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Disturbi del comportamento alimentare nell’infanzia: come riconoscerli

piedi di bambino su bilancia che si pesa per disturbi del comportamento alimentare

ll 15 marzo si celebra la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), ovvero condizioni psicologiche che compromettono negativamente il comportamento alimentare e la salute fisica di un individuo. I disturbi del comportamento alimentare hanno generalmente un esordio in età adolescenziale, ma negli ultimi anni stiamo assistendo ad una comparsa precoce dei tipici sintomi.

Purtroppo già all’età di 8 anni vengono rilevate problematiche legate all’anoressia, alla bulimia, al binge eating disorder, insieme ad altri disordini alimentari più difficili da individuare, come l’alimentazione selettiva o la disfagia (difficoltà a deglutire).

Il ruolo dei genitori è dunque fondamentale nel fare attenzione a tutti quei segnali di rischio che spesso si tende a sottovalutare, soprattutto nelle bambine e ne bambini, in quanto più l’inizio della malattia è precoce, più le conseguenze sono gravi e compromettono in maniera seria la salute psico-fisica.

Quali sono i principali disturbi del comportamento alimentare?

Pochi anni fa, i disturbi del comportamento alimentare erano considerati tipici dell'adolescenza o della giovinezza, e per lo più associato al genere femminile. Ad oggi, però si notano alcune differenze. Ecco i tipi di disturbi alimentari maggiormente diagnosticati durante l’infanzia:

  • Disturbo da alimentazione selettiva: I bambini mangiano solo alcune tipologie di cibi, escludendo tutte le altre.
  • Disfagia funzionale: Si verifica quando un bambino ha subito un trauma legato al cibo, per esempio ha rischiato di soffocare per un boccone andato di traverso, o ha visto qualcuno che ha rischiato di soffocare. In questi casi il bimbo mangia con difficoltà proprio perché ha paura che il cibo possa fargli male.
  • Anoressia nervosa infantile: Si osserva una significativa perdita di peso dovuta al rifiuto di alimentarsi adeguatamente. Prima dei 3 anni il bambino con anoressia infantile non comunica la fame e non ha alcun interesse per il cibo, pur mostrando grande interesse per l’esplorazione dell’ambiente. Nei bambini tra i 3 e gli 8 anni si osservano preoccupazioni per il cibo e l’alimentazione.
  • Bulimia nervosa: I casi più precoci si osservano a partire dall’età di 8 anni, mentre più frequentemente l’esordio avviene durante l’adolescenza, tra i 12 e i 24 anni. 

Quali sono le cause dei disturbi del comportamento alimentare?

Le cause che possiamo far ricondurre alla comparsa di un disturbo dell'alimentazione in età evolutiva non convergono in un’unica direzione.

L’origine è spesso dovuta a: caratteristiche innate del bambina/o aspetti relazionali, stress psicosociali, difficoltà di regolazione emotiva. Quindi esiste un mix di fattori combinati nel determinare la comparsa di un DCA durante l’infanzia.Tuttavia, tra i fattori più rilevanti troviamo:

  • I fattori predisponenti: indicano una vulnerabilità personale che può essere determinata da una dimensione: genetica (ad esempio il temperamento del bambino), ambientale (interazione disfunzionale bambino-caregiver), psicologica (insoddisfazione corporea, bassa autostima), ecc.
  • I fattori precipitanti: determinano l’esplosione del disturbo in quei bambini che presentano una predisposizione di questo tipo e possono comprendere: eventi traumatici, lutti, malattie, conflitti familiari, ecc.
  • I fattori di mantenimento: favoriscono la persistenza del disturbo attraverso un circolo vizioso in cui le conseguenze fisiche e psicologiche del disturbo, col passare del tempo, permettono lo stabilizzarsi di stati emotivi depressivi, ansiosi, d’insoddisfazione che, a loro volta, innescano comportamenti disfunzionali (come un’ulteriore restrizione del regime alimentare) con il fine di migliorare la propria autostima. 

5 consigli pratici per i genitori:

  • 1. Gestire la rabbia anche a tavola limitando quanto più possibile le “battaglie” per il controllo del cibo e i conflitti relativi l’alimentazione in famiglia. 
  • 2. Evitare metodi coercitivi, lotte di potere o ricatti: “se mangi questo ti compro il gioco”.
  • 3. Il bambino osserva e impara dal suo ambiente, motivo per cui è importante proporre a tavola un’alimentazione variegata ed equilibrata. 
  • 4. Fornire comunque dei limiti chiari e non negoziabili nel caso vi siano spiluccamenti da parte del bambino (picky eating).
  • 5. È importante ricordare che si raccomanda la richiesta di aiuto specialistico il prima possibile, soprattutto qualora il genitore osservi comportamenti alimentari non adatti all’età dei figli. Infatti più tempestivo è l’intervento, migliore è la prognosi, consentendo così di evitare possibili complicazioni.

Cosa può fare un genitore?

Lo sviluppo di DCA ha origine spesso durante il primo anno di vita e l’educazione impartita dai genitori in questo senso potrà avere un ruolo decisivo nella prevenzione del disturbo. Nutrire un/a bambino/a rappresenta un’importante forma di comunicazione tra i genitori e il figlio, e l’ambiente circostante deve rispondere prontamente alle necessità del bambino aiutandolo ad organizzare le varie informazioni che riceve per poterle comprendere ed interpretare.

Prima di acquisire tale padronanza il/la bambino/a non è in grado di differenziare i suoi bisogni e i suoi impulsi, e se non è aiutato/a a farlo, crescerà confuso, senzala capacità di distinguere le esperienze biologiche da quelle emotive. Chi si prende cura di lui/lei, quando avverte il suo bisogno di nutrizione, espresso ad esempio attraverso il pianto, gli offre il cibo, e così, gradualmente, può imparare a distinguere la sensazione “della fame” da altre tensioni e bisogni.

Continua ad approfondire l’argomento:

Poiché si tratta di disturbi complessi, con origine multifattoriale, non esistono ricette semplici e provate al 100% per la loro prevenzione. Ci sono però degli atteggiamenti che possono aiutare molto:

Dai un’occhiata agli articoli de “l’Officina del Benessere”, dove puoi trovare risorse utili per il benessere psicofisico delle bambine, dei bambini/ e degli adolescenti.

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