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Lampedusa, il nuovo naufragio sia da monito per l’Europa

Giacche salvagenti per il mare abbandonate sullo scoglio

Il nuovo naufragio di donne, bambini e uomini morti o ancora dispersi in queste ore davanti a Lampedusa deve essere un monito per l’Europa, che dal 2014 discute per cercare un’azione congiunta per il salvataggio e l’accoglienza di chi cerca di attraversare il Mediterraneo mettendo a rischio la propria vita. Nel frattempo, però, 18.800 persone hanno perso la vita o sono disperse nel Mediterraneo, più di 15.000 nel Mediterraneo Centrale, e si è rinunciato progressivamente alle operazioni di ricerca e soccorso privilegiando la protezione dei confini e arrivando a scoraggiare l’impegno di tanti per il salvataggio in mare.

Il consiglio europeo a Bruxelles

Oggi e domani, a Bruxelles, il Consiglio europeo per la Giustizia e gli Affari Interni valuterà la prima proposta di un’azione condivisa emersa dal recente summit di Malta. Potrebbe essere un’occasione unica di svolta nella giusta direzione, ma solo se ogni decisione verrà presa garantendo il pieno rispetto del diritto internazionale. Ciò implica, in primis, che la Libia non possa essere considerata in alcun modo un porto sicuro. Eppure nel 2019 quasi 7.000 rifugiati e migranti sono stati intercettati in mare dalla Guardia Costiera Libica e riportati nel Paese, dove subiscono gravissime violazioni dei diritti umani. Gli stati membri devono essere anche in grado di assumersi la responsabilità condivisa di garantire vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che migliaia di donne, bambini e uomini in fuga da condizioni di conflitto, fame o grave povertà continuino ad essere costrette a ricorrere ai trafficanti, subendo ogni tipo di violenza e mettendo a rischio la propria vita, come accaduto ancora una volta questa notte sotto i nostri occhi a Lampedusa.

Per approfondire leggi il comunicato stampa.

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