giorni, mentre il 23% lo fa qualche volta in un mese). Una media del 19% dichiara che non capita mai di ricorrere allo schiaffo e di essere decisamente contrario a questi metodi (percentuale che sale al 21% per i genitori di ragazzi adolescenti tra gli 11 ed i 16 anni), o di non utilizzarli quasi mai (57% in media, che sale al 70% in caso di figli più grandi).

In situazioni limite, tuttavia, ben il 53 % dei genitori italiani dichiarano di ricorrere alla punizione fisica, percentuale che tra i genitori con bambini più piccoli sale al 63% e tra quelli di adolescenti scende al 40%. Il restante campione dichiara di non aver mai dato uno schiaffo ai propri figli, anche se di questi il 25% dichiara di averne avuto la tentazione.


Campagna di sensibilizzazione e introduzione del divieto di punizioni corporali in Italia: la prima suscita interesse, la seconda fa discutere

In base alla persistenza, seppure ridotta rispetto al passato, delle punizioni corporali in ambito familiare, una campagna di sensibilizzazione all’utilizzo di metodi educativi improntati sul dialogo e non sulla violenza sarebbe accolta positivamente dal 66 % dei genitori italiani: per il 39% di essi, infatti, potrebbe far riflettere i genitori più maneschi e violenti, per il 27% conforterebbe quelli già propensi a questa linea improntata sulla genitorialità positiva. Una campagna, quindi, tutt’altro che inutile.

"Alla luce di questi dati, Save the Children, in linea con le sollecitazioni provenienti dal livello europeo ed internazionale, ed avendo come riferimento l’esperienza degli altri Paesi europei che hanno già adeguato la propria normative interna (3), spinge ad un cambiamento culturale, che possa poi approdare ad una riforma normativa, ma che parta dalla sensibilizzazione dei cittadini, sviluppando idonei strumenti atti ad incentivare l’utilizzo di forme di educazione non violenta" ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

"È per questo che ci rivolgiamo al Ministro Carfagna e al Dipartimento delle Pari Opportunità, che da sempre si è dimostrato sensibile a queste tematiche, al fine di intraprendere un percorso che, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali e della società civile, preveda innanzitutto un’idonea campagna di sensibilizzazione e formazione, il primo passo propedeutico per una legge in materia.

Save the Children ritiene che richiamare espressamente il divieto di utilizzare punizioni fisiche nell’educazione dei figli, adeguando il dettato normativo, consentirebbe all’Italia di fare un ulteriore passo in avanti nella tutela dei minori, lanciando un messaggio chiaro ed innovativo, così come avvenuto in altri Paesi europei.

Secondo la ricerca condotta, il 13% dei genitori intervistati ritiene questa legge fondamentale, il 26% la ritiene utile, anche se non prioritaria. Un altro 22% dichiara di non sentire assolutamente la necessità di una legge di questo tipo, mentre il restante 39% pensa che un intervento normativo di questo tipo sia poco utile e che possa prestarsi ad interpretazioni ambigue.

In generale, considerando l’insieme della popolazione italiana (quindi anche coloro che non hanno figli minori di 16 anni) il 36% è aperto ad una legge del genere, mentre il 26% teme applicazioni discrezionali ed ambigue. Un 40%, infine, non ne sente il bisogno.

“Nonostante la maggior parte dei genitori condanni l’uso di mezzi violenti per educare i figli, coloro che sono contrari alla legge temono la sua generalizzazione, l’uso indiscriminato, con il rischio di un suo eccessivo utilizzo”, continua Valerio Neri.

Questa percezione negativa riguarda il 15% dei genitori, secondo i quali un intervento volto a introdurre il divieto di utilizzo di metodi educativi basati sulla violenza rappresenterebbe un’ingerenza dello Stato all’interno delle relazioni familiari che violerebbe l’intimità delle mura domestiche. Questo desiderio di non intromissione nelle dinamiche familiari è dimostrato anche dal fatto che, dinanzi ad un errore eccessivamente grave da parte dei figli, viene tollerato che il proprio coniuge dia uno schiaffo al figlio (81% tra i genitori dei bambini piccoli), ma molto meno tollerato se sono i nonni a farlo, già considerati “esterni” al nucleo familiare primario (45% sempre fra i genitori di bambini piccoli).

“L’obiettivo di Save the Children non è quello di colpevolizzare i genitori, ma anzi di aiutarli, dimostrando che è possibile mantenere disciplina ed autorevolezza attraverso sistemi educativi non violenti”.

NOTE:
1 La ricerca è stata realizzata attraverso 1000 interviste telefoniche alla popolazione italiana, questionari online a 600 genitori e 500 ragazzi, alcuni focus group con genitori ed insegnanti e infine dei colloqui con esperti nell’area pisco-pedagogica

2 La percentuale raggiunge addirittura il 74% nel campione della popolazione nazionale.

3 In Europa, l’utilizzo delle punizioni corporali nei confronti dei bambini, anche in ambito familiare, è vietato in Svezia, Norvegia, Finlandia, Austria, Cipro, Danimarca, Lettonia, Bulgaria, Ungheria, Germania, Romania, Grecia e, dal 2007, anche nei Paesi Bassi, in Portogallo e Spagna.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
tel. 06 48070071 – 23