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Orfani di femminicidio: il nostro intervento al fianco loro e delle famiglie affidatarie

bambino tiene la mano a una donna

I cosiddetti orfani speciali sono bambini e bambine rimasti orfani a seguito di un femminicidio, conseguenza estrema, la più grave, del fenomeno della violenza sulle donne. L'Italia negli ultimi anni ha fatto diversi passi avanti per dotarsi di strumenti per contrastare e rispondere al fenomeno della violenza contro le donne, anche nella sua declinazione intrafamiliare: dalla ratifica della convenzione di Istanbul al Codice Rosso, in termini normativi abbiamo aggiornato i mezzi a disposizione per migliorare la tutela giuridica delle donne e dei loro figli e figlie. 

Tuttavia, sono ancora molti gli ostacoli che le donne incontrano lungo il percorso di fuoriuscita della violenza e quando le misure esistenti non bastano, quando non sono applicate efficacemente, quando si arriva tardi, la violenza agita da un partner intimo, che cresce e si struttura nel tempo, può portare al femminicidio. 
Si tratta di donne che sono contemporaneamente figlie, sorelle, amiche, colleghe e molto spesso anche madri. La loro uccisione è un dramma che colpisce quindi molte persone accanto a loro con conseguenze differenti e, ovviamente, in maniera più profonda i loro figli e figlie che, nel caso in cui l'omicida sia il loro padre, perdono contemporaneamente entrambe le figure di riferimento genitoriali (genitore vittima e genitore autore del reato, detenuto o suicida). 
L’omicidio di un genitore da parte dell’altro rappresenta un’esperienza traumatica complessa in cui al dolore per la perdita si aggiungono numerose difficoltà, di natura diversa: materiali, emotive, sociali e giudiziarie. Gli orfani di femminicidio sono bambini e bambine che hanno assistito, a volte per anni, alle violenze del padre nei confronti della madre, subendone le conseguenze sul proprio processo di sviluppo a livello emotivo, relazionale e cognitivo. 

RESPIRO: un progetto dedicato agli orfani di femminicidio

La condizione drammatica che si trovano a vivere gli orfani di crimini domestici e, in diverso modo, le famiglie loro affidatarie, rende necessario un piano specifico di intervento che preveda la disposizione di strumenti adatti a dare una risposta competente e celere ai loro molteplici bisogni e a garantire il rispetto dei loro diritti, anche rispetto al nuovo contesto familiare.
Noi siamo al fianco di questi bambini, bambine e delle loro famiglie attraverso il Progetto RESPIRO, finanziato dalla Fondazione Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà̀ educativa minorile, e realizzato in partenariato con cooperativa sociale Irene ‘95 (capofila),  CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia), Terre des Hommes, Consorzio CO.RE., Azienda Ospedaliera Giovanni XXIII di Bari, APS Progetto Sirio, CENTRO FAMIGLIE Catania, Associazione THAMAIA, CIPM Sardegna, Coop. sociale KOINOS, Associazione CESTRIM, APS SINAPSI.

Il progetto, implementato in 6 regioni del Sud Italia (Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna) mira ad offrire una risposta integrata attraverso interventi multidisciplinari e misure di sostegno multidimensionali rivolte a bambini, bambine, ragazzi e ragazze sopravvissuti ai crimini domestici, oltre che ai soggetti loro affidatari e all’istituzione scolastica di riferimento, essendo anch’essi coinvolti dagli effetti derivanti dal reato e trovandosi a loro volta a dover gestire improvvisamente una situazione delicata sia da un punto di vista psicologico che pratico.
Al fine di avviare e sostenere processi di resilienza e di integrazione del trauma, oltre che facilitare l’accesso ad opportunità educative e lavorative, sono garantite azioni di sostegno psicosociale e supporto materiale a bambini/e e ragazzi/e e alle loro famiglie affidatarie, attraverso l’erogazione di doti educative e borse lavoro, e sono offerti percorsi di supporto psicologico e di psicoterapia.
 Sono inoltre previsti interventi in emergenza effettuati da una squadra di psicologi e psicologhe esperti/e per intervenire immediatamente dopo il delitto accompagnando i bambini e le bambine in ogni fase del percorso, dalla comunicazione della notizia dell’uccisione della madre, alla preparazione alle esequie, all’ingresso nel nuovo contesto familiare, fino al rientro a scuola.

Orfani di femminicidio: servono molti professionisti in campo

È perentorio che i/le professionisti/e coinvolti/e nella presa in carico siano esperti/e del settore e rimangano costanti figure di riferimento per gli orfani e le loro famiglie affidatarie.  A questo proposito, nel corso del progetto è stata portata avanti una formazione rivolta al personale dei servizi socio-sanitari, dei Centri Anti Violenza , delle forze dell'ordine, del Tribunale Ordinario e del Tribunale per i Minorenni, legali, insegnanti, volontari delle associazioni, con specifico riferimento al funzionamento traumatico dei/lle minori esposti/e a violenza domestica e alla successiva perdita di entrambe le figure genitoriali, per garantire una presa in carico integrata competente e ridurre il rischio di una traumatizzazione secondaria. 

La formazione risulta necessaria sia in termini preventivi, che per una corretta gestione complessiva dei casi;  per tale ragione nel progetto Respiro sono previste attività di prevenzione e sensibilizzazione attraverso laboratori educativi diffusi: laboratori di prevenzione primaria per bambini (scuole dell'infanzia, primarie e agenzie socio-educative 3-11 anni), al fine di promuovere competenze sulla capacità di chiedere aiuto in situazioni di difficoltà, violenza, maltrattamento, abuso e percorsi educativi per ragazzi/e ed adolescenti (scuole secondarie di I e II grado 11-18 anni) per la messa in discussione dei modelli di relazione basati su stereotipi di genere e dei meccanismi socio-culturali di minimizzazione e razionalizzazione della violenza

Approfondisci l'indagine svolta in collaborazione con IPSOS sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti in Italia, Le Ragazze Stanno Bene

L’assistenza legale agli orfani e le famiglie affidatarie

È  fondamentale, inoltre, garantire assistenza legale ai minorenni vittime sopravvissute e alle famiglie affidatarie, considerando bambini, bambine, ragazzi e ragazze come soggetti di diritto, non solo come oggetti di tutela.

La legge italiana prevede che gli orfani di femminicidio possano accedere al Fondo per le vittime di crimini violenti (Legge n. 122/2016), prevedendo supporti economici a sostegno delle famiglie affidatarie, borse di studio e programmi di ingresso nel mondo del lavoro, e possano accedere a supporto medico psicologico in regime di esenzione. 
Queste scelte sono motivate dalla necessità di aiutare gli orfani e le famiglie a cui sono dati in affido ad elaborare la violenza di cui sono stati vittima e ritornare, per quanto possibile, ad una vita normale. In tale ottica, si prevede anche la possibilità, per il figlio/la figlia del femminicida di cambiare il cognome, prendendo quello della madre, nonché la sospensione del pagamento alla persona che ha commesso il reato della pensione di reversibilità della vittima, che, invece, viene riconosciuta integralmente ai suoi orfani.
Le attività previste dal progetto RESPIRO mirano a rendere sempre più accessibili agli orfani ed alle famiglie affidatarie questi strumenti, non solo attraverso un’opera capillare di supporto diretto, ma avviando azioni di pressione politica volte ad un miglioramento della normativa esistente.
A riguardo, abbiamo promosso un emendamento al DDL recante disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica (approvato in via definitiva dal Senato lo scorso 22 novembre), che è stato approvato, il cui scopo è facilitare l’accesso al fondo da parte degli orfani. In particolare, si prevede che questi ultimi possano accedere al fondo senza dover prima obbligatoriamente agire in giudizio nei confronti del femminicida, che spesso è il padre.
I partner di progetto presenti sul territorio - attraverso la collaborazione con le istituzioni, con gli enti del terzo settore, con la società civile e con un monitoraggio di media tradizionali e moderni - sono sentinelle territoriali di nuovi casi di femminicidio nei quali siano presenti minorenni, al fine di raggiungerli e garantire loro l’accesso ai sistemi di tutela. Permane, però, sempre la difficoltà di individuare tutti i possibili beneficiari, mancando un sistema che rilevi tali casi in tempi rapidi.

Buone pratiche di intervento

Infine, per promuovere l’armonizzazione, la co-costruzione e la condivisione di buone pratiche e contrastare il rischio di una frammentazione degli interventi, è di particolare importanza avviare una stretta e costante collaborazione tra le varie istituzioni coinvolte, dal sistema di giustizia alla rete di tutela, anche attraverso la costituzione di tavoli di lavoro/coordinamento multi-agenzia e task force multidisciplinari che possano intervenire operativamente anche in fase di emergenza.

Uno Stato che abbia tra i principi fondanti quello della tutela di bambini/e e ragazzi/e ha il dovere di predisporre misure di intervento efficienti ed efficaci in tal senso, come indicato dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica e dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Per approfondire:

"Cos'è la violenza assisitita e quali le conseguenze sui bambini",

"I segnali della violenza domestica e come riconoscerli",

"Violenza psicologica da partner intimo: cos'è e come si manifesta".

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