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Perché gli episodi di violenza sulle donne aumentano in estate

Disegni su un quaderno e bambina di spalle che li guarda

Nel periodo estivo si creano spesso le condizioni per l’aumento di casi di violenza sulle donne. Allentandosi infatti i contatti con il mondo esterno, amici o familiari, diventa anche molto più difficile manifestare il bisogno di aiuto da parte delle vittime.

Come sottolineato anche dalla professoressa Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere dell'Università di Padova, “ci sono molti studi che evidenziano un aumento sostanziale del numero delle violenze subite dalle donne nei momenti in cui si trovano in condizioni di isolamento insieme a un uomo violento o intollerante. Questo succede per esempio nei periodi in cui si è in vacanza dal lavoro, quindi durante le festività oppure d'estate.”

Violenza sulle donne, i casi durante il lockdown


A dimostrazione di quanto l’isolamento incida sull’aumento di casi di violenza domestica, basta analizzare quanto emerso durante i mesi del lockdown. Secondo i dati diffusi negli scorsi mesi da D.i.Re (la rete nazionale impegnata nel contrasto alla violenza sulle donne) sono 2.867 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza del network durante il lockdown dal 2 marzo al 5 aprile 2020. Si tratta di 1224 donne in più (74,5 %), rispetto alla media mensile registrata con il rilevamento del 2018, negli oltre 80 centri sparsi per l’Italia. 806 di questi casi (il 28%) sono nuovi, alla prima richiesta di aiuto.

L’estate e la violenza sulle donne


Allo stesso modo, il periodo estivo - implicando una prolungata condivisione degli spazi con il maltrattante - determina frequentemente non solo un aumento del numero stesso di episodi di violenza, ma anche un loro aggravamento. Durante il periodo di vacanze estive la condizione di riduzione dei contatti esterni, la condivisione prolungata degli spazi abitativi con il partner violento e la difficoltà di contattare i servizi può, quindi, contribuire ad aumentare l’isolamento delle donne e costituire un serio ostacolo all’emersione di situazioni di violenza domestica e assistita

Le conseguenze sui bambini che assistono alla violenza


Qualunque tipo di maltrattamento esercitato sulle figure adulte di riferimento, causa gravi danni sui bambini che fanno esperienza di queste violenze, direttamente o indirettamente, osservando i segni che la violenza lascia sulla propria mamma e nell’ambiente di vita quotidiano. Per approfondire il tema della violenza assistita leggi l’articolo “cos’è la violenza assistita e quali le conseguenze sui bambini”.

La violenza assistita è un fenomeno ancora in gran parte sommerso. Una prima causa di questo è legata al contesto socio-culturale, che porta talvolta a negare, più spesso a sottostimare e a normalizzare la violenza di genere. In tal senso è fondamentale strutturare interventi comunitari di informazione, sensibilizzazione, educazione, promuovendo un cambiamento culturale che vada verso una decostruzione di stereotipi e pregiudizi di genere, a favore di una cultura di parità.

Violenza domestica, servono interventi in rete


Il fenomeno della violenza domestica e assistita è complesso e multifattoriale e come tale, richiede un approccio “olistico”, multidisciplinare e multi-agenzia, che si caratterizzi per l’utilizzo di uno sguardo e un linguaggio condiviso tra coloro che se ne occupano. Molte sono le variabili rilevanti: sociali, culturali, psicologiche, politiche, normative.
Molte, di conseguenza, le agenzie coinvolte nella lotta a questo fenomeno: centri antiviolenza e case rifugio, servizi sociali e sanitari, psicologi/psicologhe e altri professionisti, forze dell’ordine e magistratura, scuole e agenzie di educazione. Per evitare i rischi connessi alla frammentazione degli interventi, riteniamo auspicabile costruire una prospettiva condivisa.

Il fenomeno va visto come una realtà complessa in cui ogni attore coinvolto è chiamato a contribuire, nell’esercizio del proprio ruolo e delle proprie funzioni, alla lotta e al contrasto della violenza domestica, compresa la violenza assistita.
L’obiettivo della strategia che adottiamo nei nostri programmi è quindi quello di creare una rete multi agenzia che sia in grado di procedere alla messa a sistema di una modalità condivisa di identificazione, segnalazione e referral dei casi di violenza domestica e assistita e alla strutturazione di un intervento di rete che garantisca un approccio integrato di contrasto e risposta al fenomeno, al fine di avviare un intervento tempestivo di messa in protezione dei nuclei mamma-bambino/a con invio ai presidi territoriali deputati.
A questo scopo, risulta necessario procedere a un rafforzamento del sistema di coordinamento tra enti locali, scuole, strutture sanitarie, servizi sociali, centri antiviolenza e soggetti del Terzo settore attivi nel campo della protezione dei minori, attraverso protocolli di intesa che disciplinino delle procedure operative standard territoriali nel caso di emersione del rischio o di violenza conclamata.

È fondamentale, per rispondere a queste criticità, sollecitare e sensibilizzare la politica sul tema della violenza domestica e assistita e, allo stesso tempo, fornire informazione, formazione, strumenti e prassi di lavoro, monitoraggio ai professionisti e alle professioniste che lavorano nei vari servizi che potrebbero intercettare situazioni a rischio.

Prendere in carico madre e bambino giova a entrambi


Per quanto riguarda la presa in carico, è importante predisporre interventi che siano rivolti alla sia alla mamma che al bambino/a, individualmente e nella loro relazione. Esistono, infatti, numerose evidenze scientifiche rispetto al fatto che supportare madri e figli/e a ricostruire la loro relazione è cruciale nel superamento e nel recupero del benessere di entrambi. Dall’esperienza di alcuni programmi di intervento in questo senso, emerge che il benessere dei bambini e delle bambine aumenta se le madri sono supportate a prendere parte attiva al loro processo di “guarigione”. 

Inoltre, tali programmi da una parte promuovono l’autostima della madre e la sua sicurezza nella genitorialità, dall’altra permettono la diminuzione delle difficoltà emotive e comportamentali dei bambini e delle bambine. Un mancato intervento, nei casi in cui viene ritenuto necessario, sul rinforzo della genitorialità e sulla presa in carico terapeutica della madre e del/la minore, potrebbe essere un fattore di rischio rispetto allo sviluppo di relazioni disfunzionali madre-figlio/a, alla trasmissione intergenerazionale della violenza e alla cronicizzazione delle conseguenze psico-fisiche di un trauma non elaborato.

Consulta la nostra pubblicazione “Ad ali spiegate”, per approfondire la metodologia di intervento nei nostri programmi

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