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Arrivano i ragazzi a mettere "SottoSopra" il mondo

Pubblichiamo l'intervento di Alessio Castiglione, un ragazzo di SottoSopra che, in seguito alla sua partecipazione al Members Meeting internazionale di Save the Children, tenutosi a New York dal 3 al 5 giugno, ha voluto fornirci un'ispirata testimonianza di questi giorni unici e, per tutti i ragazzi che vi hanno partecipato, indimenticabili. 

La voce di Alessio è una testimonianza corale di cosa significa focalizzarsi sui bambini e adolescenti più vulnerabili nei vari paesi in cui lavoriamo e sul percorso che abbiamo intrapreso per diventare un movimento di milioni che collabora sempre più orizzontalmente, lasciando la parola a chi vuole ispirare il cambiamento che guidiamo.

"È raro, o meglio, innovativo, ritrovarsi a New York per discutere di pace, di salvezza per i bambini, per investire sul sociale e volere cambiare il mondo. È ancor più raro, o meglio, più innovativo, quasi rivoluzionario, trovare dentro, partecipi quanto protagonisti, ragazzi di diverse parti del mondo, di questo mondo che si vuole salvare.

A New York non sono stati chiamati solo i grandi adulti, ma anche i grandi ragazzi impegnati che vogliono, insieme alle diverse rappresentanze di Save the Children, dare una mano di più: tutto il corpo, tutto quanto, per un futuro migliore che deve partire dal presente.

Oggi e domani, il 4 e 5 giugno 2016, sono e saranno nel tempo due giorni importanti per raggiungere gli obiettivi prefissati per questa nuova missione che coinvolgerà milioni di abitanti, di nessuna città in particolare, perché l’oggetto di discussione è il mondo e i soggetti sono i bambini, the children.

A caratteri grandi, in grassetto, tappezzano l’hotel Affinia di Manhattan frasi come: “Children on the move”, “Ambition for children”, “Working better together”, “2030”. Parole importanti, parole in rosso e nero; il colore del tutto, il nero, e il colore del sangue, dell’amore, il rosso.

La combinazione simbolica di questi cromatici messaggi devono essere fissati da queste 100 persone che si sono raccolte dentro una grande aula, e che - attenti - scrivono, mandano e-mail, stringono contatti, per una cooperazione concreta che vuole abbattere i confini e ricreare un unico grande creato col fine di proteggerlo tutto, di proteggere tutti, ma soprattutto chi è vittima degli errori dell’uomo, i bambini che sono anche figli, che sono speranza.

E tutto questo l’enorme organizzazione Save the Children già lo sa e vuole fare un passo avanti, senza ripetere “I ragazzi sono il futuro”, frase ridondante anche vacillante nei retorici fondamenti perché i ragazzi sono ora, oggi, lo saranno domani e poi, da giovani adulti, diventeranno uomini; poi questi uomini cresceranno e come saranno?

Nell’immaginario di Save the Children la risposta prende il nome di prevenzione, azione, azione concreta, azione immediata, veloce, perché dopo ci saranno altri bisogni, e altri ancora. Agire e cambiare non possono essere verbi al futuro, non più, non dopo tutta questa demagogia, dopo tutte queste morti banali che vedono bambini vacillare tra una semplice medicina che non c’è e un pasto completo che non hanno.

Basta; basta tapparsi gli occhi, le orecchie, far finta di niente. In questi giorni si mette tutto su carta, su un video che commuove e delle domande che muovono riflessioni, strategie per capire al meglio cosa si può, ora o al massimo domani, fare. Tra i tavoli dentro la Fitzgerald Room le persone sono molte, e tutte siedono come a presidiare una cena importante, su tavoli senza cibo ma pieni di idee e di portatori di idee, tra questi: i giovani. Ragazzi europei che non superano i 23 anni d’età e che sono stati chiamati, così come tutti gli altri, a firmare quello che sarà il piano che dovrà coinvolgere milioni di ragazzi, un contagio positivo, un Bestseller di qualità che avrà ripercussioni in ogni continente, in ogni colore di pelle, in ogni cultura che ha bisogno di aiuto, e nessuno può tirarsi indietro. I giovani presenti parlano, colorano i volti, sorridono spesso e intervengono.

Questi sei ragazzi dicono come stanno le cose, sbagliano qualche parola in inglese, sono timidi, sì, ma è importante il messaggio. E i messaggi provengono da tutti i ragazzi rimasti nel loro paese ad attendere cosa sta succedendo, tutti quei giovani impegnati dentro Save the Children per andare fuori, a salvare il mondo. Tanti piccoli eroi, periferici e centrali, in grado di essere il motore di questo cambiamento e così stanno facendo, probabilmente mentre gli adulti pensano ancora a come coinvolgerli.

Il movimento “SottoSopra” in Italia è l’esempio di come dai ragazzi può nascere questa nuova tipologia di contagio, questo virus positivo che è già partito ed è arrivato fino a New York e tornerà in Italia ancora più forte, resistente alle paure, agli anti-umani, ai capitalisti, alle guerre.

Ecco: dobbiamo resistere al male e il bene, suo oppositore, è l’unica arma che dovrà essere usata. Stiamo costruendo la nostra strada dagli occhi della gente, da questi verrà fuori una bellissima mappa. Seguiamola tutti, intasiamo le strade per arrivare a una meta comune: la pace: “Every last Child”.