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Sudan: fermare la violenza e proteggere i bambini e i civili. La direttrice comunicazione e campaigning dell’Organizzazione bloccata da sabato nella scuola del figlio di 8 anni con altri bambini e genitori.

Ieri, mentre i combattimenti si estendevano alle aree residenziali di Khartoum, Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini e garantire loro un futuro, ha esortato tutte le parti a non prendere di mira le aree in cui vivono i bambini o le scuole e i centri sanitari in cui potrebbero rifugiarsi. 

Secondo quanto riportato dai media e non ancora confermato ufficialmente, i combattimenti hanno causato quasi cento morti tra i civili e centinaia di feriti in tutta la città, che è rimasta paralizzata con tutti gli aeroporti chiusi. Le scuole non hanno aperto domenica, come di consueto, e le famiglie hanno cercato sicurezza nelle strade. Non si sa ancora se tra le vittime ci siano bambini.

Lo scoppio dei combattimenti arriva mentre il Sudan sta affrontando la sua peggiore crisi umanitaria di sempre, con conflitti, disastri naturali, epidemie e degrado economico, che hanno portato 15,8 milioni di persone - circa un terzo della popolazione e più della metà dei bambini - ad avere bisogno di sostegno umanitario.

Katharina von Schroeder, direttrice ad interim delle campagne di comunicazione e dei media di Save the Children in Sudan, sabato mattina si trovava con suo figlio di 8 anni in una scuola di Khartoum, insieme ad altri nove genitori e 11 bambini, quando sono scoppiati gli scontri. Da allora non hanno potuto lasciare la scuola e hanno passato la notte nel palazzetto dello sport su materassini da ginnastica.

"Le esplosioni non si sono mai fermate da sabato mattina. Stiamo facendo del nostro meglio per proteggere i bambini dagli eventi, ma iniziano a preoccuparsi. Al mattino abbiamo sentito forti bombardamenti ed esplosioni nelle vicinanze e ci siamo riparati per qualche tempo nel seminterrato. In seguito, abbiamo trovato due proiettili vaganti di fucile all'esterno", ha raccontato la donna. "È ancora molto presto per prevedere come evolverà la situazione, ma il conflitto aggraverà una situazione già disastrosa nel Paese. I bambini del Sudan sono già esposti da anni alle conseguenze del conflitto e dei cambiamenti climatici, e siamo profondamente preoccupati per questa recrudescenza della violenza".  

Un rapporto di Save the Children dello scorso anno ha rilevato che il Sudan è il nono Paese più pericoloso per i bambini che vivono in situazioni di conflitto.

"Mentre i combattimenti sono in corso, non si può dimenticare che vi sono obblighi legali internazionali che impongono di adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere i civili e gli obiettivi civili, comprese le scuole e gli ospedali, che sono protetti dal Diritto Internazionale Umanitario.  L'uso di armi esplosive in aree popolate deve essere evitato perché rischia di danneggiare gravemente i civili, in particolare i bambini. Chiediamo pertanto a tutte le parti coinvolte nelle violenze di fermare immediatamente i combattimenti, prima che altre vite vadano perse", ha dichiarato Arshad Malik, Direttore di Save the Children in Sudan.

Save the Children ha iniziato a lavorare in Sudan dal 1983, per fornire aiuti umanitari alle popolazioni colpite dalla siccità nel Sudan occidentale. Da allora, l’Organizzazione ha continuato a lavorare a sostegno dei bambini e delle famiglie colpite da conflitti, sfollamenti, estrema povertà, fame e mancanza di servizi di base. Molti di loro sono tra i più vulnerabili e difficili da raggiungere.

Nel 2022, Save the Children ha supportato direttamente 2,1 milioni di persone nel paese, di cui 1,5 milioni bambini, con una programmazione incentrata sulla protezione dell'infanzia, l'accesso a un'istruzione di qualità, il sostegno alla salute e alla nutrizione e la risposta alle emergenze.


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