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Crisi Rohingya: 4 anni dall’esodo

Un bambino rohingya è seduto a terra a gambe incrociate e davanti a lui un operatore di save the children gesticola con le mani.

Il 25 agosto ricorre l’anniversario della crisi Rohingya, sono passati 4 anni da quando circa un milione di rifugiati ha lasciato il Myanmar fuggendo in Bangladesh.

Nell’ultimo anno sono aumentati eventi catastrofici come inondazioni e incendi, la situazione poi è stata ulteriormente aggravata dall’impatto del Covid-19. 

I bambini stanno risentendo moltissimo gli effetti di questi eventi e stanno aumentando i casi di autolesionismo

Siamo al fianco dei bambini Rohingya, ma possiamo aiutarli solo con il tuo sostegno. Tu puoi aiutarci a fornire soccorsi e protezione nelle emergenze più gravi. I bambini sono vittime innocenti e dobbiamo proteggerli, anche tu puoi fare la tua parte. DONA ORA, grazie.

La salute mentale dei bambini Rohingya

I nostri operatori che si occupano della salute mentale dei bambini hanno riferito che i bambini mostrano segni visibili di angoscia tra cui insonnia, incubi, depressione e autolesionismo. Secondo un nostro sondaggio realizzato tra 141 membri del personale educativo e di salute mentale, il 35% ha affermato che i minori con cui ha lavorato hanno mostrato comportamenti autolesivi.

Molti bambini erano sfuggiti dal Myanmar proprio a causa degli incendi e subirli nuovamente all’interno del campo vedendo le proprie abitazioni distrutte è stato particolarmente traumatico. Questi episodi sono inoltre aumentati nell’ultimo anno, nei primi sette mesi del 2021 ci sono stati almeno 100 incendi nei campi rispetto agli 82 incendi avvenuti in tutto il 2020.

Per molti bambini gli eventi dello scorso anno hanno fatto riaffiorare traumi passati. Circa il 73% del personale ha affermato che i bambini con cui lavorano fanno riferimento a esperienze traumatiche avvenute in Myanmar quando parlano di eventi più recenti accaduti nei campi tra cui incendi e violenze tra bande.

Il mese scorso le forti piogge hanno provocato frane e inondazioni nel campo, uccidendo 10 persone tra cui almeno tre bambini, distruggendo le case di fortuna di oltre 25.000 persone e colpendo più di 83.000 rifugiati Rohingya. 

La testimonianza

Bannan (nome di fantasia) è un bambino di 11 anni (ne aveva appena 7 quando è fuggito dal Myanmar) con disabilità motorie e racconta quanto sia stato difficile questo anno in cui lui e la sua famiglia hanno dovuto affrontare incendi, cicloni e inondazioni.

La loro casa è stata distrutta e ricostruita 5 volte. A marzo hanno vissuto per più di un mese sotto una tenda di tela cerata aspettando che la loro abitazione venisse ricostruita ma dopo appena un mese dalla ricostruzione hanno visto nuovamente il loro nuovo alloggio distrutto, questa volta da inondazioni provocate da forti piogge e frane che hanno devastato il campo.

Cosa chiediamo

Chiediamo alla comunità internazionale di trovare una soluzione a lungo termine alla crisi dei Rohingya che affronti le sue cause profonde e consenta un ritorno sicuro, dignitoso e volontario dei rifugiati Rohingya in Myanmar, non appena sarà possibile. Gli Stati membri delle Nazioni Unite devono intraprendere un’azione più decisa possibile per chiedere conto agli autori delle violenze contro i Rohingya.

Per approfondire leggi il comunicato stampa.

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