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La valutazione scolastica degli studenti

bambini e bambine della scuola primaria seduti a terra in cerchio che alzano la mano

Con l’avvicinarsi delle pagelle di metà anno, si riaccende puntualmente il dibattito sulla valutazione scolastica.

La valutazione è una questione complessa e controversa, che caratterizza il sistema scolastico italiano senza, però, produrre una riflessione attenta e un confronto collegiale sui criteri, i principi e, soprattutto, gli obiettivi per cui si valutano gli studenti e le studentesse.

Ma qual è il vero obiettivo della valutazione? Come rendere una valutazione davvero utile per gli studenti e i docenti? Ne abbiamo parlato con Elisabetta Nigris, Professoressa presso l’Università di Milano Bicocca, dove insegna “Progettazione didattica e valutazione” nel corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria. 

Cosa si intende per valutazione scolastica?

La valutazione scolastica riguarda l’apprendimento e il comportamento degli studenti e i docenti svolgono delle verifiche intermedie, periodiche e finali, coerentemente con gli obiettivi di apprendimento previsti dal PTOF della scuola, ovvero il Piano Triennale dell'Offerta Formativa, in coerenza con le Indicazioni nazionali e le linee guida specifiche per i diversi livelli. [1] 

Nell’attività educativa, si valuta per "dare valore" ai processi messi in atto dagli alunni e, al contempo, per monitorare l’azione dell’insegnante. Su questo è esplicito il Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’ordinanza 172, che indica le modalità e le fasi della valutazione scolastica nella scuola primaria: la valutazione serve per l’apprendimento e ha carattere formativo, visto che le informazioni rilevate sono utilizzate anche per adattare l’insegnamento ai bisogni educativi concreti degli alunni e delle alunne e ai loro stili di apprendimento, modificando le attività in funzione di ciò che può essere valorizzato. Il principio guida della valutazione è il progresso dell'alunno in rapporto alle sue potenzialità e ai livelli di apprendimento iniziali.

Questo è anche il periodo in cui studenti e studentesse delle terze medie sono chiamati a scegliere la scuola secondaria di II grado. Per saperne di più sulle iscrizioni per l'anno scolastico 2024/25, leggi il nostro articolo, Orientamento scolastico: come scegliere la scuola “giusta”.

Perché si valuta a scuola

Se si vuole costruire un pensiero serio e condiviso sulla valutazione è necessario, come scrive Cristiano Corsini, iniziare dal chiedersi il perché lo si fa. E il perché varia a seconda di quale scuola e, ancora prima, quale società abbiamo in mente. Nel pensiero più comune la valutazione è vista come una punizione, la si richiama come uno strumento per ottenere rispetto, disciplina o, nel migliore dei casi per spingere i ragazzi e le ragazze ad impegnarsi. Si valuta per insegnare meglio, unendo la progettazione alla valutazione, che non ha senso se non intrecciata col pensiero dell’insegnante che individua la direzione e la meta verso cui dirigersi, che sceglie i modi, gli strumenti e i tempi perché la classe nel suo complesso possa raggiungere gli obiettivi prefissati, perché tutti gli studenti possano sviluppare al massimo le proprie potenzialità.

La valutazione come confronto

Qui si apre una vecchia questione: si valuta per mettere a confronto gli alunni e le alunne, creando competizione o si valuta per spingere gli studenti  a dare il meglio di sé?

In una società competitiva come la nostra, volta alla prestazione e al successo individuale, la valutazione viene spesso intesa come strumento per spronare all’impegno e al successo personale, per distinguere fra chi ce la fa e chi no, chi è meritevole e chi no, senza preoccuparsi di capire le ragioni di questi risultati, senza verificare a cosa è dovuto questo successo. 

Cosa si intende per merito? Qui ci limiteremo a ricordare che la nostra Costituzione recita nell’articolo 3 che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” ed è “compito dello stato rimuovere gli ostacoli di rodine economico e sociale che [...] impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Se questo principio è ancora un fondamento della nostra società allora, come afferma Canevaro, la vera valutazione è quella che confronta ognuno con se stesso, che consente di leggere i propri miglioramenti, le proprie crescite, l'avvicinamento ai propri obiettivi e traguardi che possono essere, nel caso dell'alunno con disabilità o dell’allievo che fatica a trovare la propria strada, anche molto lontani da quelli degli altri, ma non per questo meno importanti o meno verificabili (Canevaro, Ianes 2006).

Perrenoud ci insegna che la valutazione è realmente formativa se ci permette di conoscere meglio l’alunno/a (pedagogia differenziata) al fine di aiutarlo/a meglio. Compito del docente non è quello di metterlo alla prova, ma quello di conoscere al meglio i suoi studenti, per aiutarli a trovare le forme e gli strumenti per sviluppare le loro potenzialità e inserirsi con successo nel percorso di apprendimento progettato dall’insegnante.

Come dovrebbe essere una buona valutazione scolastica?

Una volta compreso perché si valuta è necessario passare al come si valuta. La valutazione formativa per l’apprendimento richiede innanzitutto di partire da una progettazione consapevole, che parta dalla formulazione di obiettivi che non possono coincidere con i contenuti, ma soprattutto che non possono ridursi ad obiettivi mnemonici ed esecutivi. Progettare percorsi capaci di promuovere processi cognitivi importanti in tutti gli alunni che acquisiscono gradualmente competenze comporta rivedere le proposte didattiche. Richiede che si pensino, si progettino e si conducano attività che coinvolgano gli studenti e studentesse che si smuovano quelle potenzialità che altrimenti rimarrebbero nascoste. 

Hadji (2018) ci insegna che gli strumenti di valutazione sono innanzitutto dei mezzi finalizzati a innescare o a creare le condizioni affinché si verifichi un comportamento utile a verificare se ci siano stati apprendimenti o sviluppo di competenze (prove di verifica, discussioni e conversazioni, report su esperimenti scientifici, compiti complessi, autentici). Solo successivamente bisognerebbe occuparsi della lettura analitica dei processi e delle prestazioni. L’importante è che la valutazione avvenga in un clima costruttivo che incoraggi gli allievi a mettersi alla prova con se stessi e non in competizione con gli altri, in un contesto in cui il docente è impegnato a promuovere l’apprendimento degli alunni, e anche ad osservare attentamente tutti gli allievi e le allieve per cogliere ogni segnale di miglioramento.

Perché questo succeda è necessario però cambiare la cultura della valutazione che pervade nella scuola e promuovere iniziative di confronto serio di formazione capillare dei docenti. L’introduzione dell’ordinanza 172 per la valutazione degli apprendimenti delle alunne e degli alunni nella scuola primaria è una grande occasione di cambiamento nella scuola e ha aperto al dibattito su questo tema anche negli altri ordini. Sono molti i docenti che, in diversi contesti, stanno sperimentando nuove forme di valutazione formativa e descrittiva al di là della contrapposizione voto/non voto, che non è la questione centrale da affrontare e che, anzi, spesso risulta fuorviante rispetto invece ad un lavoro serio di ripensamento della didattica.

[1] MIM.

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