Mense scolastiche: nuovo caso di discriminazione nel Veronese
Un nuovo inaccettabile caso di discriminazione in una mensa scolastica. Nel veronese a un’alunna delle primarie è stato offerto un pasto a base di cracker e tonno mentre i suoi compagni mangiavano il menù completo perché i genitori sono in ritardo con il pagamento.
Questi comportamenti producono un impatto estremamente negativo sul piano educativo non solo nei confronti dei bambini colpiti, ma di tutto il gruppo classe. È intollerabile rivalersi sui bambini, ai quali devono sempre essere garantiti i servizi scolastici necessari per godere del diritto all’istruzione e alla salute. Anche in caso di morosità dei genitori, le istituzioni locali devono trovare altre forme di recupero crediti.
La mensa scolastica dovrebbe essere un momento educativo al pari dell’aula ma sta invece rischiando di rafforzare la condizione di diseguaglianza e di mancato accesso ai diritti nel nostro Paese. Essendo infatti un servizio a domanda individuale, è sempre legato alle scelte di bilancio dei singoli comuni e le politiche di accesso al servizio ed agevolazioni ed esenzioni tariffarie messe in campo sono infatti fortemente squilibrate da un Comune all’altro, fino ad arrivare a insopportabili casi di esclusione e segregazione come quello di oggi. È quindi necessario riconoscere alla mensa scolastica la funzione di servizio pubblico essenziale.
Ci battiamo da anni affinché il diritto alla mensa scolastica di qualità sia garantito a tutti i bambini e le bambine. Nel 2017, solo il 51% degli alunni della scuola primaria in Italia ha avuto accesso ad una mensa, con disparità enormi nei sistemi di refezione scolastica e una distanza sempre maggiore tra Nord e Sud, dove si registra il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica (81% in Sicilia, 80% in Molise, 74% in Puglia), come risulta dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione dal titolo “Non tutti a Mensa!”.
Per approfondire leggi il comunicato stampa.
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