Diventare genitori: istruzioni per l’uso
Diventare genitori è senza dubbio un evento gioioso che però porta con sé grandi nuove sfide. A volta siamo condizionati da un’immagine idealizzata di quello che è la genitorialità, con la conseguenza che non siamo pronti ad affrontare quelle che sono le normali sfide che questa nuova situazione porta con sé.
I neo genitori si trovano così a provare molte emozioni diverse, a volte in contrasto. La gioia della nascita del proprio figlio deve fare i conti con la difficoltà nel lasciare un periodo precedente molto diverso.
Diventare genitori
Non esistono istruzioni su come trasformarsi in genitori perfetti da un giorno all’altro. Esistono però tanti piccoli traguardi, e tante soluzioni che renderanno più leggero e consapevole questo nuovo e bellissimo periodo della vita. Mettere al mondo un figlio significa concepire nuove parti di sé, ed è attraverso questo atto creativo che la coppia sperimenta questo cambiamento.
Inizia così una fase di adattamento. Passati i giorni in ospedale ci si ritrova catapultati a casa in una dimensione totalmente nuova, trovandosi spesso neo genitori ad affrontare sfide difficili come le difficoltà finanziare, una sensazione d’isolamento o un parto inaspettatamente problematico.
La fase dell'adattamento
Come rendere meno faticoso questo riadattamento? Senza dubbio una buona organizzazione e una rete efficiente di persone disponibili e il rispetto dei tempi e degli spazi di questo delicato periodo di adattamento, alleggeriranno la vita della nuova famiglia.
Inoltre dobbiamo tenere in considerazione che la donna sperimenta un calo dell’umore e un'instabilità emotiva post parto, cosa del tutto comune. I primi giorni sono un periodo ricco di sollecitazioni psicologiche e affettive ma anche neuroendocrine ed ormonali che possono favorire l’insorgere di un’alterazione dell’umore, nella maggior parte dei casi transitoria.
L'alterazione dell'umore transitoria baby blues si manifesta nei primi 10 giorni dopo il parto e tende a risolversi spontaneamente. E’ presente circa nel 50-80 % delle donne e solo il 10-15% della popolazione generale arriva a manifestare sintomi clinicamente significativi per una depressione postpartum.
Che cos'è la depressione postpartum e perchè è diversa dalla baby blues
Rispetto alla baby blues che è una condizione benigna, la depressione postpartum è una patologia da non sottovalutare. Si può manifestare a diversi livelli di intensità: lieve, moderato, severo e può essere legata ad un unico episodio o prolungarsi per più settimane o mesi o ripresentarsi in maniera ripetuta nel corso del tempo. Leggi l'articolo di approfondimento sulla babyblues e la depressione postpartum. Anche i neo papà talvolta possono soffrirne, solitamente nel primo anno di vita del proprio bambino.
Come affrontare tutto questo? Bisogna tenere presente che è normale che il passaggio dal bambino immaginario a quello reale porta con sé un certo disorientamento: ci possono volere giorni, settimane o mesi, ecco perché diventa necessario favorire questa riorganizzazione tenendo conto dei cambiamenti che accompagneranno i neo genitori e il neonato. Quest’ultimo infatti ha dovuto lasciare l’ambiente protetto dell’utero della mamma per ritrovarsi in questo nuovo mondo. Fondamentale quindi la vicinanza fisica ed emotiva per sostenerlo in questa realtà.
Le abitudini del sonno
Tra i cambiamenti più evidenti che coinvolgono i neo genitori troviamo quelli che riguardano le abitudini del sonno. Il ritmo di vita è completamente stravolto, sia di notte che di giorno ed è impensabile dormire un’intera notte, per il momento.
I genitori non dovrebbero aspettarsi che i loro bambini dormano tutta la notte a 2, 6, 8 mesi o più. In realtà si svegliano tantissimo. Se si svegliano e sono soli allora il loro scopo è di cercare di ridurre questa separazione, questo senso di abbandono, col pianto. Una soluzione è quella del “cosleeping” ossia dormire con o vicino al genitore, una scelta funzionale che può consentire a entrambi di dormire bene.
La frase del grande psicologo infantile Winnicott: “Non esiste un neonato, esiste un neonato e qualcuno” è una bella metafora che ci fa comprendere come le “aspettative biologiche” del neonato rispetto alle sue esperienze di sonno, sono in netto contrasto con le nostre “aspettative culturali”.
Come affrontare il pianto del bambino
I neonati hanno bisogno di un contatto corporeo continuo dei genitori nei primi mesi per scaricare la loro energia. Un genitore che, con pazienza, si accosta al pianto del neonato, coccolandolo, nutrendolo, stabilendo il contatto, imparerà presto a scoprire i suoi bisogni. I neonati possono piangere perché hanno sete, fame, caldo, freddo, sonno, bisogno di uscire di casa e altri buoni motivi.
Spesso il pianto serale dei neonati è confuso con la colica perché durante il pianto, il pancino è teso, ma non è così. Talvolta i gonfiori sono più̀ la conseguenza che la causa del pianto. I neonati infatti, come una cassa di risonanza, percepiscono i sentimenti e la stanchezza della madre accumulata durante la giornata trascorsa e trasformano queste tensioni in un pianto, spesso inconsolabile. Mentre piange il neonato o la neonata ingurgita molta aria e può essere utile tranquillizzarlo con lievi massaggi praticati in senso orario sul pancino gonfio oppure prendere i suoi piedini e spingere leggermente le sue ginocchia contro il pancino. L’aiuto del papà è fondamentale perché permette alla mamma un momento di pausa e di riposo.
L'allattamento
Allattare nella nostra società richiede un’inaspettata resilienza alle pressioni quotidiane. Diventa necessario un supporto ai neogenitori attraverso la creazione di una rete di sostegno familiare, sociale e sanitaria. E’ importante ricordare che la donna, l’uomo e il bambino, sono portatori sani di risorse endogene, spesso sconosciute ma presenti. Il compito di noi operatori è far emergere tutto questo, in un clima di fiducia e di rispetto, sostenendo l’allattamento come diritto della famiglia. Leggi la storia di una mamma e i consigli per un'allattamento sereno.
La qualità del legame del neonato con le sue figure di accudimento è la base della “teoria dell’attaccamento” che descrive il bisogno di ogni persona di costruire un rapporto emozionale con i suoi simili. Ciò risulta particolarmente importante per i neonati, i quali dipendono da chi è in grado di soddisfare le loro principali esigenze e garantirne la sopravvivenza. I genitori che rispondono in maniera efficace ai segnali di disagio dei bambini, innescheranno questo meccanismo per il quale il neonato saprà di poter contare su di loro e i genitori a loro volta si sentiranno capaci ad affrontare le situazioni, guadagnando una forte autostima.
Se di tanto in tanto, ci si sente frustrati a causa della nuova situazione o sovraccarichi di incombenze è importante sapere che non si è soli: a molti genitori succede la stessa cosa. Non esistono ricette su come trasformarsi in genitori perfetti da un giorno all’altro, esistono però tanti piccoli traguardi personali che se riconosciuti e celebrati renderanno più leggero e consapevole questo nuovo e bellissimo periodo della vita. Ogni coppia può trovare la propria strada per organizzare la nuova vita quotidiana, perché genitori non si nasce ma diventa…ogni giorno.
M. Cecilia Gioia, Phd
Psicologa esperta in perinatalità
Psicoterapeuta
U.O. Ostetricia e Ginecologia iGreco Ospedali Riuniti sede operativa Sacro Cuore, Cosenza
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