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Cosa succede in Libia oggi

Nave nel Mediterraneo affiancata da gommone di salvataggio

La Libia è un Paese instabile, afflitto da una guerra civile che molto spesso colpisce i bambini. A settembre 2019 erano almeno 250.000 i bambini con necessità di assistenza umanitaria in Libia, come riportato nel Humanitarian Situation Report sulla Libia dell'Unicef.

Il conflitto in Libia

Il conflitto è spesso combattuto in zone densamente popolate, comportando la distruzione di strutture civili come case, scuole, ospedali: luoghi protetti dal diritto internazionale umanitario, che non devono essere oggetto di bombardamenti o di utilizzo indiscriminato da parte delle forze combattenti.

Molti bambini e bambine hanno dovuto abbandonare le loro case, spesso rimanendo in prossimità di zone di guerra, dove l’approvvigionamento di cibo, medicine e carburante è difficile e i servizi pubblici, come quelli per la salute e l’educazione, sono severamente colpiti. 

La situazione dei migranti: i centri di detenzione

Nel conflitto rimangono intrappolati poi numerosi migranti e rifugiati, compresi minori, talvolta rinchiusi nei centri di detenzione, dove subiscono orrori inimmaginabili. 

Dal momento in cui entrano nel Paese, infatti, i migranti rischiano di perdere la vita, di subire torture e altri tipi di abusi, di essere imprigionati e arbitrariamente privati della libertà, di subire violenze sessuali e stupri, discriminazioni di genere, di essere ridotti in schiavitù e di essere vittime di estorsioni e sfruttamento

Secondo la United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL) e l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), sono molte le persone che sono morte dopo esser state colpite da armi da fuoco, torturate fino alla morte, o semplicemente lasciate morire di fame o a causa di malattie gravi. 

Secondo il report 2018-2019 dell’UNHCR, nel 2019 almeno 750 persone hanno perso la vita o risultano disperse nel Mediterraneo Centrale. Seppure gli arrivi via mare dalla Libia siano diminuiti (da 23.370 nel 2018 a 11.471 nel 2019), la rotta si conferma quindi essere ancora la più pericolosa. 

Se intercettati dalla Guardia Costiera Libica, inoltre, i migranti sono riportati in un Paese in guerra e nel quale si compiono violazioni gravi dei diritti umani. Un Paese, quindi, non sicuro. I trasferimenti o i rimpatri in Libia, condotti dalla guardia costiera libica o da qualsiasi altra autorità, sono inaccettabili

COSA SUCCEDE IN LIBIA OGGI

Come ricorda l’OHCHR, violazioni e abusi dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario continuano a essere perpetrati da tutte le parti in conflitto nella totale impunità, anche nel caso di violazioni gravi.

In questo contesto, attività illegali come il traffico di esseri umani prosperano, esponendo uomini, donne e bambini a violenze, sfruttamento di vario genere fino alla schiavitù ed estorsione. 

LA MANCANZA DI UN SISTEMA DI ASILO
 

La Libia non ha mai ratificato il principale strumento di protezione dei rifugiati, la Convenzione di Ginevra del 1951 e il suo Protocollo (1969). La giurisdizione libica criminalizza gli individui che entrano irregolarmente nel Paese attraverso la detenzione arbitraria e indefinita. Allo stesso tempo, il Paese non ha mai implementato il Meccanismo di Monitoraggio e Reporting sulle gravi violazioni contro i minori nei conflitti armati, elemento che pone grande allarme.

La Conferenza di Berlino del 19 gennaio scorso ha riunito i principali attori coinvolti nella crisi libica al fine di decretare l’impegno di tutti nella soluzione pacifica del conflitto, a partire dal cessate il fuoco e dal rispetto dell’embargo sulle armi posto dall’ONU. Gli occhi della comunità internazionale sono ora puntati sull’effettiva applicazione dei numerosi punti della dichiarazione, affinché vengano trovate soluzioni per le persone a rischio intrappolate nei territori di guerra, ma soprattutto affinché si arrivi ad un piano complessivo di promozione di pace e stabilità nell’area.

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