Giornata internazionale della donna: il divario di genere nello studio e nel lavoro

Già nel 2019 il divario di genere tra ragazze e ragazzi era molto forte. A fine 2020 in Italia più di una ragazza su 4, tra i 15 e i 29 anni, era intrappolata nel limbo dei NEET.
Significa che queste ragazze sono nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso formativo, senza alcuna prospettiva per il futuro e possibilità di realizzare i propri sogni e potenziale.
8 marzo: gli stereotipi di genere in Italia
Esistono stereotipi di genere di tipo sistemico ben radicati nella nostra società, che le bambine e le ragazze cominciano a conoscere già nella prima infanzia, e che creano delle disuguaglianze che le separano dai coetanei maschi man mano che crescono.
Questi divari si ripercuotono sulle possibilità lavorative e sul mondo occupazionale in generale. Tutto questo nonostante bambine e ragazze siano più brave a scuola, abbiano meno bocciature e abbandoni scolastici, abbiano competenze maggiori in lettura e in italiano e arrivino a laurearsi molto più dei ragazzi.
Già da molto piccole, a partire dalla scuola primaria, si allontanano dalle materie scientifiche, prospettiva che influenza l’indirizzo di studio e della facoltà universitaria e che – insieme ad altri fattori che ostacolano la piena indipendenza delle donne - conduce alla segregazione orizzontale e verticale nel lavoro e nelle carriere, a partire dai settori più innovativi (STEM e ICT).
Giornata internazionale della donna: l’azione social #findasubito
Nella consapevolezza che diseguaglianze educative, povertà e discriminazioni possano contribuire ad alimentare il divario di genere, in occasione della Giornata internazionale della Donna, lanciamo sui social l’iniziativa dall’hashtag #findasubito per evidenziare il ruolo centrale dell’educazione delle bambine e dei bambini nella lotta agli stereotipi e per il raggiungimento delle pari opportunità.
“Una generazione di bambine e ragazze - che già scontavano un gap con i coetanei maschi che affonda le proprie radici nell’infanzia e che si traduce, crescendo, in mancanza di opportunità di lavoro, di carriera, di realizzazione del proprio potenziale - sta vedendo tale situazione acuirsi anche a causa della crisi che stiamo vivendo per via della pandemia. Le mamme, inoltre, sono state tra le più colpite dagli effetti della crisi economica e la mancanza di servizi per la prima infanzia e la necessità di prendersi cura dei bambini in questa fase difficile ha pregiudicato il futuro lavorativo di molte di loro. In questo momento storico, è indispensabile andare alla radice di queste diseguaglianze, perché non ci si può permettere di disperdere il potenziale delle donne e delle ragazze, a partire proprio da quelle che vivono nei contesti più svantaggiati, con interventi specifici volti a liberare talenti e capacità dell’universo femminile. Sono necessari investimenti strutturali che riguardino il mondo del lavoro e i servizi educativi per la prima infanzia, i percorsi educativi all’interno delle scuole, il contrasto a ogni forma di violenza di genere e il sostegno al protagonismo delle ragazze stesse” dichiara Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
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