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I paesi del G20 proteggano i bambini dall’impatto del COVID-19

Tre bambini dello Zimbabwe sono seduti a terra intorno a un libro insieme. Hanno gli sguardi sorridenti e guardano in camera

È passato poco più di un anno da quando il COVID-19 è stato dichiarato pandemia globale e i suoi impatti continuano a colpire le vite di ciascuno di noi. A questo proposito, sta diventando sempre più chiaro come i bambini siano tra i più colpiti, in particolare i più poveri e vulnerabili. Un fattore determinante alla base di questa dolorosa diseguaglianza è il reddito familiare, ma a pesare in modo più cruciale è la capacità dei governi di rispondere alla crisi e di sostenere i propri cittadini, compresi i più piccoli. Ciò è particolarmente complesso nel caso dei paesi più poveri, basti pensare che la spesa addizionale erogata per rispondere al COVID-19 da parte dei governi delle economie avanzate è di circa 9.000$ a persona, rispetto ai 26$ a persona nei paesi in via di sviluppo a basso reddito.

Nonostante la mancanza di risorse per aumentare il sostegno finanziario ai paesi più poveri, questi governi hanno cercato di mantenere la spesa per la salute, la protezione sociale e l'istruzione ai livelli dell’anno prima. Tuttavia, questo tentativo semplicemente non è sufficiente per riportare i bambini più poveri ed emarginati a scuola in sicurezza e pone i paesi più poveri sempre più lontani dal percorso di raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).

Gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale delineano un quadro preoccupante sui progressi che saranno compiuti quest'anno e nei prossimi. La figura 1 mostra che le entrate e le spese nei paesi in via di sviluppo a basso reddito nell'Africa subsahariana non aumenteranno nei prossimi due anni e gli oneri del debito continueranno a essere elevati, il che significa che sempre più risorse che potrebbero essere investite nei bambini saranno destinate al ripagamento dei debiti.

Figura 1 - Entrate, spese e debito dei paesi dell'Africa subsahariana dal 2019 al 2022.

Fonte: Fiscal Outlook del FMI, aprile 2021

Questa prospettiva rappresenta una criticità non solo per i governi e i bambini che vivono nei paesi più poveri, ma è una preoccupazione crescente anche per i governi di quelli più ricchi. Un mondo meno prospero, con crescenti disuguaglianze, minaccia sia la crescita globale che la sicurezza. Non sorprende quindi che la questione sia stata in cima all'agenda delle recenti riunioni dei Ministri delle Finanze del G7 e del G20, nonché delle riunioni di primavera della Banca mondiale e del Fondo Monetario Internazionale della scorsa settimana.

Sostenere la liquidità dei paesi più poveri

Recenti dichiarazioni dei G7 e dei G20 hanno segnalato il sostegno al FMI per l'emissione di nuovi diritti speciali di prelievo (DSP, in inglese Special Drawing Rights) per un valore di 650 miliardi di dollari. Questi potrebbero essere utilizzati dalle banche centrali dei vari paesi per sostenere la spesa pubblica e favorire la stabilità economica. Sebbene ciò sembri positivo, tuttavia, va ricordato che qualsiasi nuova emissione viene suddivisa in base ai diritti di voto del Fondo Monetario Internazionale, il che significa che solo l'1% circa di quelle risorse (più o meno 7 miliardi di dollari) andrebbe ai paesi a basso reddito, il che è chiaramente insufficiente per soddisfare i bisogni reali.

Sebbene sia positivo che sia il G7 che il G20 abbiano affermato di desiderare che il FMI esplori modalità diverse attraverso le quali i governi possano riassegnare volontariamente la loro quota, è al contempo deludente che, come gruppo o individualmente, nessuna dichiarazione sia stata fatta rispetto all’intenzione vera e propria di ridistribuire tutti, o almeno parte, dei DSP ai paesi più poveri. In aggiunta a questo, vi è anche il rischio che qualsiasi riassegnazione possa essere conteggiata come aiuto da parte dei paesi donatori, fungendo così da una foglia di fico rispetto ad una riduzione dei livelli di aiuto che vanno a sostenere direttamente i bambini.

Insomma, i dubbi rispetto al pieno potenziale di questa risposta politica nell’aiutare i paesi più poveri sono numerosi. Quel che è certo, è che gli effetti non si vedranno per la maggior parte del 2021, anno nel quale si dovranno stabilire le regole di questa riassegnazione. A questo proposito, sarà essenziale che i governi dei paesi più poveri svolgano un ruolo attivo nelle discussioni sui DSP e che il Fondo Monetario Internazionale lavori per consentire loro di pianificare in modo efficace come utilizzare al meglio queste risorse, quando saranno disponibili.

Alleviare il debito per liberare risorse da investire nei bambini

Dall'inizio della crisi, il G20 ha svolto un ruolo di primo piano nel sostenere la cancellazione del debito nei paesi più poveri del mondo, attraverso la sua Debt Service Suspension Initiative (DSSI), avviata a maggio 2020, e il Common Framework for Debt Treatment Beyond DSSI, concepito a ottobre dello stesso anno. Alcuni membri del G20 sono stati anche donatori significativi al Catastrophe Containment Relief Trust del FMI, che permette la cancellazione del debito dei paesi più poveri grazie ai prestiti del Fondo.

Anche se la leadership dei G20 su questo punto va lodata, è al contempo deludente pensare che l’ultima ministeriale dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali non abbia prodotto nulla di nuovo rispetto all’obiettivo di rendere più efficaci sia la DSSI che il quadro commune per il trattamento del debito. Ad esempio, sebbene sia positivo che la DSSI sia stata estesa alla fine del 2021, il segnale che questa sia “l’ultima estensione” sembra essere una decisione prematura, non basata sulle esigenze dei paesi più poveri.

Anche i progressi sul quadro comune continuano ad essere avvolti nel mistero: manca una documentazione pubblica dettagliata sul processo concordato, nonché informazioni circa i paesi che hanno fatto domanda. Inoltre, vi sono pochi segnali che il G20 voglia diventare più proattivo nel rendere queste iniziative più efficaci, garantendo la partecipazione dei creditori privati e aiutando a risolvere le preoccupazioni dei governi sui declassamenti del rating del credito qualora questi richiedessero un alleviamento del loro debito. Un passo tangibile in questo sarebbe l'annuncio che sono allo studio opzioni legislative per sostenere l'impegno dei creditori privati, come ha fatto il governo britannico nel 2010.

Aumentare gli aiuti e garantire che siano trasformativi

Sebbene la riduzione del debito e l'aumento della liquidità sosterrebbero lo spazio fiscale dei paesi più poveri per investire maggiori risorse a favore dei bambini, l'enorme carenza di finanziamenti rende gli aiuti di a breve e lungo termine essenziali. È stato incoraggiante che i comunicati del G7 e del G20 abbiano entrambi segnalato il loro sostegno al ventesimo finanziamento dell'Associazione Internazionale per lo Sviluppo (IDA) della Banca Mondiale, che ha il potenziale di triplicare i contributi dei donatori e aumentare sostanzialmente gli investimenti nei bambini. Nel futuro, sarà fondamentale che questo sostegno iniziale sia accompagnato da contributi finanziari per consentire all’IDA di aumentare il proprio sostegno ai paesi più poveri del mondo nei prossimi quattro anni.

Inoltre, i recenti dati dell'OCSE sugli aiuti dei paesi donatori per il 2020 mostrano un quadro generalmente positivo, considerando che in generale i governi del G7 e del G20 non hanno diminuito le risorse, con alcune notevoli eccezioni, come l’Italia. Tuttavia, in un momento di aumento dei bisogni, molti governi donatori stanno riorientando i fondi dai programmi esistenti alla risposta al COVID-19, mentre i livelli di Aiuto Pubblico allo Sviluppo dovrebbero essere aumentati, in modo da mantenere continuità con I programme di sviluppo pre-esistenti e rispondere anche alle nuove esigenze. 
Oltre alla necessità di aumentare gli aiuti, è fondamentale che questi siano trasformativi e che non vengano “gonfiati” dalla riallocazione dei DSP, dalla cancellazione del debito o dalle donazioni di vaccini valutate come aiuti.

G20: servono azioni efficaci

La ripresa dalla pandemia da COVID-19 per i bambini dei paesi più poveri del mondo avrà chiaramente bisogno di tempo e di risorse. Parte di questa necessità dovrà indubbiamente trovare risposta in un aumento della mobilitazione delle entrate nazionali, aiutato dal sostegno delle nuove norme fiscali internazionali. Tuttavia, servirà senza dubbio un'assistenza sostanziale da parte della comunità internazionale.

Le recenti dichiarazioni del G7, del G20 e delle istituzioni finanziarie sottolineano tutte la necessità di sostenere i paesi più poveri e si concentrano sulle aree chiave in cui ciò è particolarmente necessario. Questi discorsi sono chiaramente positivi. Tuttavia, mentre le iniziative di G7 e G20 attualmente in corso continuano a non essere efficaci come potrebbero e le nuove iniziative proposte sono ancora in fase embrionale, queste parole rischiano di suonare vuote. Sebbene il loro successo dipenda in una certa misura dalle azioni di altri attori, ci sono cose tangibili, non finanziarie e finanziarie, in cui è necessaria la loro leadership per fornire il supporto di cui i bambini più poveri del mondo hanno bisogno ora e negli anni a venire. 

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