Bambini e famiglie in fuga da Rafah, ma non c'è più spazio

Migliaia di bambine, bambini con le loro famiglie sono in fuga da Rafah, ma le cosiddette “zone umanitarie” verso cui si stanno dirigendo hanno pochissimo spazio e acqua e servizi igienici molto limitati.

I nostri operatori sul campo ci raccontano di una situazione “inimmaginabile” incontrata sulla strada da Deir Al-Balah a Rafah, con bambini di sei anni a piedi nudi che lottavano per portare con sé bottiglie d'acqua e altri beni di prima necessità. Non c'è più spazio per le persone e non si riesce a dare assistenza.

In fuga da Rafah

Da quando le forze israeliane hanno emesso ordini di trasferimento il 6 maggio, decine di migliaia di persone sono state costrette ad andarsene dalla zona orientale di Rafah, per spostarsi nella “zona umanitaria” designata da Israele ad Al-Mawasi e Khan Younis.

Martedì le forze israeliane hanno preso possesso del lato palestinese del valico di Rafah mentre le operazioni militari israeliane si sono estese, con attacchi aerei e operazioni di terra. I media hanno riferito che, negli ultimi giorni, decine di persone sono state ferite e uccise dai pesanti bombardamenti sulla zona orientale di Rafah. Sono 600mila i bambini e le bambine che rischiano la loro vita.

Testimonianza dal campo

Il nostro personale si è trasferito da Rafah a Deir Al-Balah, dove ci sono fognature a cielo aperto nelle strade. L'area di Al-Mawasi, a sud di Deir Al-Balah, è “completamente piena” e non c'è più spazio per i rifugi. Ma le agenzie umanitarie non sono in grado di migliorare le condizioni se non si garantisce l’accesso al carburante o altre forniture. È necessaria la riapertura di tutti i valichi di frontiera e che venga garantito un accesso umanitario senza ostacoli in tutta la Striscia.

“Nella periferia di Rafah abbiamo visto scene di caos. Tutte le strade erano piene di auto, con gente ammassata sui camion e bambini in cima ai carretti trainati da asini, in cui erano contenuti tutti gli averi delle loro famiglie, abbiamo visto intere vite stipate nella parte posteriore delle auto o di quelli che una volta erano furgoncini ambulanti. Le persone che non avevano un mezzo per muoversi camminavano con tutti gli effetti personali che potevano portare con sé”, ha dichiarato Rachael Cummings, team leader di Save the Children a Gaza. “C'erano bambini dappertutto, che cercavano disperatamente di correre e di stare al passo con gli adulti”.

Rachael Cummings ha raccontato che Al-Mawasi è totalmente affollata con le strade ogni giorno più trafficate. “Fa caldo, ci sono mosche ovunque. Non è sicuro, non è pulito, ma la gente continua a venire perché crede di lasciarsi alle spalle qualcosa di ancora peggiore. I bambini sono ovunque. Sono smarriti e sconvolti”.

Il nostro intervento

La nostra intenzione è quella di continuare le operazioni a Rafah e ad Al-Mawasi, compresa quelle a tutela della salute e della nutrizione, la fornitura di kit sanitari e di un riparo. Siamo di fronte ad una situazione molto difficile e dobbiamo anche assicurare che il nostro personale non si metta a rischio.

Chiediamo un cessate il fuoco immediato e definitivo per proteggere le vite delle bambine e dei bambini di Gaza e che le parti in conflitto aderiscano al diritto internazionale umanitario.

Forniamo servizi e supporto essenziali ai bambini palestinesi dal 1953. Ci stiamo adoperando per sostenere e proteggere il suo personale e continuare ad aiutare i bambini e le famiglie di Gaza, monitorando costantemente la situazione a Rafah per capire se e per quanto tempo potrà continuare a portare avanti il proprio intervento.

Per approfondire, leggi il comunicato stampa.

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