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Abusi nello sport e minori: buone pratiche per prevenirli

Due adolescenti giocano a ping pong

Per garantire il benessere dei minori nel mondo dello sport, all’interno di federazioni o centri sportivi, è fondamentale prevenire le situazioni di matrattamento e abuso così. È infatti indubbio quanto sia fondamentale il carattere ludico e formativo dello sport necessario per lo sviluppo fisico, psicologico e sociale.

Attualmente è molto alto, in tutto il Paese, il numero di presenze di società sportive che offrono la possibilità di conoscere e praticare una disciplina sportiva, con l’aiuto di allenatori e allenatrici opportunamente formati. Le famiglie, quando decidono di cominciare questo percorso, affidano alle associazioni sportive i loro figli con la massima fiducia. 

La scelta della struttura sportiva: perché è importante

Generalmente la scelta viene fatta sulla base della vicinanza della struttura alla propria abitazione o perché ci si fida del consiglio di chi ha iscritto i figli nella stessa struttura. È importante però considerare se i centri sportivi e le palestre – veri e propri spazi di aggregazione e di crescita, quasi delle piccole comunità in cui si condividono passioni, vittorie e sconfitte, gioie e delusioni - abbiano un'organizzazione interna che garantisca priorità alla tutela e il benessere dei minori che praticano attività sportive.

Le cronache nazionali ed internazionali mostrano come proprio in contesti che potenzialmente costruiscono relazioni sane e rispettose, possano verificarsi situazioni di abuso o maltrattamento a carico dei giovani atleti, anche in considerazione della forte influenza che un allenatore sportivo può avere sul minore. Gli abusi e i maltrattamenti sui minori si verificano in molti sport e le vittime sono più spesso le ragazze, atleti/e appartenenti a minoranze e gli atleti che giocano a un livello agonistico. I recenti casi che hanno colpito la nazionale italiana di ginnastica ritmica hanno mostrato come atlete di altissimo livello hanno subito vessazioni e abusi psicologici proprio da chi avrebbe dovuto tutelarle e proteggerle.

Secondo i dati di ricerca emersi dal progetto  “Cases” (Child Abuse in Sport: European Statistics,2021), che indaga la prevalenza e le caratteristiche della violenza interpersonale contro i bambini dentro e fuori dallo sport in sei paesi europei, il 75% degli atleti interpellati riferisce di aver subito una forma di violenza psicologica durante la sua pratica sportiva nell’infanzia. 

Benessere dei minori e maltrattamenti nello sport

I gravi episodi accaduti nelle federazioni sportive di diverse nazioni hanno innescato un processo costante di adeguamento e di mitigazione dei possibili rischi, che, seppur tardivo, lascia ben sperare. È sempre più frequente vedere campagne di sensibilizzazione che sui media testimoniano l’importanza di vivere lo sport come occasione di realizzazione personale libera da violenza e discriminazioni, così come, a livello locale, capita di imbattersi in cartelli che davanti ad un campo di calcio o di rugby invitano genitori ed allenatori a non fare pressioni sui giovani atleti.

Tuttavia è innegabile che in alcuni ambienti sportivi persista ancora una cultura che valorizza il risultato ad ogni costo a discapito della tutela delle condizioni fisiche ed emotive del giovane atleta. Non è infrequente sentire le lodi di un allenatore a cui viene riconosciuto grande carisma sui ragazzi e grande efficacia nei risultati, nonostante utilizzi comportamenti aggressivi o intimidatori negli spogliatoi. Come in ogni ambito, i cambi culturali necessitano di tempo e di gradualità per essere ben metabolizzati, ma nel campo dello sport giovanile appare necessario che ogni genitore abbia dei criteri chiari a cui riferirsi per scegliere la società in cui far crescere il proprio bambino libero da qualsiasi tipo di abuso e di violenza.

In questo nuovo clima è molto importante che le organizzazioni sportive tengano in considerazione la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia (CRC), adottata dalle Nazioni Unite nel 1989, che tra gli altri sancisce il diritto di ogni bambino a esprimere la propria opinione e ad essere coinvolto nei processi decisionali (art 12) a e a essere protetto da ogni forma di violenza, abuso o sfruttamento (art 19). Nelle organizzazioni sportive, la CRC fornisce un quadro normativo importante per garantire che i diritti dei bambini siano rispettati e tutelati; in particolare, il suo messaggio contestualizzato nell’ambiente sportivo testimonia la presa di distanza da approcci violenti e aggressivi degli allenatori. È fondamentale che gli allenatori adottino un approccio positivo, rispettoso e non violento nell'interazione con i giovani atleti.

Gli allenatori possono essere promotori di valori come il fair play, la lealtà, il rispetto reciproco e il lavoro di squadra, contribuendo così alla formazione di individui responsabili e consapevoli. L'uso di metodi violenti o aggressivi può avere un impatto negativo sul benessere emotivo e fisico dei bambini, compromettere la loro fiducia e mettere a rischio la loro sicurezza.

buone pratiche per prevenire le situazioni di maltrattamento

Per questo, di seguito, segnaliamo alcune pratiche che ogni genitore può valutare quando sceglie la società dove iscrivere i propri figli. Si tratta di una lista, ovviamente non esaustiva, che però contribuisce ad orientare la scelta verso una tutela dell’infanzia efficace e responsabile.

  • Pratiche che promuovono la consapevolezza dei rischi possibili. Una organizzazione che si preoccupa di sensibilizzare i propri collaboratori e le famiglie dei beneficiari sulle diverse forme di abuso, sul bullismo, sulle lesioni fisiche e sugli altri rischi connessi alla pratica sportiva è un’organizzazione che crea consapevolezza e permette a tutti gli attori coinvolti di saper riconoscere una situazione di preoccupazione per un minore.
  • Pratiche che promuovono l’informazione: La sensibilizzazione delle famiglie riguardo agli standard e alle linee guida per la tutela dello sport promuove l'adozione di migliori pratiche da parte delle organizzazioni e delle stesse famiglie. Le famiglie possono essere informate sui requisiti di selezione del personale, sull’esistenza   di codici di comportamento, sui protocolli di sicurezza e sulla formazione necessaria per gli allenatori e il personale coinvolto. Questo incoraggia un ambiente più sicuro per tutti i partecipanti.
  • Pratiche che incentivano supporto e comunicazione: Sensibilizzare le famiglie sulle questioni relative alla tutela dei giovani atleti   crea un ambiente favorevole alla comunicazione aperta. Le famiglie possono essere incoraggiate a segnalare eventuali preoccupazioni o incidenti e ad avere un dialogo costante con l'organizzazione sportiva. Ciò facilita la condivisione di informazioni cruciali per la protezione dei minori e favorisce un intervento tempestivo in caso di situazioni problematiche.
  • Pratiche che promuovono una condivisione delle responsabilità: La tutela dello sport non è solo responsabilità dell'organizzazione, ma richiede un impegno collettivo. Sensibilizzare le famiglie crea una consapevolezza dell'importanza del coinvolgimento attivo e della responsabilità nella protezione dei minori. Le famiglie possono diventare partner nella promozione di un ambiente sportivo sicuro, riconoscendo e segnalando situazioni di potenziale rischio.

L’insieme di queste azioni compone quello che tecnicamente si definisce Sistema di tutela, vale a dire l’insieme di norme e comportamenti che un’organizzazione si dà per assumere la responsabilità (legale, etica e morale) di assicurare che le attività, i processi organizzativi e i programmi non causino danno ai minori. I sistemi di tutela sono strumenti necessari per consentire a qualsiasi organizzazione sportiva di assolvere con pienezza al proprio mandato di tutela e di protezione degli atleti più giovani.
 

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