Salta al contenuto della pagina

Ferite Invisibili: i bambini siriani senza educazione né futuro

Hisham*, un insegnante siriano, è arrivato al campo di Al Hol con sua moglie e i suoi cinque figli lo scorso 10 febbraio. Il viaggio dalla sua città al campo è durato 23 giorni. Hisham sarebbe voluto scappare dall’ISIS prima ma non poteva viaggiare perché sua madre, anziana e disabile, era malata. Quando è morta, ha deciso di scappare con la sua famiglia. Ecco cosa ci ha raccontato.

“Quando è iniziato il conflitto, i bambini sembravano contenti di sentire il rumore dei bombardamenti e della guerra, pensavano fosse una specie di gioco. Ma è arrivato il momento in cui hanno iniziato a perdere persone che conoscevano, che hanno iniziato a perdere propri parenti. Chiedevano “dov’è andato mio zio?” o “cosa è successo a mio padre?” o “perché mio fratello è morto?”. Hanno capito velocemente quale fosse la realtà delle cose e ne sono rimasti molto colpiti.

La guerra ha avuto un impatto estremamente negativo sulla loro vita quotidiana. Sono arrivati a un punto per cui qualsiasi rumore li terrorizza. Si agitano se sentono uno sparo o un rumore forte. La situazione a Deir Ezzor era diventata terribile per i bambini sotto il punto di vista della salute e dell’educazione. Non c’erano scuole e i bambini trascorrevano il loro tempo per strada perché non c’era niente a tenerli occupati.

Stavano crescendo senza un’educazione e senza obiettivi. Non c’era speranza per loro di crescere, imparare e diventare insegnanti o ingegneri. Sono preoccupato per il loro futuro. Speravo che i miei figli avrebbero studiato ma adesso il più grande, che ha nove anni, non sa nemmeno fare una semplice addizione. Bambini che hanno 8, 9 o 10 anni non sono mai stati a scuola. Non sanno né leggere né scrivere. Cosa c’è di più pericoloso dell’ignoranza nella vita?

I bambini non hanno niente se non la propria casa, almeno fino a quando qualche bomba non la colpisce. Si sa di molti casi di bambini che sono morti a causa di bombe inesplose mentre giocavano. So di almeno 5 casi in cui i bambini pensavano di trattasse di un gioco ma la bomba è esplosa uccidendoli o lasciandoli gravemente mutilati. E allora dove possono giocare? Non ci sono scuole, non ci sono aree gioco, non c’è l’elettricità per guardare la TV a casa. Non c’è niente di tutto questo. C’è solo un enorme zona di guerra.

La cosa più spaventosa che può accadere a un padre è quella di tornare a casa e non trovare più nessuno a casa, di trovare la casa distrutta da una bomba. È successo a qualcuno che conosco personalmente. Era uscito per andare in moschea a pregare e quando è tornato non c’era più niente, non c’era più nessuno dei dodici membri della sua famiglia.

Qualsiasi genitore che ha voluto proteggere i propri bambini è dovuto scappare in qualche altro posto, lontano dalla guerra. Quando un bambino cresce in una zona di guerra finisce con il rimanerne coinvolto, in un modo o nell’altro”.

A sei anni dall’inizio del conflitto in Siria, milioni di bambini subiscono il dolore di “Ferite Invisibili”: in 5,8 milioni vivono sotto i bombardamenti e hanno bisogno di aiuto, un bambino su quattro rischia conseguenze devastanti sulla salute mentale e almeno 3 milioni di piccoli, che oggi hanno sei anni, non hanno mai conosciuto altro che la guerra.