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Decreto Gestione Flussi: un nostro commento

gommone in mare aperto

Il Decreto Legge n. 1/2023 (Decreto Flussi) recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori, che contiene disposizioni sul regolamento delle attività di ricerca e soccorso delle ONG in mare, è ora in esame alla Camera per la conversione in Legge. Il testo è stato approvato il 28 dicembre 2022 dal Consiglio dei Ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 gennaio 2023. In seguito all’avvio dell’esame di conversione del provvedimento, con una nota  depositata presso le Commissioni Affari costituzionali e Trasporti della Camera, che a gennaio hanno esaminato il decreto, ora all’attenzione dell’Aula , abbiamo chiesto la sua non conversione in legge nel testo attuale, adottando come angolo visuale quello di bambine, bambini e adolescenti che attraversano il Mediterraneo. Per loro e per tutte le altre persone che rischiano la vita in mare, è necessario costituire un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. 

Ecco di seguito alcuni dei punti che abbiamo affrontato nel documento.

Minori Migranti: alcuni dati

Tra le persone in fuga da guerre, crisi umanitarie, catastrofi naturali, povertà e regimi autoritari, una quota considerevole è costituita da bambini, bambine e adolescenti. Sono minori che si vedono privati del loro diritto al futuro, che lasciano i propri paesi d’origine con la famiglia o, spesso, da soli. Solo nel 2021, sul totale dei 24.147 minori arrivati in Europa, il 71% erano minori soli. Ma il numero potrebbe essere molto più alto, se si tiene conto dei tanti minori di cui vengono perse le tracce.

Il Mediterraneo centrale continua ad essere una delle rotte migratorie più pericolose al mondo, dove secondo le statistiche dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) fra il 2014 e oggi sono annegate più di 20.000 persone. Anche i luoghi di transito e di frontiera sono diventati molto pericolosi e i respingimenti illegali, anche di minori, sono diventati ormai una pratica consueta e lo strumento principale per cercare di impedire ai migranti di attraversare i confini. 

Di fonte a tutto questo, gli Stati europei non hanno dimostrato di saper agire in modo coordinato, condividendo le responsabilità in materia.

Un’analisi del “decreto gestione flussi”

Il decreto-legge approvato dalle Commissioni Affari costituzionali e Trasporti alla Camera e ora all’attenzione dell’Aula prevede alcuni elementi che, nella nostra analisi, aumentano i pericoli per le persone a bordo delle navi che attraversano il Mediterraneo, spesso minori e altrettanto frequentemente soli.

Ecco quali sono i principali elementi di criticità che abbiamo individuato:
 

  • Questo atto limita nei fatti l’attività di soccorso e ricerca in mare portata avanti dalle navi civili e può determinare serie violazioni del diritto internazionale ma, soprattutto e prima di ogni altra cosa, un ulteriore aumento dei rischi di morte per le persone che si trovano a rischio in mare a causa della riduzione dei mezzi di soccorso privati nelle aree più interessate. 
    La previsione del raggiungimento del porto di sbarco “senza ritardo” rischia infatti di mettere a repentaglio la possibilità di ulteriori salvataggi a cura della stessa imbarcazione, qualora si venisse a conoscenza di naufragi in prossimità, una pratica che si porrebbe in netto contrasto con le normative e consuetudini internazionali. Anche il trasferimento di naufraghi da una nave umanitaria all’altra, per rendere nuovamente possibile l’operatività di almeno una di esse, sembrerebbe essere in contrasto con le previsioni del decreto. Se così fosse, si tratterebbe di una limitazione fortemente penalizzante, oltre che contrastante i principi internazionali.
  • L’attuale prassi di assegnazione di porti di sbarco sempre più lontani dai luoghi degli incidenti costringe le imbarcazioni con i naufraghi a bordo, fra cui persone in grave stato di vulnerabilità, ad estenuanti e superflui viaggi in mare, fino ad arrivare a situazioni paradossali come quella in cui i minori non accompagnati salvati in mare dalla GEO Barents  hanno dovuto prima affrontare molte ore di navigazione per sbarcare al porto di La Spezia, per poi essere trasferiti nuovamente a sud, a Foggia. Bambine, bambini e adolescenti devono ricevere al più presto, come le altre persone che vengono salvate, l’assistenza umanitaria di cui hanno bisogno.
  • Il 2 febbraio è stata resa pubblica la lettera con la quale la Commissaria del Consiglio d’Europa per i Diritti Umani, Dunja Mijatović, chiede al Governo Italiano di ritirare o rivedere il Decreto, in quanto le sue disposizioni potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle ONG e, quindi, andare in contrasto con il diritto internazionale. Inoltre, ha sottolineato la Commissaria, la pratica di assegnare porti distanti per lo sbarco dei naufraghi priva le persone a rischio in mare dell’assistenza salvavita delle ONG sulla più mortale rotta migratoria del Mediterraneo. 

Cosa chiediamo

Auspichiamo che il decreto-legge, nella sua formulazione attuale, non venga convertito in legge.  E riteniamo urgente e improrogabile un impegno diretto delle istituzioni italiane, degli Stati membri e dell’UE per la costituzione di un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso per salvare vite umane nel Mediterraneo centrale. I minori – e in particolare quelli che viaggiano da soli, senza alcun adulto di riferimento al loro fianco – sono tra i soggetti più vulnerabili in questi contesti e vanno protetti. È necessario quindi che l'UE e gli Stati membri garantiscano a tutti i migranti in difficoltà in mare un'assistenza rapida ed efficace, anche attraverso adeguate pattuglie marittime e sostenendo le operazioni di ricerca e soccorso effettuate da navi commerciali o umanitarie private, garantendo nel contempo un rapido sbarco in un porto sicuro. 

È indispensabile, infine, garantire l’evacuazione di emergenza dai centri di detenzione in Libia, ufficiali e non, verso Paesi dove i diritti umani sono rispettati, incluso il diritto di ottenere protezione internazionale, canali umanitari e vie di accesso sicure e legali all’Europa.

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