Salta al contenuto della pagina

Vertice Fao: Save the Children, i bambini quelli più a rischio a causa della crisi alimentare

La più grave crisi causata dall’aumento dei prezzi degli alimenti dalla metà degli anni settanta, non può che peggiorare la condizione dei 178 milioni di bambini con meno di cinque anni che crescono malnutriti. Per contro, solo 300 milioni di dollari sono stanziati ogni anno per la nutrizione di base e i paesi donatori, primi tra tutti quelli europei, sono privi di una reale strategia per la risoluzione della fame nel mondo.
In Tajikistan il prezzo di alcuni alimenti di base come cavoli, olio e pane è aumentato del 200%. In Egitto, dove il 40% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno, il prezzo del pane è balzato da 36 a 55 centesimi di dollaro al chilogrammo, mentre quello del riso è passato da 2,90 a 5,23 dollari. In Uganda, si è avuto un incremento del 50% del costo della farina.

L’impatto della crisi alimentare nei paesi in via di sviluppo sta avendo le ripercussioni più gravi sulla vita dei bambini, in particolar modo di quelli che non hanno ancora compiuto 2 anni, per i quali si aggraverà la malnutrizione acuta o cronica. In Bangladesh, si prevede che la malnutrizione cronica raggiungerà il tasso del 43% mentre quella acuta quello del 12,9%, mentre ad Haiti si arriverà rispettivamente al 23,3% e 9,1% e infine in Etiopia al 46,5% e 10,5%. A lungo termine, inoltre, fame e malnutrizione avranno effetti negativi sullo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini
“Se una famiglia media americana spende il 9,9% del proprio reddito per il cibo, per una famiglia di Kouakourou in Mali, questa percentuale si impenna raggiungendo un range che va dal 50% all’80%. È chiaro pertanto che, in questi paesi, gli effetti dell’aumento dei prezzi sulla vita quotidiana dei membri della famiglia, soprattutto sui bambini, sono più impattanti” – sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

Ogni anno perdono la vita 10 milioni di bambini per varie cause facilmente prevenibili che vanno dalla polmonite alla dissenteria, dalla malaria al morbillo: la malnutrizione è all’origine di un terzo di queste morti e una concausa per una percentuale che va dal 36 al 60%.
Oltre ad un aumento delle malattie dovuto ad un’alimentazione molto povera, gli effetti della crisi alimentare si faranno sentire anche sulla frequenza scolastica, a causa dell’impossibilità delle famiglie di pagare le rette o i libri o dell’incapacità dei bambini di concentrarsi a causa della fame.
Inoltre i bambini, per aumentare il reddito familiare, potrebbero essere costretti ad abbandonare la scuola e a lavorare o a chiedere l’elemosina, e nei casi più estremi trovare modi di guadagno alternativi prostituendosi o diventare vittime di tratta a scopo sessuale.
“Pertanto Save the Children raccomanda alcune azioni preventive – continua Valerio Neri -, volte a creare reti di sicurezza sociale, che provvedano a fornire cibo o denaro, e nello stesso tempo, invita ad aumentare gli sforzi per la distribuzione e l’adattamento alla realtà locale di interventi efficaci per la salute, l’educazione e la protezione. Inoltre, accanto al monitoraggio della situazione alimentare e alla risposta immediata ad ogni allarme malnutrizione, particolarmente importante appare aiutare i coltivatori locali a prepararsi per la prossima stagione e i piccoli proprietari ad aumentare la propria produttività affinché possano avere uno sbocco nei mercati a breve o a lungo termine”.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
Tel 06 48070071 – 23
press@savethechildren.it
www.savethechildren.it