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Iraq: genocidio Yazidi e l’impatto sui bambini

tre bambini yazidi seduti su una panca e in piedi alla loro destra il padre vestito di bianco

Le bambine e i bambini Yazidi non devono essere dimenticati dalla comunità internazionale. La loro infanzia è stata intaccata in modo brutale e quotidianamente ne vivono le conseguenze sulla loro salute fisica e mentale, presentando disturbi da stress post-traumatico o depressione.

È fondamentale prendere provvedimenti per garantire che i bambini e le bambine Yazidi ricevano giustizia, responsabilità e riparazioni per le gravi violazioni, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra perpetrati contro di loro. Ecco una breve descrizione per comprendere meglio cosa è accaduto alle persone Yazidi 8 anni fa.

Chi sono gli Yazidi e cos'è accaduto? 

Gli yazidi sono un gruppo etnico e religioso minoritario, la cui maggioranza vive nel nord dell'Iraq, principalmente nel Governatorato di Niniveh, oltre che in Siria e in Turchia. Gli Yazidi sono prevalentemente di etnia curda e parlano un dialetto condiviso della lingua curda chiamato Kurmanji. Quella degli Yazidi è una religione chiusa, che non accetta la conversione di persone estranee alla sua fede.

Per essere Yazidi, un bambino deve nascere da padre e madre Yazidi. La conoscenza della religione viene trasferita da una generazione all'altra attraverso racconti orali. Storicamente, la comunità Yazidi è stata ampiamente fraintesa e ha subito ripetutamente violenze e persecuzioni estreme.

Nell'agosto 2014, dopo che l'ISIS ha attraversato il confine dalla Siria, circa 400.000 Yazidi sono stati catturati, uccisi o costretti a fuggire dalla loro patria originaria di Sinjar. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto il trattamento riservato agli Yazidi come genocidio

Quasi 3.000 donne e ragazze sono state rapite, hanno subito stupri e altre forme di violenza sessuale e molte sono ancora disperse. I ragazzi sono stati separati dalle loro famiglie e reclutati con la forza nell'ISIS. Otto anni dopo, molti bambini Yazidi sono ancora sfollati dalle loro comunità. Molti vivono in ambienti non sicuri, tormentati da ricordi di episodi della violenza subita per mano dell'ISIS, tra cui case, scuole e ospedali distrutti.

Rizgar Aljaff, Direttore nazionale ad interim di Save the Children per l'Iraq, ha dichiarato: "I bambini Yazidi continuano a vivere nella paura di ciò che loro e le loro famiglie hanno vissuto per mano dell'ISIS e di ciò che sperimentano ora nella loro vita quotidiana. I loro diritti fondamentali di bambini sono ancora negati. Le cure urgenti e il sostegno di cui hanno bisogno per elaborare il trauma e guarire sono ancora largamente insufficienti. Molti bambini sono ancora dispersi. Se nulla cambia, l'impatto del genocidio sui bambini Yazidi non potrà che aggravarsi".

La nostra indagine sugli effetti del genocidio

Abbiamo parlato con 117 bambini di età compresa tra i 7 e i 17 anni, che erano molto piccoli o appena nati quando hanno perso madri, padri, fratelli e parenti allargati a causa delle violenze, oltre a 33 caregivers.

Bambini di tutte le età hanno raccontato ai nostri operatori le loro paure e la mancanza di sicurezza durante la loro quotidianità, ormai turbata. Tra gli adolescenti, 39 dei 40 coinvolti nello studio hanno dichiarato di non sentirsi al sicuro nel luogo in cui vivono e di temere rapimenti, violenze sessuali, reclutamento da parte di gruppi armati e ulteriori perdite o separazioni familiari.

"Ogni giorno vediamo bambini che imbracciano armi e lavorano con le forze di sicurezza e gruppi armati. Sono ancora giovani, hanno meno di 18 anni", ha detto Khalid, un bambino di età compresa tra i 7 e i 10 anni.

Il diritto all’istruzione negato

Le barriere linguistiche, in particolare, sono state sollevate come sfide, poiché alcuni bambini hanno dimenticato la loro lingua madre, il Kurmanji. Altri invece, nascendo in prigionia non l'hanno mai imparata, rendendo difficile la comunicazione con le loro famiglie e la reintegrazione nelle loro comunità.

Ma le bambine e i bambini, secondo quanto riferito ai nostri operatori sul campo, hanno tanta voglia di imparare la lingua e di ricevere un’istruzione di qualità. Ma, dopo otto anni continuano a vedersi negato questo diritto fondamentale. La mancanza di materiali e libri di testo di qualità e la carenza di personale impediscono la loro istruzione. 

Inoltre, per molte bambine e bambini Yazidi, le scuole più vicine sono vuote, bombardate e distrutte e temono di affrontare un lungo percorso: "La paura dei nostri figli e delle nostre figlie di andare in scuole lontane è dovuta alla paura dei rapimenti", ha detto la caregiver Souzan.

Cosa stiamo facendo

Chiediamo alla comunità internazionale di collaborare con il governo iracheno e con il governo regionale del Kurdistan per istituire servizi specializzati per il reinserimento delle bambine e dei bambini Yazidi nelle loro comunità, per investire in un'istruzione e in infrastrutture di qualità nelle comunità Yazidi e per garantire che tutte le bambine e i bambini sopravvissuti alle violenze sessuali e al reclutamento possano rientrare nel sistema scolastico con un supporto psicosociale e di salute mentale.

Operiamo a Sinjar dal 2017 per sostenere le famiglie che rientrano. Lavoriamo a fianco delle comunità e in collaborazione con gruppi locali per aiutare le persone a trovare lavoro, ricostruire le infrastrutture comunitarie e fornire servizi essenziali, come assistenza sanitaria e consulenza legale.

Per approfondire leggi il comunicato stampa.
 

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