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Emergenza Iraq: una storia a lieto fine

L'emergenza in Iraq diventa sempre più drammatica a causa dell'escalation di violenza. Milioni di persone stanno lasciando le loro case e molti genitori, per mettere in salvo i propri figli, li fanno partire a bordo di camion, verso zone più sicure. Il ricongiungimento familiare in questa situazione è molto difficile, ma oggi vogliamo raccontarvi una storia a lieto fine. La notte prima della strage del 2 agosto, in cui sono stati uccisi centinaia di Yazidi e 200.000 persone sono fuggite dalla regione, Dunya e i suoi due figli più piccoli (di cinque e otto anni), erano a casa dei suoi genitori, appena fuori città, mentre i tre figli più grandi stavano con lo zio Masum dall'altra parte della città. Il giorno dopo sono iniziati i combattimenti, con spari e bombardamenti ovunque. Dunya, sapendo di non aver tempo da perdere, ha lasciato la città in macchina con un altro fratello e i suoi figli più piccoli, senza sapere se gli altri erano riusciti a salvarsi.

Mi sentivo così spaventata, ho pianto. Pensavo che non li avrei mai più rivisti - ci ha detto.

Nel frattempo, Masum era riuscito a scappare con i tre nipoti (di 10, 15 e 16 anni) la moglie e i suoi figli (di età compresa tra uno e cinque anni). Sono arrivati a piedi in Siria, ci sono volute 24 ore, lui e sua moglie hanno dovuto camminare sotto il sole, portando i bambini più piccoli in braccio.

Non abbiamo potuto portare nulla con noi, i bambini gridavano ed erano spaventati. Cercavo di calmarli e di dire loro che niente di brutto gli sarebbe accaduto. - Dice Masum

Entrambi i gruppi hanno viaggiato nel nord della Siria prima di attraversare di nuovo il confine per entrare nel Kurdistan iracheno, viaggiando con autocarri, autobus o taxi.  Dunya è arrivata nella città di Shariya, appena a sud di Dohuk, qui le scuole e le moschee erano già piene di profughi e per questo ha dovuto dormire all'aria aperta. Anche Masum è arrivato nella regione Dohuk ed è qui che ha incontrato i nostri operatori, che gli hanno fornito beni di prima necessità. I suoi nipoti, i figli di Dunya, sono stati registrati nel programma per il ricongiungimento familiare, ma fortunatamente la famiglia si è riunita prima: Dunya aveva infatti rintracciato un parente ed era riuscita ad avere il numero di Masun. Quando lo ha raggiunto ha avuto la buona notizia che i suoi figli erano salvi e al sicuro.

Ero così felice, mi è sembrato di vederli per la prima volta, ero così emozionata quando li ho rivisti, gli sono corsa incontro, li ho baciati, piangevo!

Ora che la famiglia è riunita Dunya pensa al futuro precario e incerto: "Voglio che i miei figli crescano e vadano a scuola, sono senza padre e quindi sarò sempre io a prendermi cura di loro".

Nel Nord dell'Iraq ci sono 1,2 milioni di sfollati che spesso vivono in campi, alloggi di fortuna, nei parchi o anche al lato delle strade, con poco o nessun accesso ad un'alimentazione adeguata, acqua pulita e servizi igienico-sanitari. La crisi umanitaria è drammatica. A causa delle tragiche notizie che ricevono (di uccisioni e massacri) sono tutti terrorizzati e molti genitori fanno scappare i figli su camion per mandarli in zone più sicure.

Non abbiamo futuro in Iraq - ci ha detto Masum.- Non possiamo andare a casa o saremo uccisi, dobbiamo vivere qui senza soldi e senza mezzi di sussistenza.

Finora, Save the Children ha valutato la situazione in 45 scuole nella regione di Dohuk, registrando 21 bambini nei programmi di protezione - 15 dei quali sono separati dalle loro famiglie e sei che hanno disabilità o problemi di salute.  Data la repentina escalation di violenza, riunificare le famiglie con i propri cari può richiedere del tempo, ma tali sforzi sono fondamentali per garantire la protezione di bambini e genitori.  Abbiamo bisogno del maggior aiuto possibile, per far sì che altre madri possano provare la stessa gioia di Dunya e riabbracciare i propri figli sani e salvi.  

Per saperne di più sull'emergenza in Iraq ed aiutarci nelle operazioni di risposta all'emergenza, visita il nostro sito.