Salta al contenuto della pagina

Body shaming, significato e l’impatto dei social media

bambino di spalle al pc

Il termine “body shaming” indica la pratica di offendere qualcuno o qualcuna per il suo aspetto fisico, ad esempio attraverso insulti, derisioni, giochi di parole, allusioni, in genere diffusi tramite l’utilizzo del social media, spesso sistematici e persistenti.

Non esiste una definizione univoca del "body shaming" poiché si tratta di un termine che si è diffuso nella cultura popolare e nell'attivismo, soprattutto online. È una forma di violenza che sfrutta l'insicurezza corporea (la sensazione di disagio o insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico) e assume spesso le forme del bullismo/cyberbullismo o dell’hate speech legati all'aspetto fisico. Il “body shaming” può diventare anche una manifestazione della violenza di genere, circostanza che rende bambine e ragazze ampliamente esposte ad offese e aggressioni basate su commenti negativi relativi al loro corpo: il body shaming è parte di una cultura che promuove la disuguaglianza di genere e contribuisce a una mentalità sessista.

Body shaming e adolescenza

Le preoccupazioni e le insicurezze relative alla “percezione dell'immagine corporea” (il modo in cui una persona vede e percepisce il proprio corpo), il desiderio di essere accettati/e, e le sofferenze legate alle pressioni sociali legate al proprio aspetto fisico sono purtroppo vissuti comuni durante l'adolescenza. Ecco perché il fenomeno del body shaming può essere particolarmente doloroso nelle sue conseguenze e nei danni emotivi che provoca. 

Sebbene i commenti possano riguardare l’altezza, il peso, la forma del corpo, il colore dei capelli o qualsiasi altra caratteristica fisica, è importante specificare che questo tipo di violenza non ha una relazione con il fatto che la persona insultata corrisponda o no a determinati “canoni”, non c’è nessuna caratteristica reale che esponga a un’offesa di questo tipo, ma chi la agisce fa leva proprio sulle normali fragilità legate all’immagine del sé corporeo e alle pressioni sociali derivanti dalla diffusione di un’idea irreale di corpo perfetto a cui conformarsi (soprattutto nel caso di ragazze e bambine). Diffusione a cui tutti i media, non solo i social, contribuiscono, in maniera quasi inscalfibile, nonostante campagne di sensibilizzazione e una diffusione di una cultura più sensibile e volta al contrasto degli stereotipi

Il ruolo dei social media nel body shaming

I social media, oltre che veicolare stereotipi, pressioni e meccanismi di comparazione, rispetto ai “corpi ideali”, fungono da amplificatori di insulti e offese, facilitando, tramite l’anonimato o semplicemente per la percezione di “distanza” rispetto alla persona che viene presa di mira, le derisioni del corpo altrui, con commenti negativi e insistenti su foto personali, meme offensivi che deridono l'aspetto fisico delle persone e discussioni pubbliche sull'aspetto, ad esempio, delle celebrità che spesso vengono estese a chi commenta “in difesa”.

Tuttavia, è importante notare che negli stessi social media trovano spazio campagne di sensibilizzazione, movimenti e gruppi (vere e proprie “comunità di supporto”) che promuovono l'accettazione del corpo e una cultura inclusiva e rispettosa dell'aspetto fisico delle persone, cercando di contrastare tali manifestazioni.

Il mondo digitale e in particolare i social media, hanno cambiato le modalità di socializzazione, rendendole molto più veloci e pervasive, ed ha inciso anche sulla rappresentazione del sé. Nel rapporto "Le Ragazze Stanno Bene" trattiamo del tema della violenza di genere nella vita degli adolescenti che intreccia la dimensione digitale con l’ambiente di vita quotidiano, in una dimensione che viene oggi definita “onlife”. 

Le stesse piattaforme online hanno una grande responsabilità nel rafforzare le politiche di moderazione dei contenuti violenti e offrire strumenti per segnalare e bloccare gli utenti che agiscono comportamenti dannosi.

Body shaming, cosa fare per prevenirlo

Il ruolo del gruppo dei pari è fondamentale nel rafforzare l'idea di come dovrebbe essere un corpo "ideale", ma viceversa può anche avere un imprescindibile ruolo supportivo e solidale, contribuendo a decostruire tali stereotipi e neutralizzare certe pressioni, supportando l’dea della diversità di ogni corpo e della non centralità di quest’unico aspetto nel costruire la propria personalità e nella relazione con l’altro/a.  
Il body shaming è un fenomeno che richiede un approccio educativo e preventivo. In tal senso, l’educazione all’affettività, all’emotività e alle competenze digitali sono azioni necessarie per prevenire forme di cyberbullismo e violenza online, per migliorare le relazioni online, per condividere le giuste informazioni sul corpo che cambia e affrontare le problematiche relative a tali aspetti. 

Nel caso in cui il body shaming assuma le forme del cyberbullismo, oltre a parlarne con un adulto di riferimento, è possibile richiedere, ad esempio, la rimozione dei contenuti offensivi, autonomamente, con l’invio di un modulo al Garante per la privacy nel caso in cui non sia la stessa piattaforma dei social media a farlo, dopo una segnalazione. 

In ogni caso il consiglio principale per chi lo subisce è sempre lo stesso: parlarne con qualcuno/a di cui ci si fida! La helpline del Progetto Generazioni Connesse può dare un supporto anche in questi casi.

Per approfondire: 

In un tempo in cui la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web, abbiamo esplorato ulteriori tematiche legate ai giovani e alle tecnologie digitali nella  XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia “Tempi digitali”. Tra queste, le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale.

Atlante dell'infanzia 

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche