Salta al contenuto della pagina

L’esperienza dei centri educativi Fuoriclasse

Il concetto di bellezza applicato all’ambito scolastico non può prescindere da tutti quei luoghi e spazi educativi in cui bambini e ragazzi si ritrovano a passare buona parte della loro giornata.

La questione degli ambienti educativi non è di poco conto: il senso comune e l’esperienza di ciascuno di noi ci indicano quanto il contesto di apprendimento influenzi la possibilità stessa di apprendere. Banchi, lavagna, cattedra, sedie scricchiolanti, porte che non si chiudono, cartine ingiallite alle pareti. Questo è l’immaginario che connota le nostre scuole, nonostante le lavagne interattive, il pensare a scuole 2.0 e la volontà di portare innovazione.

La visione della scuola basata sulla trasmissione frontale dei saperi da docente ad alunno, anche se contestata già a partire dagli inizi del ‘900, continua ad essere per molti esperienza quotidiana.

Tuttavia negli ultimi anni qualcosa si è mosso, in diversi contesti e territori stanno prendendo forma tante esperienze che provano a ripensare l’ambiente scuola ed extra scuola a partire dal come si apprende, dagli spazi, dall'unione tra scuola e quartiere.

Proprio in quest’ottica si pone l’attività del centro educativo Fuoriclasse – luogo di apprendimento, di cura e aperto sul territorio.

Educare al bello

Nel corso degli anni, il programma Fuoriclasse si è impegnato a ristrutturare alcuni spazi nelle città di Bari, Crotone, Milano, Scalea e Torino, creando dei centri educativi innestati direttamente nel contesto scolastico o nel quartiere di riferimento. Nell’ultimo anno, sono stati inaugurati due nuovi centri a Bari, presso l’Istituto comprensivo 16 cd Ceglie – Manzoni Lucarelli, e a Milano presso l’Istituto comprensivo Pareto. Contesti curati e a misura dei bambini e dei ragazzi che li frequentano.

Spazi polifunzionali che possano adattarsi al lavoro di supporto allo studio in piccolo gruppo e, allo stesso tempo, trasformarsi in luoghi dove vedere un film, fare una merenda, un laboratorio di falegnameria o semplicemente stare insieme. Luoghi inaspettati che a volte sorprendono i nostri ragazzi abituati ad aule scialbe e a schemi rigidi.

Perché il contrasto alla dispersione scolastica passa attraverso una pratica irrinunciabile: il prendersi cura. Don Milani già lo ricordava con “I care”, il mi importa, mi interessa, riportando al centro dell’apprendere l’aver cura anzitutto dei ragazzi prima che degli studenti. Riuscire a lavorare perché la scuola diventi luogo di benessere sia per i grandi sia per i più piccoli a partire dall’ambiente fisico in cui sono inseriti.

La voce di Laura Raimondi, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo 16 cd di Ceglie – Manzoni Lucarelli di Bari ribadisce questo concetto: “Fuoriclasse è una risposta concreta ai reali bisogni dei minori del territorio, che si trovano a fare i conti con difficoltà strutturali del contesto di provenienza. Vogliamo mettere in piedi sperimentazioni che possano rivelare le potenzialità inespresse di alcuni ragazzi, in particolare di quelli che non hanno mai avuto la possibilità di mettersi alla prova con attività diverse da quelle didattiche. Le parole sono tante e spesso volano via: l’unione di diversi soggetti nasce, invece, per realizzare il cambiamento”.

Un forte accento sull’educazione è posto dal dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Pareto di Milano, Angelo Lucio Rossi: “Per che cosa vale la pena vivere? Per l’educazione! L’educazione passa attraverso il parlare, il fare e attraverso ciò che si è. Dobbiamo sostenere i ragazzi in questo percorso e il centro educativo Fuoriclasse s’inserisce qui: ti aiuto a studiare, condividendo, sto con te, ‘da solo non ce la faccio, insieme sì’. Per riuscire a rendere i ragazzi degni della vita, imparando a pensare. Il centro, oltre a fornire un accompagnamento allo studio di qualità, educa a questo attraverso il bello”.

L’apprendimento si nutre di tempo, di bellezza e di stupore: con i centri educativi cerchiamo di lavorare in quest’ottica affinché il tempo vissuto insieme, non sia solo il tempo dello studio ma tempo di vita