Salta al contenuto della pagina

Il Premio Andersen 2019 al nostro Atlante dell'Infanzia a rischio

Giulio Cederna riceve il Premio Andersen 2019 per Atlante Infanzia a rischio di Save the Children

Il nostro “Atlante dell’Infanzia a rischio” ha ricevuto il Premio Andersen 2019, un prezioso riconoscimento conferito da “Andersen. Mensile di letteratura e illustrazione per il mondo dell’infanzia”. 
Condividiamo con orgoglio le motivazioni di questo premio:

“Per il rigore e la puntualità delle indagini condotte e coordinate negli anni da Giulio Cederna per Save the Children che ci restituiscono una mappa inedita e talvolta drammatica della condizione giovanile nel nostro Paese; per l’impegno e il coraggio di avere acceso i riflettori sulle povertà economiche, culturali ed educative in territori spesso dimenticati; per avere messo al centro l’infanzia e le difficoltà di crescita ma, insieme, anche le opportunità di riscatto offerte da tante ‘buone pratiche’ e dal silenzioso, misconosciuto lavoro quotidiano di scuole, istituzioni, associazionismo nel contrasto precoce al disagio sociale”.

Di seguito il discorso di Giulio Cederna, autore e ricercatore dell’“Atlante dell’Infanzia a rischio” per Save the Children.

"Sono arrivato qui con un bagaglio molto pesante: nella valigia, stipati all’inverosimile, ho portato con me tante persone, per condividere questo momento. Innanzitutto, eccoli qui! Ci sono un centinaio di colleghi di Save the Children, un’associazione che quest’anno compie ben 100 anni, intervenuta in Italia subito dopo la seconda guerra mondiale e poi in maniera più strutturata da 20 anni. Tanti colleghi che lavorano ogni giorno per cercare di migliorare la vita di bambini e bambine nei Punti luce, nelle scuole, a Civico Zero, nei porti, eccetera. Tra loro, in particolare Elena, Diletta, Cristina, che da anni mi aiutano nella battaglia quotidiana con i dati, i mappatori che realizzano le mappe, il fotografo Riccardo Venturi.

A ritirare idealmente il premio ci sono poi tutte le fantastiche persone che abbiamo incontrato in questi anni e che ci hanno aiutato nell’impresa di raccontare le tante Italie dei bambini e delle bambine del nostro Paese. Ricercatori, statistici, docenti universitari che promuovono progetti per raccogliere dati sul mondo dell’infanzia. Operatori sociali, educatori, psicologi, pediatri, bibliotecari impegnati in prima linea. Straordinari presidi e insegnanti che, spesso con pochissimi mezzi, si sforzano di rendere la scuola più inclusiva. Un pezzo di quell’esercito che chiamiamo comunità educante che ogni giorno cerca di tenere insieme il nostro Paese.

In questi anni l’Atlante ha cercato di raccontare le diseguaglianze, il tema che dovrebbe essere in cima alle preoccupazioni di ogni governante. Aveva ragione Philip Dick: gli universi paralleli esistono. Basta farsi un giro per le tante, diverse, intense periferie italiane, e vedere le condizioni di accesso al futuro dei bambini che vivono nel nostro Paese.

Uno degli indicatori principali che utilizziamo per misurare le disuguaglianze è proprio l’accesso ai libri e alla lettura. Leggere fin da piccoli, come sappiamo, fa bene alla salute e alla vita. I libri aiutano a leggere la realtà e a diventare più liberi. Ma nei quartieri che abbiamo raccontato in questi anni purtroppo non ci sono biblioteche e nelle case dei bambini ci sono ben pochi libri. Promuovere e sostenere la cultura e la letteratura dell’infanzia, come fa la rivista Andersen, significa costruire un paese migliore, lavorare per la giustizia sociale. Tutti insieme dobbiamo impegnarci per allargare le base sociale della lettura e della cultura, e allo stesso tempo per allargare le basi culturali dell’intervento sociale. Non è facile, ma unendo le forze si possono raggiungere grandi risultati.

Un’ultimissima cosa. Si parla tanto e a ragione della necessità di intervenire dove ce n’è più bisogno. Ci sono due modi per farlo: quello di chi fa picchetti, organizza risse, e vuole creare nuovi muri, promosso a gran voce dai nipotini di coloro che un tempo usavano bruciare i libri; e quello di chi, come Save the Children e Andersen, cerca di usare l’immaginazione per portare cultura, coesione e sviluppo".

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche